Radio Maria: ”L’impero romano è finito perché c’erano troppi gay"
Finalmente De Mattei, lo storico che tutti noi paghiamo 100mila euro l’anno come vicepresidente del CNR , ci svela l’inghippo che ha fatto crollare i nostri padri sotto il peso delle loro colpe.
L’esimio storico su Radio Maria ci toglie un dubbio che avevamo da circa 16 secoli: ma non è che Roma è crollata sotto il peso di un qualche “scandalo esecrando”? Sì, certo. E quale? L’omosessualità, è ovvio. Come avevamo fatto a non pensarci prima? Per spiegarci com’è andata veramente ilNostro tira fuori dal dimenticatoio (dove giustamente era finito) Salviano di Marsiglia. Che sicuramente è una pietra miliare, anche se da Wikipedia non abbiamo scoperto molto su di lui, accidenti. Diciamo che Salviano non è proprio Virgilio, ma di Virgilio non parliamo perché non sappiamo bene che rapporti avesse con quel Mecenate.
CENERE – Comunque de Mattei cita Salviano quando dice che fu fatta “cenere del prestigio di Roma grazie alla macchia infamante di quella perversione contro natura.” Che è l’omosessualità, lo ricordiamo. Insomma, il nostro vicepresidente fa una ricostruzione che ci fa capire che i Cartaginesi finiscono male per via dell’omosessualità, poi anche i romani si infettano per “l’abominevole presenza di pochi invertiti” che sono una “vergogna per tutto l’impero.” Meno male che arrivano i barbari, che “sono uno strumento del giudizio di Dio”, sempre secondo Salviano (e de Mattei).
GULP – Insomma i barbari, che non sono gay, fanno fuori i romani, che nel frattempo, dopo essere stati strumento del giudizio di Dio quando non erano gay, essendo diventati gay diventano vittime designate. Tutto chiaro quello che dice Salviano? Mattei è veramente seccato che anche noi siamo diventati come i romani di un tempo, cioè gay, e che, siccome siamo dei pervertiti, abbiamo iscritto “i vizi nelle leggi come diritti umani.” Mamma mia, è incredibile che in poco più di quattro minuti si riescano a dire tanti concetti così nefandi e inauditi, e pure storicamente devianti. Ascoltate con le vostre orecchie, se ce la fate.
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