Come evitare e diminuire l’intossicazione radioattiva





Da: Manuale di protezione dalle radiazioni nucleari ad uso della popolazione (430 pagine,pubblicato su internet l’11 aprile 2011), di Eaco Cogliani, Edizioni del Centro Scuola-Lavoro di Milano, 1989:

http://www.scribd.com/doc/52723420/Manuale-di-protezione-dalle-radiazioni-nucleari

CAPITOLO SESTO
Effetti delle radiazioni nucleari sulla catena alimentare – Protezione – Dieta antiradioattiva
- Come evitare e diminuire l’intossicazione radioattiva per ingestione
- Indicazioni utili per regolarsi rispetto agli alimenti derivati dal latte con riferimento ai tre radionuclidi I131, Cs137, Sr90
- Tempo di permanenza dei radionuclidi nell’organismo, Tempo di dimezzamento biologico e Tempo di dimezzamento effettivo
- Radioattività negli alimenti
Attività inalata e ingerita da adulti, bambini, lattanti
Come evitare e diminuire l’intossicazione radioattiva per ingestione
(…) Una attenzione particolare merita il LATTE che contiene principalmente I-131. All’inizio è da scartare, senza esitazione; in seguito, per quanto riguarda lo 1-131 che ha un tempo di dimezzamento di circa 8 giorni, potrà essere assunto ma dopo aver verificato le concentrazioni degli altri isotopi in esso: ci riferiamo al K, Cs, Sr (vedasi tabe11a dei loro isotopi radioattivi). Un litro di latte infatti contiene per es. 1200 milligrammi (mg) di calcio. Va tenuto presente sia per il latte che per gli altri alimenti in cui si trovano il Cs-137 e lo Sr-90, che per essi, a causa del lungo tempo di dimezzamento che si esplica nel giro di pochi decenni (è quindi rilevante l’effetto sul singolo individuo) che la loro presenza nel latte va tenuta sotto controllo per un lungo tempo e non solo per qualche mese.
RICORDIAMO CHE: lo Stronzio ha un comportamento chimico analogo al Calcio; il Cesio ha un comportamento chimico analogo al Potassio.
Quindi dall’assorbimento delle piante fino alla introduzione nel corpo umano il Cesio è mescolato al Potassio, e lo Stronzio è mescolato al Calcio.
Nella tabella l è riportato il contenuto di potassio e calcio nei principali alimenti vegetali. Sia il Calcio che lo Stronzio sono concentrati di più nelle foglie e nei fusti, molto meno nei frutti, semi e tuberi.
Dalla Tabella 1 (distribuzione di Sr-90 nel riso) si vede che la mulitura del riso elimina la parte più contaminata. Il Potassio è contenuto per lo più sotto forma di nitrato di potassio e si concentra soprattutto nei fusti delle piante.
In definitiva un criterio di massima per controllare nella dieta l’introduzione di Sr-90 e Cs-137 è quello di controllare il contenuto di Calcio e Potassio introdotti.
(…)
INDICAZIONI UTILI PER REGOLARSI RISPETTO AGLI ALIMENTI DERIVATI DEL LATTE, RIFERIMENTO AI 3 RADIONUCLEIDI I-131, Cs-137, Sr-90


