Crolla il consenso, l’Europa non si fida più del nucleare

nucleare munchL’Europa ripudia il nucleare: lo dicono i sondaggi diffusi all’indomani del disastro di Fukushima, sull’onda della presa di posizione della Germania contro lo sviluppo dell’energia atomica. Dalla Svezia alla Gran Bretagna, dalla Svizzera alla Finlandia, gli europei ora temono i rischi dei reattori: pur di rinunciare al pericolo delle radiazioni, i tedeschi sono pronti a veder ridurre la propria economia. Dati che spiazzano la Francia, in allarme per la nuova paura nucleare europea: secondo la multinazionale Areva, leader mondiale dell’atomo, Italia e Svizzera potrebbero effettuare una brusca retromarcia, non fidandosi più del “nucleare sicuro”, quello “di quarta generazione”.
In allarme, scrive Umberto Mazzantini su “GreenReport”, è lo stato maggiore dell’atomo francese: «Mentre Anne Lauvergeon, la zarina della multinazionale nucleare di Stato franceseAreva, era in Giappone per “apportare l’aiuto e l’esperienza di Areva” nella gestione della catastrofe nucleare di Fukushima», gli antinuclearisti di “Sortir du nucléaire” le hanno fatto un brutto scherzo, rendendo pubblico un documento interno della multinazionale che dirige. Si intitola “Impact of Fukushima event on nuclear power sector – Preliminary assessment”, ed è datato 25 marzo. Secondo i no-nuke francesi «dimostra che, lontano dal preoccuparsi realmente della sorte dei giapponesi, l’industriale si preoccupa prima di tutto degli eventuali impatti della catastrofe di Fukushima sulla costruzione delle nuove centrali nucleari, e quindi del suo giro d’affari».
La trasferta giapponese della Lauvergeon (e dello stesso Sarkozy) secondo “GreenReport” rivela una strategia di comunicazione precisa: «Si tratta di strumentalizzare la catastrofe di Fukushima per valorizzare le tecnologie nucleari di Areva», con l’espediente di portare assistenza alla nipponica Tepco. “Sortir du nucléaire” denuncia «il cinismo del quale dà prova Areva nel momento stesso in cui la popolazione giapponese soffre delle conseguenze drammatiche della catastrofe nucleare di Fukushima». Secondo il documento interno di Areva, il disastro giapponese avrà effetti già leggibili: più controlli sulla sicurezza e revisione degli standard, test e check-up in 14 paesi europei, ritardi nei programmi per le nuove centrali. Anne Lauvergeon con SarkozySolo la Germania però ha chiuso le 7 centrali più vestuste e annunciato di voler abbandonare al più presto l’energia atomica.
Se il quadro per il nucleare francese resta ottimistico, si accende invece la luce arancione per Italia e Svizzera: sono i paesi «che hanno deciso una pausa di riflessione nel loro programma di nuove costruzioni nucleari». La misura, scrive il rapporto di Areva, «è determinata soprattutto da un approccio di protezione al fine di prevenire-contenere reazioni eccessive». Per l’Italia, un anno di stop. Ecco cosa dice la scheda del rapporto francese dedicata alla situazione italiana: «Reazioni significative: un nuovo decreto nucleare che si occupa di impianti nucleari (nuove costruzioni e di stoccaggio delle scorie) è stato approvato, il referendum è confermato per il  12 e 13 giugno 2011 e la strategia politica nucleare rinviata di 24 mesi».


I francesi registrano la dichiarazione che il ministro Paolo Romani ha rilasciato alla “Reuters” il 22 marzo: «Al Consiglio dei ministri domani rilascerò una dichiarazione di una moratoria di un anno riguardo alle decisioni e alle attività sull’identificazione dei siti degli impianti dei nuovi reattori». Secondo “Quotidiano Energia”, la moratoria esclude tuttavia le attività connesse all’identificazione dei siti per lo stoccaggio delle scorie. Ricerca finora infruttuosa, ma che a quanto pare andrà avanti: sia in Paolo Romaniprevisione del rilancio del nucleare italiano, sia per dare comunque una soluzione alla situazione attuale, ingombrata dalle scorie delle vecchie centrali, sistemate in depositi provvisori e spesso inadatti.
Il dossier di Areva tenta di “consolarsi” pubblicando i risultati di diversi sondaggi sull’apertura di nuove centrali nucleari in diversi paesi, concludendo che «l’opinione pubblica internazionale ha mostrato una certa capacità di ripresa», all’indomani del disastro di Fukushima. A dire il vero, osserva “GreenReport”, secondo il “Pew Research Center”, negli Usa i favorevoli al potenziamento dell’utilizzo di energia nucleare sono in calo del 6%: passano infatti dal 45% dell’ottobre 2010 al 39% del 20 marzo 2011. Peggio ancora in Gran Bretagna, dove secondo “Bbc News” i favorevoli alla costruzione di nuove centrali nucleari passano dal 47 al 35%, con un calo netto del 12%. In Svizzera il crollo è addirittura impressionante: secondo “Demoscope” e “Matin Dimanche”, i favorevoli scendono dal 55 al 21% : ha cambiato idea uno svizzero su tre.
Nella nucleare Svezia, prosegue “GreenReport”, i consensi allo sviluppo dell’energia atomica si sono più che dimezzati: dal 47 al 21%. E un calo si registra anche nella vicina Finlandia. «La botta per il nucleare – scrive Mazzantini – arriva persino in Bulgaria, dove il consenso all’energia atomica precipita»: secondo “Alpha research”, si passa da un “bulgaro” 75% ad uno striminzito 51%. Ma il vero e proprio crollo viene dalla Germania, e rivela tutti i perché della «terrorizzata e velocissima marcia indietro» dellanuclearecancelliera Angela Merkel sul nucleare. Secondo un sondaggio “Emnid” pubblicato da “Bild am Sonntag”, il 30% dei tedeschi chiedono un’uscita immediata e completa dal nucleare; il 27% entro 5 anni; il 20% entro 10 anni.
Solo il 17% resta favorevole a utilizzare energia nucleare in Germania oltre il 2030, mentre il 60% dei tedeschi (contro il 34% di ieri) è disposto ad uscire al più presto dall’atomo, anche se questo comportasse una perdita economica personale, di posti di lavoro e di prosperità nazionale. «Dati – commenta Mazzantini – che smentiscono quanti (compreso il nostro governo e i nostri cantori del nucleare) dicevano che gli europei erano favorevoli al nucleare, e che rivelano quanto oggi siano ancora più contrari a mandarlo avanti»

da "Greenreport"





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