L’autopsia di Aldo Moro, l’altra verità - Leggi il documento

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Il documento dimenticato nei cassetti del Tribunale che racconta una vicenda diversa rispetto alla versione ufficiale
Durante la sua prigionia, Aldo Moro transitò in una zona sul litorale tirrenico "tra il settore nord di Focene e Marina di Palidoro (provincia a nord di Roma)".
"Nel corso dei campionamenti di sabbie lungo il litorale laziale effettuati nel quadro di queste indagini sono stati prelevati nuclei di bitume in questi tratti che apparivano maggiormente indiziati come area di provenienza della sabbia rinvenuta sugli abiti del de cuius. I campioni di bitume conservati in laboratorio hanno mostrato avere aspetti di insieme e comportamento nel tempo analoghi a quelli dell'incrostazione della scarpa. Lo stato di freschezza osservato nei primi giorni di esame indicherebbe che il bitume ha aderito alla suola della scarpa nei giorni immedietamente precedenti al ritrovamento del cadavere. Inoltre, il suo aspetto fresco e intatto  e la sua scarsa consistenza indicano che, presumibilmente, colui che indossava la scarpa in oggetto non ha camminato a lungo dopo che il bitume ha aderito alla suola delle scarpe".
A riscrivere completamente la storia del sequestro Moro è un documento messo agli atti ma dimenticato negli archivi del Tribunale di Roma che Diritto di Critica è in grado di riproporvi,l'autopsia effettuata sul cadavere del presidente Aldo Moro e il relativo esame scientifico dell'automobile e dei vestiti. A puntate, vi metteremo a disposizione le parti salienti del documento.


"All'epoca - ci ha detto un esperto che non vuole comparire - la parola di un perito valeva molto meno di quella di un brigatista e quindi questo documento venne dimenticato durante il processo che invece avvalorò in toto la tesi delle BR". E cioè che l'onorevole Aldo Moro fosse stato tenuto per cinquantacinque giorni al buio, nel covo di via Montalcini. La sabbia rinvenuta nei risvolti dei pantaloni del presidente della Democrazia Cristiana - dissero i brigatisti - era stata presa dal litorale di Ostia e poi usata per depistare le indagini. Tutto falso. Secondo la perizia, infatti,
la sabbia è riferibile come provenienza da un'area di spiaggia del litorale tirrenico, compresa tra il settore nord di Focene e Marina di Palidoro. Lo denunciano i caratteri di composizione, granulometria morfoscopia dei granuli e la natura degli organismi identificati nella sabbia in esame e paragonati con una serie di campioni prelevati tra Terracina e Marina di Tarquinia nei giorni immedietamente successivi al ritrovamento dell'auto Renault4.
Secondo il verbale di analisi geologica, inoltre,
Materiale del tipo di quello esaminato si rinviene, per i luoghi sopraesaminati, ad una distanza dal bagnasciuga molto ridotta, variabile da pochi metri ad un massimo, solo per limitatissimi settori del litorale indicato, di più di un centinaio di metri". La presenza di bitume fresco sotto la suola delle scarpe e tracce analoghe rinvenute nel materiale repertato all'interno della vettura confortano quanto appena affermato. Inoltre, alcune peculiarità lasciano presumere che, entro due-tre settimane, prima del ritrovamento dell'auto, la vittima abbia camminato in una zona molto prossima al bagnasciuga ove massima è la frequenza di bitume".
A questo proposito, onde fugare qualsiasi dubbio, ci siamo fatti spiegare se esistanodifferenze tra il bitume stradale e quello che si raccoglie sulle spiagge. Il secondo ha una consistenza "espansa", ben diversa da quello utilizzato nel manto stradale ed ha una composizione unica e inconfondibile. Particolamente importante, poi, è la datazione di alcuni elementi vegetali rinvenuti sotto le suole e nell'automobile in cui è stato abbandonato il corpo dell'onorevole Aldo Moro.
Anche gli elementi vegetali  rinvenuti sugli indumenti  del de cuius sono specifici dell'ambiente del litorale tirrenico ed indicano che essi sono stati raccolti in un'epoca compresa tra la fine di aprile e il maggio 1978. Una parte del materiale rinvenuto sotto la suola delle scarpe indica che la vittima, in epoca anteriore a quella in cui è transitata sulla sabbia del litorale, ha camminato su un terreno vulcanico, tipico delle zone interne e peritirreniche del Lazio [...] infatti, granuli di sabbia e di bitume appaiono chiaramente sovrapporti ad un'associazione di granuli e frammenti di rocce che per caratteri granulometrici e morfoscopici mostrano non aver subìto che minime azioni di trasporto, onde l'adesione alle suole deve aver avuto luogo nella stessa sede di provenienza, peraltro diversa da quella elettiva della sabbia".
Di sicuro, dunque, Aldo Moro non è stato tenuto prigioniero in un unico covo. A dimostrarlo, anche il buono stato di conservazione dei muscoli, ben diversi da quelli che ci si sarebbe aspettati in un uomo tenuto per cinquantacinque giorni in una stanzetta. I brigatisti hanno affermato che a Moro era consentito muovere alcuni passi nell'appartamento, circostanza inverosimile data la pericolosità di un simile comportamento in relazione alle possibilità di essere scoperti. Gli esami effettuati sul cadavere, dimostrano invece che l'onorevole Aldo Moro è stato probabilmente tenuto in una zona prossima al mare, ben lontano da Roma, sul litorale.
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