Corruzione, traffico di rifiuti e frode. Il dottor Scotti finisce agli arresti

Clamorosa retata contro le truffe sull’energia prodotta da fonti falsamente rinnovabili. Questa mattina il Corpo Forestale dello Stato e la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato hanno arrestato, e condotto in carcere, Franco Centili, funzionario del Gestore dei Servizi Energetici – G.S.E. di Roma e notificato gli arresti domiciliari ad Angelo Dario Scotti, Vice Presidente del CdA di Riso Scotti Energia, nonché Presidente del CdA e Amministratore delegato di Riso Scotti S.p.A, Andrea Raffaelli, funzionario del G.S.E. di Roma; Elio Nicola Ostellino, ex consulente esterno di Assoelettrica e Nicola Farina, commercialista di fiducia del Gruppo Scotti con studio a Milano. Le accuse: traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, frode in pubbliche forniture e corruzione.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal Gip di Milano, Stefania Donadeo, che ha accolto le richieste del pm Ilda Boccassini controfirmate dal Procuratore capo del capoluogo lombardo, Edmondo Bruti Liberati. Si tratta del nuovo filone di una lunga indagine condotta dal Corpo Forestale dello Stato sull’impianto di coincenerimento di Pavia della Riso Scotti Energia, autorizzato inizialmente per l’impiego esclusivo di lolla di riso e altre biomasse, e successivamente – con provvedimenti autorizzativi della Provincia e della Regione di dubbia legittimità – anche all’incenerimento di variegate tipologie di rifiuti, erano stati conferiti per l’incenerimento ingenti quantitativi di rifiuti – anche pericolosi – non conformi alle autorizzazioni sia per tipologia che per la presenza di inquinanti in misura superiore ai valori limite fissati dalle normative di settore.



In tal modo Riso Scotti Energia aveva ceduto al Gestore dei Servizi Energetici – società interamente posseduta dal ministero dell’Economia – usufruendo di pubbliche sovvenzioni e quindi ad un prezzo superiore a quello di mercato, energia elettrica falsamente qualificata come derivante da fonti rinnovabili = biomasse, ricavando indebiti profitti pari ad almeno 28 milioni di euro. Nel mese di novembre 2010, in relazione alle accertate violazioni legge, l’Autorità Giudiziaria aveva già disposto gli arresti domiciliari per 7 indagati e il sequestro preventivo dell’impianto di coincenerimento del gruppo Scotti.


Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari partivano nuove intercettazioni telefoniche, sia per riscontrare le ipotesi di truffa aggravata e di frode in pubbliche forniture, già contestate (che vedevano l’ente pubblico Gestore Servizi Energetici come persona offesa) sia per raccogliere nuovi elementi di eventuali corruzioni riconducibili a Riso Scotti Energia nei confronti di funzionari del G.S.E. per ottenere il mantenimento degli incentivi economici. Incentivi che a seguito di una verifica ispettiva erano stati sospesi, tanto che era stata formalmente richiesta alla Riso Scotti Energia la restituzione di 7 milioni di euro.


Dalle intercettazioni è emerso sin da subito il tentativo di Riso Scotti Energia, avallato e sostenuto dalla proprietà, di risolvere in modo favorevole il contenzioso maturato con il Gestore Servizi Energetici attraverso l’intervento di persone amiche, dipendenti e/o collaboratori della Pubblica Amministrazione, in grado di modificare e/o annullare le decisioni sfavorevoli assunte dalla società pubblica che dopo l’esplosione dell’inchiesta avevano bloccato la corresponsione dei contributi.


La pratica sarebbe stata infatti “sbloccata positivamente“ (vale a dire che erano stati mantenuti gli incentivi economici di cui era stata in precedenza chiesta la restituzione) grazie all’intervento di Franco Centili, all’epoca dei fatti funzionario del Gestore Servizi Energetici, e, dopo il pensionamento, consulente esterno del Gestore pubblico, in stretto contatto con Nicola Ostellino, consulente in materia energetica, soggetto molto influente che nel corso di una conversazione afferma chiaramente di avere “tutto il G.S.E. lubrificato”.


Le circostanze emerse dalle indagini sono state confermate dagli interrogatori degli indagati Giorgio Radice e Giorgio Francescone, rispettivamente presidente del Cda e direttore tecnico di Riso Scotti Energia.


Radice ha ammesso di avere pagato, per risolvere il contenzioso con il G.S.E., consistenti somme di denaro in contante a favore di funzionari del G.S.E., con il pieno avallo e sostegno del proprietario di RSE Angelo Dario Scotti, e in particolare di avere pagato complessivamente 115.000 euro (100.000 a Franco Centili e 15.000 a Andrea Raffaelli), aggiungendo che al momento del suo arresto restava da pagare a Centili l’ultima tranche di 15.000 euro.


Ha poi confermato di essersi rivolto anche a Nicola Ostellino per farsi assistere nel contenzioso, senza avere versato a quest’ultimo, in modo diretto, somme di denaro. Anche Francescone ha confermato il pagamento di tangenti a Centili, aggiungendo che l’esborso di denaro è stato giustificato attraverso il pagamento di una fattura a favore di una società “off shore” per una consulenza in materia energetica.


Al fine di monetizzare la somma necessaria il commercialista di fiducia del Gruppo Scotti Nicola Farina aveva pianificato una operazione meramente finanziaria, individuando in una società statunitense il soggetto a cui la società Riso Scotti Energia avrebbe apparentemente commissionato una fittizia consulenza per un progetto di realizzazione di un impianto termoelettrico per un corrispettivo di circa 140 mila euro. Alla fine dell’operazione, la Scotti Energia riotteneva la somma in contanti, al netto delle provvigioni trattenute dalla Società compiacente, e poteva provvedere ai pagamenti in nero.

LEGGI L’INCHIESTA PUBBLICATA SUL FATTO IL 19 NOVEMBRE 2010


da "Il Fatto Quotidiano"





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