Il sindaco leghista sostenuto dal Pd

Un ex senatore leghista noto per le sue tirate contro gli extracomunitari candidato sindaco appoggiato dal Partito democratico e da Futuro e Libertà? A prima vista fantascienza. E’ però la realtà delle prossime amministrative di Alassio, paesino ligure dove la sinistra riformista ha deciso di giocare la partita contro l’alleanza Pdl e Lega scomparendo. Una campagna elettorale surreale, tra manifesti contro gli immigrati della lista sostenuta dal Pd e allarmi sullo sbarco dei comunisti al comune noto per il  famoso muretto e per le sue miss.

Le comunali nei piccoli paesi sono spesso momenti sfruttati per liberare la fantasia dei potenziali nuovi amministratori. Le maglie tradizionali della politica tradizionale vengono sostituite con nuovi colori, indistinguibili per chi non segue le evoluzioni della città. Tradizionalmente le alleanze più variopinte arrivano nei comuni più piccoli, quelli con una popolazione al massimo di due o tre mila abitanti, ma a volte anche in cittadine famose al grande pubblico si registrano situazioni quasi surreali. E’ quello che sta capitando ad Alassio, riviera ligure, nota città di quasi dodicimila anime che da sempre viene associata al turismo, anche per il suo celebre muretto. Sulla Riviera di  ponente spirava un vento davvero peculiare, quando si sono formate le liste. La cittadina della Provincia di Savona è schierata senza alcun dubbio col centrodestra. Alle ultime regionali la coalizione di Sandro Biasotti, perdente in Liguria, ha ottenuto un plebiscito. Risultato non sorprendente, visto che nelle elezioni di ogni tipo le forze che si riconoscono nelle leadership di Berlusconi e Bossi sono sempre risultate vincenti. Una realtà tipica della Liguria occidentale. A ovest di Genova domina il centrodestra, una situazione che si ribalta invece spostandosi dallo stesso capoluogo, storicamente di sinistra, verso la Toscana, dove si trova la roccaforte democratica di La Spezia. Una storia politica antica, visto che anche ai tempi del confronto Dc/Pci la situazione era praticamente la stessa, con il Ponente democristiano e il Levante prevalentemente comunista. All’epoca c’era il proporzionale, quindi le alleanze eterodosse per formare le amministrazioni comunali erano abbastanza consuete. Col maggioritario invece è molto più consueto trovarsi di fronte liste dal chiaro orientamento politico. Non quest’anno, ad Alassio, invece. Per combattere l’eterno potere del centrodestra, rappresentato dall’ex sindaco Marco Melgrati, nel 2010 eletto consigliere regionale nelle file del Pdl, il Pd ha scelto di confluire in una lista civica che ricandida un ex senatore leghista, Roberto Avogadro. In questa nuova formazione comunale è confluito perfino Futuro e Libertà, mentre la sinistra radicale e ambientalista della città ligure ha preferito non seguire la grande, iper coalizione, allestita con il fondamentale aiuto dei democratici, per formare una propria lista. Il centrodestra ha invece deciso di presentare un candidato sindaco della Lega Nord, nonostante il fatto che il Pdl abbia il quadruplo dei voti. Ultima lista è un’altra formazione civica, che ha rotto il tavolo della Super Alleanza e preferito andare in autonomia alle elezioni, ammiccando agli elettori moderati. Ad Alassio quindi ci saranno due liste di centrodestra, una politica e l’altra civica, una lista indefinita col Pd ed un ex leghista e infine una formazione di sinistra, schiettamente radicale e con ogni probabilità perdente, vista l’inclinazione della città.

Roberto Avogadro è stato sindaco di Alassio dal 1993 al 2001, un lungo mandato amministrativo ottenuto grazie al sostegno della Lega Nord. Esponente di un partito che storicamente in Liguria ha qualche difficoltà, Avogadro è comunque riuscito a farsi eleggere al Senato nel 1996, quando la Lega ottenne il miglior risultato della sua storia correndo contro Roma Polo e Roma Ulivo. Un doppio incarico che non portò bene alla carriera del sindaco senatore, che lasciò il movimento padano a fine 1999, quando Comino e Gnutti, all’epoca i grandi oppositori del leader maximo Umberto Bossi, provarono a scalzare i varesini dalle stanze del potere. Tentativo fallito, con conseguente fuoriuscita dal partito per loro e i loro fedelissimi come Avogadro, che tentarono di lanciare un nuovo movimento federalista, che curiosamente si chiamava come la nuova formazione di Rutelli, al singolare. Autonomisti per l’Europa, o Ape, questo il nome di un partito sparito dal radar nazionale anche se ancora attivo, e poi reso inutile dalla nuova alleanza tra Berlusconi e Bossi. Avogadro era confluito in Ape con un proprio partitino appena fondato, Liguria Futura, che poi sarà messo nello scantinato come la formazione di Gnutti e Comino. Ritiratosi nel senese dove svolge la sua nuova attività di albergatore, Avogadro decide di ritornare in politica a fine 2008. L’ex sindaco vorrebbe ritornare alla guida di Alassio, e si propone come possibile candidato della Lega Nord. Il Pdl però lo respinge, e allora il fu leghista decide di mettersi in proprio, cercando prima di formare una grande ammucchiata contro il centrodestra che governa Alassio, per poi mettersi in proprio con un’alleanza civica appoggiata da finiani e Pd.

