Schedatura di massa dei passeggeri diretti negli USA


Il Guardian rivela una bozza di accordo tra Washington e Ue che consente la conservazione per 15 dei dati dei passeggeri diretti negli Usa
Passeggeri 'schedati' per 15 anni dal Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti. Carte di credito, numeri di telefono mobili e fissi, e in casi eccezionali anche dati sensibili come l'appartenenza etnica, i gusti sessuali e i problemi di salute potrebbero rimanere a disposizione delle autorità statunitensi per un lasso di tempo triplo rispetto a quello attuale. Lo prevede una bozza di accordo tra Stati Uniti e Unione Europea, filtrata al Guardian e pubblicata oggi dal quotidiano britannico. L'accordo non è ufficiale, e il suo contenuto è 'ristretto'.




L'Alto Rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, non ha commentato le rivelazioni, ma da tempo negoziati sono in corso tra Washington e Bruxelles per stringere ulteriormente le maglie della sicurezza e dell'anti-terrorismo. Specialmente in materia di trattamento di dati. Giusto la scorsa settimana, il Senato Usa aveva approvato una risoluzione in cui "non si accettano 'adulterazioni' del meccanismo di condivisione dei dati" da parte dei ministri europei, descrivendolo come "una parte importante delle nostre difese contro il terrorismo". Oltre a questo, secondo i senatori Usa, il data-sharing è un importante strumento per le agenzie di sicurezza per 'identificare possibili minacce prima che raggiungano il nostro Paese'. Gli americani vogliono oggi che le compagnie aeree europee presentino la lista dei passeggeri in volo verso gli Usa 96 ore prima della partenza, anziché 72 ore, come accade attualmente. Un accordo provvisorio sulla gestione e lo scambio dei dati dei passeggeri (Pnr, passenger name record) è in vigore dal 2007, e in Europa è oggetto di un dibattito intenso sulle libertà civili e sulla violazione della privacy.


La Gran Bretagna ha informalmente comunicato il proprio consenso all'accordo, perché, secondo il ministero degli Interni, Damian Green, "la forza del Pnr sta proprio nel fatto che usando un sistema automatizzato e interrogandolo in modo intelligente, possiamo setacciare i dati in modo più veloce e più accurato, rintracciando 'pattern' e collegamenti che altrimenti non sarebbero immediatamente palesi". Ma l'opinione dei 'difensori civici' della Ue sembra essere diversa, secondo quanto emerge dall'accordo rivelato dal Guardian. Secondo i consulenti legali europei, il provvedimento è sproporzionato e non in linea con gli adempimenti relativi alla protezione della privacy. La Corte costituzionale tedesca ha stabilito lo scorso anno, che sei mesi è il periodo appropriato per conservare i dati relativi alle telecomunicazioni private.

Nel documento sono contenuti stratagemmi per evitare le critiche riguardo la privacy, come il 'mascheramento' o la 'spersonalizzazione' dell'identità dopo sei mesi all'interno del database nazionale. I dati verranno trasferiti dopo cinque anni a un database 'dormiente', e conservati per altri dieci anni. L'identità dei passeggeri potrebbe venire rivelata in ogni momento da funzionari che operano nell'ambito di una particolare indagine investigativa.


Nel testo si parla anche di provvedimenti secondo i quali "dati personali sensibili" - come l'origine etnica, le opinioni politiche e i dettagli su salute e vita sessuale - possono essere utilizzati in circostanze eccezionali, quando la vita dell'individuo è considerata in pericolo.

"La conservazione a tappeto di dati personali per cinque o più anni è una enorme violazione dei principi di protezione dei dati stessi", ha dichiarato uno dei fondatori della commissione per le libertà civili del Parlamento Europeo, il rappresentante dei Verdi in Germania, Jan Philip Albrecht. "L'accordo nella sua forma corrente dovrebbe essere respinto, perché viola i principi costituzionali degli Stati europei. Gli europei hanno il diritto a vedere protetti i loro diritti fondamentali".


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