Il valore del referendum


Dalla mattina di domenica 12 giugno alle 15 di lunedì 13 l'obiettivo dei promotori dei 4 referendum contro il nucleare, la privatizzazione dell'acqua e il legittimo impedimento sarà il raggiungimento di un'affluenza del 50% che manca per queste consultazioni dal 1995. E' una data importante da ricordare perché in quell'occasione si tennero ben 12 referendum, che raggiunsero tutti il quorum, soprattutto per effetto dei tre quesiti in materia di televisioni private, il cui risultato ha segnato gli ultimi 15 anni di storia del nostro paese. L'obiettivo fallito di quei tre referendum era sferrare un colpo determinante al monopolio televisivo di Berlusconi.
Il primo governo dell'attuale premier era già caduto da mesi, ma in occasione di quei referendum le sue televisioni fecero una campagna di propaganda martellante avvisando gli italiani che se i referendum avessero vinto, il pubblico avrebbe perso le sue trasmissioni preferite e la televisione gratuita, finanziata dalla pubblicità. Non era del tutto vero ovviamente, il pubblico italiano avrebbe perso soltanto la concentrazione televisiva nelle mani di un solo uomo che da ormai 17 anni ha condizionato pesantemente la storia d'Italia.

Se quei tre referendum avessero vinto la storia sarebbe andata in maniera diversa e forse l'Italia non avrebbe avuto 15 anni di inarrestabile degrado politico e morale. Ma allora il 56% circa dei votanti decise che bisognava sacrificare la democrazia italiana al potere mediatico di Berlusconi e allo spettacolo mortificante dell'intelligenza e della dignità umana che lui ha messo in scena in questi anni. Non fu esattamente una decisione informata e cosciente nel clima di propaganda televisiva messo in campo dall'impero berlusconiano. E' importante ricordare quei referendum del 1995 perché dimostrano come la politica e la società italiana siano state influenzate dall'anomalia del conflitto di interessi, dalla presenza di un politico che possiede un potere mediatico unico al mondo e non ha certamente paura di usarlo. Anche oggi le televisioni in mano a Berlusconi, che quando lui è al governo diventano almeno 5, stanno facendo tutto il possibile per disinformare il pubblico in merito ai referendum con lo scopo, questa volta, di farli fallire. La differenza rispetto al 1995, vedremo quanto importante, è che seppure in minima parte il monopolio televisivo dell'informazione è stato eroso dalla presenza di internet che ormai arriva in moltissime case e in moltissimi uffici, permettendo canali di informazione alternativi. Questo è il primo motivo per sperare che i referendum possano raggiungere il quorum, l'altro è il risultato del referendum costituzionale del 2006 sul federalismo.
Benché promosso dal governo e sostenuto dal suo potere mediatico e anche se non necessitava di quorum, la maggioranza degli italiani andò a votare bocciando con quasi il 62% dei votanti la modifica costituzionale voluta da Berlusconi e dalla Lega. Prova che anche in un periodo di quasi totale regime mediatico del premier, almeno una parte sufficiente di italiani è in grado di capire e decidere autonomamente. Bisogna sperare che anche questa volta la mobilitazione abbia funzionato e che gli italiani siano in grado di capire e di decidere su temi così importanti per il futuro del paese come il nucleare, l'acqua e la giustizia.





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