“Ho dato soldi alla fondazione di D’Alema In cambio speravo di ottenere appalti”


Il faccendiere Pio Piccini ed ex conproprietario dell'Ikarus Vincenzo Morichini: "Volevo avere gli appalti per le intercettazioni". Il racconto ai pm Ielo, Greco e Cascini: "Ho incontrato il presidente a cena, il rapporto diretto però l'avevo con il suo uomo". I numeri e i beneficiari: "Mi dissero che il 5 per cento del business sarebbe finito in parte anche al Pd"


Ci deve essere una maledizione sulla prima barca, il celebre Ikarus, di Massimo D’Alema. Dopo i guai pugliesi del suo compagno di regateMassimo De Santis, il presidente del Copasir si ritrova una seconda volta impigliato in una vicenda imbarazzante per colpa dell’altro socio di quell’avventura velica: Vincenzo Morichini.


Questo assicuratore 66enne, nato a Foligno e già agente generale dell’Ina Assitalia, è indagato a Roma dal pm Paolo Ielo per violazione in concorso dell’articolo 8 DLgs 74/2000, ovvero per una semplice emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Ovviamente il problema per Massimo D’Alema non nasce dall’indagine né dai finanziamenti delle aziende di Morichini alla sua Fondazione Italiani Europei ma da un verbale di interrogatorio nel quale sono emersi i rapporti spericolati tra il suo amico di vela e il faccendiere Pio Piccini, arrestato per il crack Omega-Eutelia. Il 15 settembre scorso Piccini è stato sentito in gran segreto da tre magistrati dai nomi pesanti: Francesco Greco di Milano,Paolo Ielo e Giuseppe Cascini di Roma. Il tema principale dell’interrogatorio, in larga parte omissato, sono i rapporti di Piccini con i politici e tra questi in particolare con Massimo D’Alema, per il tramite appunto di Morichini. Il triangolo disegnato davanti ai pm da Pio Piccini lega l’amico di D’Alema, Vincenzo Morichini, alla Fondazione Italiani europei (che prende finanziamenti dalle società di Piccini per una somma complessiva di 30 mila euro) e il gruppo Finmeccanica, che sigla un accordo quadro con lo stesso Piccini per il business delle intercettazioni telefoniche. Inoltre Piccini racconta che, sempre grazie a Morichini, aveva avviato un’intensa attività di lobby in Umbria e anche nelle Marche, per ottenere appalti nella sanità.


Piccini, inoltre, descrive tre incontri con D’Alema. Nulla di particolare: un pranzo a Roma vicino alla sede di Piazza Navona della Fondazione Italiani Europei, un pranzo a Foligno e uno a Pesaro durante la campagna elettorale, sempre insieme a Morichini. Piccini ha versato contributi registrati regolarmente alla Fondazione di Massimo D’Alema ma – come dice ai pm – “non ha cacciato un euro per il Pd”. Mentre ha pagato regolarmente la società di Morichini per i suoi servigi, tenendo i rapporti tramite un cugino di Massimo D’Alema che ne fa parte.


“La mia società Themis”, ha raccontato Piccini, “fatturava alla Sdb di Morichini. Alla stipula dell’affidamento per l’appalto delle intercettazioni da parte di Finmeccanica avrei pagato la percentuale pattuita del 5,5 per cento. Ma, avendo firmato solo un accordo quadro, ho pagato solo i compensi di 2.500 euro al mese. Intanto”, ha proseguito Piccini, “i rapporti con Sdb venivano tenuti con la parte amministrativa, che era rappresentata dal dottor Massimo Bologna che Morichini mi disse essere il cugino di D’Alema per parte di madre. L’ho conosciuto un paio di volte per la firma del contratto e poi l’ho sentito solo per i pagamenti”.
Secondo Piccini, “Morichini mi disse: posso aiutarti con Finmeccanica grazie ai suoi rapporti politici e quando ci siamo incontrati la prima volta con Guarguaglini, Morichini si premurò immediatamente di porgere i saluti dell’onorevole D’Alema”


Si tratta di accuse che devono ancora essere riscontrate e che comunque, come sottolineano in Procura, probabilmente non configurano comportamenti penalmente rilevanti poiché i soldi incassati dalla Fondazione presieduta da Massimo D’Alema sono stati correttamente dichiarati. A prescindere dalla qualificazione giuridica, sono fatti rilevanti dal punto di vista politico e meritano di essere raccontati. Piccini racconta così l’avvio della sua conoscenza con Morichini: “Morichini l’ho conosciuto a Roma alla fine del 2007, primi del 2008. Mi è stato presentato alla Fondazione Italiani Europei dove ero stato invitato. Lui diventa il mio assicuratore poi mi propone un rapporto diretto come consulente dal punto di vista delle relazioni/faccendiere , come diceva lei (il pm, ndr) per potere gestire tutta una serie di rapporti nel mondo romano, principalmente legato a società come Finmeccanica, diciamo, barra pubbliche e, avendo io parlato dei miei progetti che mi stavano molto a cuore nella sanità (mi propone) la possibilità di estenderli in quelle regioni dove ci fosse stata una guida Pd, essendo lui molto vicino a D’Alema e al Partito Democratico e quindi poteva facilitarmi tutte quelle Regioni che fossero state a guida Pd”. Il pm Francesco Greco chiede allora a Piccini quale fosse il rapporto tra Morichini e la Fondazione presieduta da Massimo D’Alema e il faccendiere arrestato non si tira indietro: “Oltre al lavoro principale di agente assicurativo a Fiumicino collaborava in maniera stretta con la Fondazione Italiani Europei tanto che la prima cosa che mi chiede di fare sarà un contributo di 15.000 euro alla Fondazione Italiani Europei, che noi faremo credo alla fine del 2008, primi del 2009 come Omega. Troverete una ricevuta in Omega, come la troverà nell’altra società Temis per altri 15 mila euro nel periodo successivo”. A questo punto, spiega Piccini, “cominciamo a discutere sul progetto che a me stava molto a cuore e che stavo cercando di riportare in auge da diversi anni: la gestione delle prestazioni obbligatorie per la Magistratura, le intercettazioni telefoniche che avevo gestito per anni in Wind”.