A seguito delle lavorazioni che subisce il latte si ha:
- che solo piccole percentual d’I-131 e Cs-137 permnangono ne1 BURRO, che puo essere considerato un alimento di buona affidabilità anche nel caso di importante contaminazione radioattiva del latte.
- Il SIERO acido contiene oltre il 90% dei tre radionucleidi in questione, quindi la radioattività sarà presente particolarmente nei formaggi a coagulaione acida, nelle paste fresche, nella ricotta ottenuta dal siero.
- I FORMAGGI si possono considerare come prodotti in cui passa una piccola parte dei radionucleidi per la massima parte rimasti nel siero dolce (coagulazione presamica del latte) e lo Sr-90 rimane legato in particolare alla caseina. Quindi i formaggi sono più affidabili del latte da cui denvano.
I dati forniti dal Centro Latte CNR di Milano dopo l’incidente di Chernobyl confermano queste indicazioni: la radtoattività trattenuta dal formaggio risultò mediamente, a seconda del t1po di caseificazione, il 15-19% di quella del latte d1 partenza nel maggio 86 e del 12% nel giugno-luglio 86.
- In pratica 1-2 etti di formaggio equivalgono, in termini di radioattività ingerita, ad l bicchiere di latte da cui il formaggto è stato ottenuto.
Nel LATTE lo Sr-90 rappresenta 0,5-1% della radioattività beta, ma nei fonnaggi ne rimane comunque una gran parte legata alla caseina. Abbastanza alta risultava infatti la sua presenza nel provolone e grana. [NdR: Occorre però considerare che grana e parmigiano stagionati prima dell'incidente di Fukushima, anche 18 mesi prima, ovviamente non presentano pericoli]
(per indicazioni particolareggiate vedi “contaminazione radioattiva di latte e derivati a seguito dell’incidente di Chernobyl” in “La rivista della società italiana di scienza dell’alimentazione” n. 1/1987)
(…)
NUBE RADIOATTIVA DOVUTA AD EMISSIONI DA PARTE DI UN REATTORE NUCLEARE O AD ALTRE CAUSE.
Gli incidenti verificatisi in questi ultimi anni dimostrano ampiamente come il rischio in tutti questi casi per la popolazione (ma anche per il personale addetto di cui in questo testo non ci occupiamo) sia di gran lunga superiore alle previsioni “ufficiali”. L’estensione stessa della contaminazione in casi di fuoriuscita da un reattore d1 un volume di materiale contenente sostanze radioattive, è molto più grande delle previsioni.
In tale caso la distribuzione del materiale radioattivo dipende:
l) dal volume della “nube” (usiamo un termine ormai entrato nella conoscenza comune)
2) dalla natura dei materiali radioattivi (le sostanze più pesanti si depositano prima)
QUESTE DUE PRIME INFORMAZIONI SONO IN POSSESSO SOLO DELLE AUTORITA’ A CUI E’ SOGGEITO L’IMPIANTO (sia autorità tecniche che politiche): la deduzione indiretta è comunque lunga ed incerta.
3) dai venti e dalle condizioni metereologoche e complessive.
4) dalle condiioni geografiche in cui sono situate le popolazioni (per es. popolazioni di montagna)
5) dalla distanza dal luogo dell’incidente
6) da altre caratterisstiche morfogeologiche tipiche del territorio (per valutare ad es. la diffusione delle sostanze che man mano si depositano per es. a seguito delle precipitazioni atmosferiche): altezza, tipo di terreno, forma del territorio, ecc.
(…)
ZONA TRE
(…)
Vedere istruzioni al Cap. VI sui criteri per la dieta alimentare e le relative tabelle (radioisotopi e loro comportamento).
Nella tabella precedente c’è un elenco dei principali radioisotopi prodotti di fissione nei reattori nucleari.
• Evitare l’inalazione ed il contatto con le polveri radioattive (continuano a valere tutte le istruzioni date prima sull’igiene, il vestiario, la pulizia degli ambienti e la pulizia personale soprattutto dei bambini).
• Tenere sotto controllo sia la radioattività ambientale, sia la radioattività personale.
• Per la parte della popolazione che non si allontanasse da una zona ancora particolarmente radioattiva, utilizzare al massimo i posti protetti: non necessariamente rifugi antiatomici ma altri posti anche nella propria abitazione e in varie opere edilizie ad uso civico che si possono adattare con protezioni di emergenza (vedere Cap. IX) dove passare ad es. le ore di sonno quotidiano, o svolgere altre attività per cui possono essere adattati.
• Nel caso che nella propria zona la protezione avesse avuto difficoltà operative, dare la propria collaborazione volontaria (in questo noi italiani siamo i più “esperti” del mondo) cercando anzitutto di mettersi in contatto con i centri di soccorso e di controllo per avere le informazioni che occorrono (come già precisato nelle istruzioni relative allle due pnme fas1 e soprattutto nella seconda fase). Seguire le istruzioni e trasmetterle più correttamente possibile agli altri. Per evitare l’intasamento delle linee telefoniche chiedere uno per gruppo le informaz1on1.
La commissione scientifica delle Nazioni Unite ha cercato di valutare, almeno approssimativamente la dose di radiazioni nucleari necessaria a provocare nella specie umana la comparsa di un numero di mutaz1oni pari a quelle che compaiono normalmente, in una generazione, ed ha concluso che tale valore s1 aggira, presumibilmente, considerata la scarsità dei dati a disposizione, fra i 10 e i 100 rem.






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