Fukushima: di nuovo in tilt l’impianto di decontaminazione dell’acqua altamente radioattiva


Si ribella anche la prefettura di Fikui, il più grande distretto nucleare del Giappone


I "liquidatori" della centrale nucleare di Fukushima Daiichi stanno ancora tentando disperatamente di  raffreddare in modo stabile i suoi reattori che, secondo la prima roadmap poi stracciata,  dovevano essere già sotto controllo. La Tokyo Electric Power Company (Tepco) ha annunciato stamattina che è stato arrestato ancora una volta l'impianto essenziale per la  decontaminazione dell'acqua altamente radioattiva che invade gli edifici dei reattori ed i tunnel esterni.
I "liquidatori" questa volta hanno scoperto  una perdita da un tubo di alimentazione del dispositivo francese indispensabile per il funzionamento dell'intero sistema di pompaggio/decontaminazione/raffreddamento.
Da stamattina il personale della Tepco è al lavoro per capire le nuove cause di questa ennesima rottura e per riparare le tubazioni. La cosa, oltre che pericolosa, sta diventando imbarazzante. Si tratta dello stesso dispositivo che (l'ultima volta) aveva già rilasciato acqua radioattiva il 10 luglio, costringendo l'utility a bloccare tutte le operazioni.
La corsa contro il tempo sembra ormai fallita e ogni giorno che passa diventa più probabile la tracimazione dell'acqua altamente radioattiva dall'impianto, fino a raggiungere l'Oceano Pacifico. Il sistema di raffreddamento, che era stato presentato come un vero e proprio gioiello che metteva insieme l'ultima tecnologia franco-americana-nipponica, si è rilevato una vera e propria fregatura: da quando è entrato in funzione alla fine di giugno è stato funestato da incidenti praticamente giornalieri che hanno reso poco più di una fumosa promessa la roadmap della Tepco che assicurava che avrebbe riportato sotto controllo la situazione dell'acqua altamente radioattiva e avviato il raffreddamento con la stessa acqua riciclata entro il 17 luglio.  Mancano 5 giorni e le falle nelle tubazioni si aprono a ripetizione.
Se le cose non vanno bene per l'acqua non vanno meglio per l'aria. La Tepco ha annunciato oggi di aver rilevato «Materiali radioattivi nell'aria fino a 65 volte superiori aglio standard governativi all'interno dell'edificio del reattore n ° 2».


L'azienda ha condotto un'indagine all'interno degli edifici di 3 reattori a partire dall'inizio del mese  e i robot inviati a raccogliere campioni hanno scoperto che nell'aria del reattore 2  c'è cesio-134 a livelli  da  40 a 65 volte superiori ai limiti previsti dal d governo. Si pensa che l'accumulo di aria radioattiva all'interno dell'edificio del  reattore sia stata prodotto dall'esplosione di idrogeno e dalla successiva  fuoriuscita di vapore dai reattori danneggiati. La Tepco ha detto che «E' necessario confermare l'origine e la quantità dei materiali radioattivi, per ridurre la densità della contaminazione in modo che il lavoro possa cominciare a portare i reattori sotto controllo».
A proposito di esplosioni, per oggi pomeriggio è stato annunciata l'installazione delle tubazioni per avviare l'iniezione di azoto nel container del reattore 3  per cercare di evitare una nuova esplosione di idrogeno. Un'operazione per la quale l'utility si era data come scadenza il 17 luglio. Azoto è già stato iniettato nel reattore 1 ad aprile e a giugno nel reattore 2.  Ieri la Tepco ha presentato il suo piano alla Nuclear and industrial safety agency (Nisa) , comprese le misure di sicurezza per  limitare l'esposizione alle radiazioni dei lavoratori . L'azienda ha chiarito alla Nisa quale sarà l'impatto dell'iniezione di azoto sul reattore e inizierà le operazioni non appena riceverà il via libera della stessa Agenzia del ministero dell'industria.  La Tepco ha anche rivelato che 6 lavoratori sono stati esposti a un livello di radiazione superiore al 250 millisievert , il nuovo (e molto più alto) limite di emergenza fissato dal governo giapponese per i "liquidatori" di Fukushima  dopo l'incidente dal l'incidente. Secondo l'utility, i  livelli di contaminazione dei 6 lavoratori variavano da 308 a 678 millisievert.
Le notizie che arrivano da Fukushima non servono certo a far svolgere gli stress test delle centrali nucleari annunciati dal governo nel clima migliore. L'ultima tegola sul nucleare giapponese è arrivata da dove meno la si aspettava: la prefettura di  Fukui che ospita il maggior numero di impianti nucleari del Giappone. Il capo del dipartimento sicurezza ambientale della prefettura, Hakuei Ishizuka, ha detto ai giornalisti di non poter ancora commentare le dichiarazioni sugli stress test fatte dal premier Naoto Kan e dai suoi ministri e che lo farà quando  «Il governo centrale rilascerà dettagli sugli stress test e sulla loro programmazione in una data successiva». Ma il vero attacco al governo è venuto dopo, quando Ishizuka ha accusato Tokyo di non aver ancora risposto alla richiesta della prefettura di avere informazioni  sull'entità  del danno  subito dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Secondo il funzionario  «Un'altra domanda senza risposta è se l'età dei reattori bloccati sia stato un fattore di crisi».
Domande alle quali il governo (e probabilmente pochissimi in Giappone) non sa e soprattutto non può rispondere. Ma Ishizuka ha ribadito che «Se il governo non dà una risposta a Fikui, la prefettura non riattiverà i suoi reattori» ed ha concluso lanciando un avvertimento al governo nazionale: «La prefettura non mancherà di tenere sotto stretta osservazione gli sviluppi e vedrà se gli stress test previsti forniranno risposte alle sue domande».
Altrimenti Tokyo si troverà tra i piedi la ribellione del più grande "distretto" nucleare del Paese e il riavvio delle centrali atomiche diventerà una improba corsa ad ostacoli. 





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