Ovviamente il canale è sempre lo stesso: “A questo punto Morichini mi chiede di consolidare un rapporto di consulenza con la Sdb di Morichini, Società di Business vuol dire l’acronimo, e mi chiede 2500 euro al mese per la prestazione e un contratto a parte per una percentuale del 5,5 per cento sull’eventuale progetto intercettazioni nel momento in cui fosse andato a buon fine”. L’appalto del quale sta parlando Piccini è quello per centralizzare su un unico server tutte le intercettazioni della magistratura. La società Selex Management del gruppo Finnmeccanica, diretta da Sabatino Stornelli, da anni cerca di ottenere l’appalto del quale si parlò per la prima volta con il sottosegretario Alberto Maritati, centrosinistra, e poi inserito nella relazione di accompagnamento del disegno di legge sulle intercettazioni del ministro Angelino Alfano nel 2008. Piccini, si muoveva per ottenere un subappalto da 9 milioni.


“Le intercettazioni a Finmeccanica gliele affidava il Ministero della Giustizia e io ho”, spiega il faccendiere, “ho parlato di questo con il presidente di Finmeccanica: Pierfrancesco Guarguaglini…e viene firmato un accordo quadro… perché non potevamo contrattualizzarlo finché non arrivava a loro (l’appalto principale, ndr) e viene fatto un accordo quadro tra Omega ET Themis, la mia nuova società e la Selex, che viene depositato con data certa…prevedeva l’accordo per il progetto sulle intercettazioni”. A questo punto il pm Cascini chiede a Piccini chi sia il manager del gruppo Finmeccanica con il quale ha concordato l’accordo e soprattutto chi sia il contatto che lo ha messo in contatto con lui e Piccini risponde: “Sabatino Stornelli di Selex Management, prima ho visto Guarguaglini e poi siamo andati con Morichini anche da Stornelli”.


E la destinazione della percentuale del 5,5? “il discorso delle percentuali prevedeva che io dirottassi sulla Sdb di Morichini e – nel caso in cui andassero a buon fine – sarebbero servite in parte per coprire Sdb, in parte per coprire la Fondazione Italiani Europei e in parte il Partito”. A questo punto Piccini comincia a sussurrare per la paura e si svolge questo siparietto con Francesco Greco:
Greco: “Alzi la voce”Piccini: “E che non …”Greco: “Lo so che è difficile dire certe cose, alzi la voce”.
Piccini: “E il partito”
Greco: “Quale partito?”
Piccini: “Il Partito Democratico”.
Il pm Cascini a questo punto chiede lumi sulla suddivisione interna: “Morichini mi disse: una parte va a me e una parte alle due strutture”, (Pd e Fondazione, ndr).
È evidente che si potrebbe trattare, anche se il racconto fosse confermato, di un caso di millantato credito ai danni del leader del Pd. Il pm Cascini chiede: “Ma che rapporto aveva Morichini con il Pd”. E Piccini: “Morichini era amico personale di Massimo D’Alema. Credo fosse quello che gli ha venduto il primo Ikarus (è stato cointestatario, ndr). Io ho incontrato D’Alema ad alcuni incontri e cene di Fondazione Italiana Europei, agli ultimi incontri elettorali sulle amministrative, però il rapporto diretto ce l’avevo con Morichini”. E qual era l’importo dell’affare? “Il contratto per noi nel tempo”, spiega il faccendiere, “si poteva sviluppare fino intorno agli otto – nove milioni di euro l’anno e su questi c’era il 5 per cento all’anno tra l’altro questo appalto non prevedeva la gara, sarebbe stata un’ operazione secretata per la problematica legata alle intercettazioni. Non era una gara era un affidamento diretto di Finmeccanica”.


Poi Piccini elenca gli altri orizzonti della collaborazione con l’amico di D’Alema, purtroppo stroncata dall’arresto: “gli parlo della sanità, gli parlo di altre attività e si cominciano rapporti anche col mondo Gse, (Gestore elettrico pubblico, ndr) per capire se si possono sviluppare attività anche presso Gse, ma la parte interessante era l’Umbria, dove si potevano portare a clonare le stesse attività che erano state fatte per la regione Lombardia”.


da "Il Fatto Quotidiano"





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