Nel lontano 1997, quando Roberto Avogadro era il sindaco della cittadina ligure e senatore leghista, parlava in questi termini della sua opposizione di sinistra :

Per i comunisti alassini l’unico modo per scalzare la Lega Nord dalla guida di Alassio non è certo quello democratico, delle elezioni e del voto, ma quello poliziesco di stampo bolscevico. Io sono il sindaco di questa meravigliosa città, i comunisti dovranno sopportarmi ancora a lungo .Dieci anni fa, dava la colpa «dell´invasione degli immigrati clandestini» alla magistratura che «pensa solo alle luci della ribalta di inchieste come Tangentopoli.

La visione conservatrice di Avogadro è rimasta costante, visto che 10 anni dopo così descriveva il problema immigrazione in una città confinante con Alassio, Albenga.

“I responsabili? Quei che amministrano oggi Albenga, hanno dato strada libera a illegalità, clandestinità, criminalità…colpevoli di un’ Albenga allo sbando, teatro di vandalismi, violenze, furti, con interi quartieri off-limits in mano alla malavita islamica”.

In occasione di una marcia per protestare contro il pacchetto sicurezza del governo Berlusconi, Avogrado commentava così

Il termine ‘migranti’ così politicamente corretto e buonista ci trova totalmente in disaccordo perché qui siamo di fronte ad un enorme problema di immigrazione, molto spesso abusiva. Gli organizzatori dicono che ‘si tratta di difendere i diritti contro decisioni inaccettabili’. Noi invece riteniamo inaccettabili gli atteggiamenti di chi nega che esista un problema immigrazione, di chi non vede le nostre città, Albenga in primo luogo, in balia della delinquenza di provenienza extracomunitaria e neo comunitaria, i famosi ‘migranti’ appunto, e non ritiene necessario un deciso intervento del governo, come in effetti è stato fatto con l’azione del ministro Maroni

L’opposizione agli stranieri di altre fedi si allargava, e poteva essere altrimenti, anche alla difesa del cristianesimo e alla cultura locale. “Una città come Albenga che è sede episcopale, non è in grado di difendere le nostre radici Cristiane, le nostre tradizioni liguri”. Avogrado non ha certo rinunciato alle sue posizioni, ma il Pd locale ha così commentato la sua scelta di entrare nella lista di un candidato sindaco ex leghista rimasto sostanzialmente sulle stesse posizioni di prima.

No, Avogadro oggi è pentito – spiega Bogliolo – e infatti al primo punto del programma abbiamo ottenuto che venisse messo il rispetto delle regole e della legalità. E´ vero che ci son stati manifesti anti vu cumprà dal sapore molto leghista, ma Avogadro è onesto e capace, e comunque è la nostra sola speranza per non fare altri 20 anni di inutile opposizione e cambiare strada dopo due giunte di Melgrati (Marco, sindaco per due mandati, oggi consigliere regionale Pdl, ndr), anni di inchieste giudiziarie e cementificazione incontrollata.


L’articolo di Repubblica che ospita l’intervento di Bolgliolo illustra un’altra motivazione della singolare scelta del Pd di Alassio, che ha deciso di appoggiare la lista della Santa Alleanza contro la vecchia amministrazione Pdl anche per un conflitto interno. ´

Un corto circuito tra politica e affari, con il contorno della cementificazione, quello che ha originato la rivolta della sezione del Pd di Alassio contro la segreteria provinciale. Ci dà molto fastidio e troviamo davvero inopportuno che il vicesegretario Franco Vazio sia da anni l´avvocato di Marco Melgrati, l´ex sindaco pluri indagato, artefice di una politica disastrosa per la città», tuonano dal circolo “Paolo Ferreri” di via Milite Ignoto. Però l’ avvocato dell’ex sindaco Melgrati, attuale consigliere reigonale del Pdl, è Franco Vazio, già vicesindaco di Albenga, nonché vicesegretario provinciale del Pd e, mica per niente, responsabile delle “Politiche delle alleanze”.«Guardi – replica Bogliolo – la situazione di Vazio non ci piace per nulla e lo abbiamo sottolineato più volte. Contestiamo questa scelta professionale tanto più che un avvocato non è un medico che deve salvare una vita. Ma insomma, noi abbiamo attaccato tutta la questione del Grand Hotel (una ristrutturazione per cui Melgrati è indagato dalla procura assieme ad altri assessori e tecnici, ndr) e Vazio lo difende sostenendo la sua innocenza? Comunque ogni nostra scelta è in totale indipendenza dalla segreteria di Savona.

La situazione si fa ancora più confusa se si pensa a cosa capita nel centrodestra. Il candidato sindaco dell’alleanza di centrodestra è un leghista, una scelta certo strana in un paese dove il partito di Berlusconi ha il triplo dei voti. Ma secondo le indiscrezioni riportate da un blog che fa riferimento alla lista di sinistra di Alassio la motivazione è molto semplice. L’ex sindaco Melgrati, eletto in consiglio regionale sotto lo stemma berlusconiano, sarebbe in procinto di passare alla Lega, con la quale sta contrattando uno sbarco a Roma sotto l’insegna del Carroccio. Alla fine, in Italia anche le cose più strane conservano un alone di normalità: il trasformismo domina ovunque.

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