Il dono dell’impunità



Per festeggiare degnamente il terzo compleanno del terzo governo Berlusconi, caduto proprio il 13 aprile, la maggioranza ha approvato alla Camera l’urgentissimo testo sulla prescrizione breve: con 314 voti a favore il Governo è finalmente riuscito nell’impresa di sbilanciare la giustizia a favore del primus habens, ovvero il premier. Un regalo confezionato ad arte e che ha visto l’intera squadra di governo prodigarsi, unita e compatta, per non perdere nemmeno uno dei preziosissimi voti utili a fare numero.
In quella che a rigor di logica dovrebbe essere la sua ora più buia, con scandali sessuali in pieno svolgimento e prestigio internazionale se è possibile ancor più in caduta libera, Berlusconi, come Freddie Krueger, riesce comunque a tornare illeso dagli inferi e a imporci nuovi incubi. In questo caso giudiziari. Per lui e molti altri - come i dirigenti Tyssenkrupp imputati a Torino o i colletti bianchi del Crac Parmalat - la riduzione dei tempi della prescrizione é letteralmente manna dal cielo e nel caso venisse confermata anche al Senato riuscirebbe ad obliterare processi in cui la colpevolezza degli imputati è palese (come nel processo Mills) o quasi.
Le “Disposizioni in materia di spese di giustizia, danno erariale, prescrizione e durata del processo”, questo il nome dato al provvedimento all'ultimo minuto grazie a un emendamento del peon Maurizio Paniz, non sono infatti altro che il testo riveduto e corretto del decreto sul processo breve archiviato nello scorso settembre. Se nella bozza portata avanti dal 2009 la strategia puntava ad uno spartiacque cronologico fin troppo ad personam - ne beneficiavano solo gli imputati per reati commessi prima del maggio 2006 - nel testo in visione al Senato tutti gli incensurati che si sottoporranno a giudizio per reati che esulino dalla “pericolosità sociale”, potranno automaticamente avere uno sconto da un quinto a un sesto di tempi di prescrizione.
Un’ecatombe giudiziaria che, secondo il presidente dell’Anm Luca Palmara, rischia di estinguere con un nulla di fatto almeno 15000 processi. Tra i reati considerati socialmente pericolosi rientrano esclusivamente quelli riguardanti mafia e terrorismo, perciò tutte le altre categorie penali - dall’omicidio ai reati finanziari - entrano a pieno titolo in questa amnistia preterinzionale. Se quindi il testo dovesse passare anche a Palazzo Madama si riuscirebbe a dare un poderoso colpo di spugna alla domanda di giustizia dei parenti delle vittime dell’Aquila, o a quelli di Viareggio o, comunque, a tutti quelli che sono in attesa di veder condannare qualcuno per omicidio colposo.
Durante le dichiarazioni di voto, trasmesse in diretta da Rai3 e seguite dai Tg serali, gli interventi dell’opposizione hanno sottolineato questo rischio ma è ben poco probabile che stavolta l’ennesima legge salva premier venga accantonata per le contestazioni di piazza, come accadde appena 7 mesi fa. Allora il testo era troppo spudorato per poter passare indenne il vaglio del Quirinale e i processi sembravano ancora troppo lontani dall’epilogo. Ora che i tempi processuali stringono, non è più possibile indugiare in balletti pseudo-democratici e la norma materializzatasi dal cilindro dell’onorevole ghostwriter Ghedini deve essere ratificata il più in fretta possibile.
Grazie alla prescrizione breve, il processo in cui il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari si chiuderebbe entro l’estate, anticipando i tempi di circa sette mesi e rendendo impossibile l’emissione della sentenza in primo grado, prevista per i primissimi mesi del 2012. Anche il processo sui presunti fondi neri creati da Mediaset in cui Berlusconi risponde per frode fiscale, vedrebbe accelerata la sua fine: in teoria, si prescriverebbe alla fine del 2013, con la nuova legge sei mesi prima. Il nostro primus habens, nonostante negli ultimi trent’anni sia stato inquisito per reati di vario genere e sorta, è infatti paradossalmente incensurato e poco importa che questo status l’abbia guadagnato a suon di leggi ad personam e di corruzioni più o meno manifeste. Per il casellario giudiziario il cittadino B. ha la fedina penale intonsa.
Oltre al dono dell’impunità Berlusconi, allo scadere del suo terzo anno di governo, si ritrova in tasca anche una personalissima vittoria parlamentare. Se a dicembre la maggioranza boccheggiava sull’aritmetica, offrendo non precisati vantaggi a chiunque avesse deciso di voltare gabbana, mercoledì ha invece retto benissimo ed anzi ha guadagnato 10 voti - 316 rispetto i 306 necessari all’approvazione - nel corso del voto segreto sull’articolo 3. Un degno anniversario quindi quello che si è celebrato a Montecitorio, che ingigantisce, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la distanza che c’è tra le “pubbliche nudità” del sovrano e il paese reale.
La speranza che un tale scempio dell’idea di giustizia non venga perpetrato, è riposta come sempre nelle mani del Presidente della Repubblica, che da Praga ha annunciato la volontà di valutare il testo “quando saremo vicini all’approvazione definitiva in Parlamento”. Si preannuncia dunque uno scontro col Colle, che Berlusconi spera di poter evitare con l’invio di Angelino Alfano che prossimamente dovrebbe raggiungere Napolitano per illustrargli i capisaldi della legge. Date le poche risorse intellettuali a disposizione del ministro della Giustizia, ci auguriamo che il Quirinale respinga la prescrizione breve ma, se la storia ci insegna qualcosa, Berlusconi tornerà comunque alla carica con altri lodi, leggi ad personam e trucchi da azzeccagarbugli, così come ci ha abituato nei suoi complessivi 10 anni di governo.


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