Allarme plastica: dai pesci all'uomo attraverso la catena alimentare



Micro frammenti di plastica prolifererebbero all’interno dei nostri piatti. Lo conferma una ricerca portata avanti da Expedition M.E.D.(Méditerranée en danger).
In particolare, presenze “aliene” di origine antropica sono state rinvenute nell’80% circa delle specie marine censite (uccelli compresi) passando dai cetacei ai plancton, dai molluschi alle tartarughe e, quindi in ultima istanza, all’uomo. Tutto merito della catena alimentare grazie alla quale tutto ritorna, prima o poi, al “mittente”. Quasi ovvio l’esito ove si consideri che le componenti plastiche che velleggiano nel Mare Nostrum sono state stimate intorno ai 250 miliardi di micro frammenti (per la maggior parte di dimensioni uguali o inferiori ai 5 mm). Dopotutto, a testimoniare la veridicità di questa ipotesi sono i tanti animali che, per un motivo o per un altro, entrano in contatto con noi come ad esempio i 7 capodogli spiaggiati a Manfredonia nel 2009, nel cui apparato digerente è stato rinvenuto quasi un kg di sacchetti di plastica e le innumerevoli Caretta Caretta (1 su 3 di quelle curate nei diversi centri di recupero) che continuano a ingerire polimeri confondendoli con le loro prede.


Le stime, al momento, raccontano di cifre da capogiro: l’86% circa delle tartarughe marine, il 44% degli uccelli acquatici, il 43% dei mammiferi marini sarebbero toccati da questo inquinamento fortemente deleterio. E’ un tema noto, ciò che però comincia a destare preoccupazione è l’ipotesi che queste concentrazioni di materiali plastico finisca anche sulle nostre tavole.






Condividi su Facebook

Commenti

Post popolari in questo blog

Censura del web in arrivo?

Bilderberg 2016: le impressioni dei nostri amici che hanno fatte le dirette

#Bilderberg 2016 #Dresda: "Bilderberg is Mafia", arrestati!