La "Margherita" non esiste più ma continua a prendere soldi pubblici


All’assemblea federale che doveva decidere che fine far fare a circa 20 milioni di euro di attivoche può vantare il bilancio del partito della Margherita (sovvenzionato fino al 2011 del rimborso elettorale che ancora riceve per aver partecipato alle elezioni politiche del 2006), si sono presentati in pochi. Sui circa 400 eletti dell’assemblea federale, l’organo statutario che la Margherita si dette nell’ultimo congresso per decidere proprio su beni e proprietà del partito che sarebbe poi confluito nel Pd sciogliendosi, alle quattro del pomeriggio se ne contavano quattro. C’era l’ex numero uno Francesco Rutelli, oggi transitato all’Api, il tesoriere Luigi Lusi, senatore democratico come il presidente dell’assemblea Enzo Bianco, anche lui presente. Con loro c’era anche Luciano Neri, responsabile della Circoscrizione Esteri della Margherita e oggi componente del coordinamento della Circoscrizione estero del Pd che ha posto una mozione in cui si propone esplicitamente di destinare il 50% del “tesoretto” residuo ai terremotati de l’Aquila. E l’altra metà sia ripartita tra associazioni attive nella protezione sociale e sanitaria e nella difesa dei diritti umani. “Tra queste – spiega – abbiamo indicato Msf, Emergency, Caritas, Fondazione Don Di Liegro, Amnesty International ed altri soggetti che dovrebbero essere indicati da una commissione appositamente nominata dall’assemblea”.
Che il tema di che fine far fare ai soldi della Margherita non sia questione da risolvere in poche battute, lo testimoniano i due rinvii che l’assemblea federale presieduta da Bianco ha avuto nella giornata di ieri. Prima dalle nove e mezza alle 14, poi dalle 14 alle 21.




In una pausa, davanti alle telecamere de ilfattoquotidiano.it, Francesco Rutelli parte sulla difensiva: “Intanto la Margherita è l’unico partito politico italiano che ha un bilancio in attivo, che non ha sprecato soldi, e dubito che voi abbiate mai visto discutere dei bilanci di partiti politici attuali. La Margherita – constata – ha cessato la sua attività nel 2007, quindi parliamo di qualcosa che è riferito dal 2001 al 2007”. Sull’idea di dare questi soldi in beneficenza annuncia: “Io non escludo nulla, beneficenza è una parola che può essere riempita da tante declinazioni. Noi prima abbiamo bisogno di risolvere alcune questioni dal punto di vista del personale che ha lavorato per la Margherita, nessuno dovrà essere lasciato a piedi, poi c’è la questione di Europa, il giornale, non si deve in nessun caso fare per la Margherita quello che hanno fatto altri quotidiani per altri grandi partiti, penso all’Unità, che ha avuto un debito gigantesco ed è rimasto aperto e questa sarà credo la deliberazione finale: poi serve un accantonamento di risorse per quelle che saranno le controversie per il futuro. Tutte le risorse che rimarranno, con la massima trasparenza si deve stabilire dove destinarle. Aggiungo che tutte queste risorse potenziali rappresentano forse l’equivalente di un paio di immobili di quelli che i nostri cugini, i Ds, hanno in maniera molto precisa ereditato dalla storia gloriosa del Pci, lì parliamo di molte centinaia di immobili che hanno rappresentato una garanzia per l’Unità e la sua crisi, per il personale del Pci e quindi l’ordine di grandezza della Margherita è straordinariamente più piccolo”.

Alla domanda sul se ci sia possibilità che la partita si possa trascinare in tribunale Rutelli perde l’aplomb e sbotta: “Ma che cazzata dice lei? Abbiamo sempre avuto un enorme spirito costruttivo e siccome sappiamo bene come in questo periodo i cittadini chiedano il massimo della trasparenza, noi dobbiamo così come è stato il passato lo sarà anche per i residui attivi della Margherita”.

Anche Enzo Bianco parla di una decisione che sarà presa in modo pubblico e trasparente. Per questa ragione alle 21,30 è stata approvata l’idea di una commissione interna che giudichi la destinazione d’uso del tesoretto. In teoria tutti sono d’accordo con la frase pronunciata da Paolo Gentiloni sulla necessità di evitare di “innescare l’accaparramento paracorrentizio sulla spartizione del malloppo”. In pratica, ancora ieri sera, a confrontarsi c’erano poco più di dieci dei 400 eletti titolati a discutere e tutto è stato rinviato all’autunno.



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