“Senza crocifisso in aula non si può fare il giudice”: la Cassazione conferma


Confermata dalla Cassazione la ‘rimozione’ dall’ordine giudiziario di Luigi Tosti, il giudice di Pace del tribunale di Camerino, sanzionato dal Csm con la perdita del posto per essersi rifiutato di tenere udienza per via della presenza del Crocefisso nelle aule di giustizia italiane. Secondo la Suprema Corte – sentenza 5924 delle sezione unite civili, depositata oggi – e’ del tutto corretto il ‘verdetto’ disciplinare emesso dal Consiglio Superiore della Magistratura il 25 maggio 2010 che ha pronunciato la destituzione del giudice ‘anticrocefisso’.

IL RICORSO
Il ricorso dell’ex magistrato era stato presentato in Cassazione contro la sentenza disciplinare del Csm che, lo scorso gennaio, aveva disposto la rimozione dalla magistratura per Tosti che si era rifiutato di celebrare le udienze nelle aule con il crocifisso. Tra il maggio e il luglio 2005, infatti, Luigi Tosti non celebro’ 15 udienze. Assolto in sede penale dall’accusa di omissione in atti d’ufficio perche’ era stato sostituito da altri colleghi, Tosti e’ stato sospeso dal suo incarico a partire dal febbraio 2006. La decisione della Cassazione si conoscera’ soltanto tra un mese contestualmente al deposito delle motivazioni. Luigi Tosti era presente in aula per l’udienza e si e’ detto pronto a ricorrere alla Corte di Strasburgo in caso di esito negativo. ‘Io sono stato assunto in un Tribunale laico -ha affermato Tosti- e non in un Tribunale ecclesiastico. Nessuno mi puo’ imporre di celebrare udienze dove c’e’ il crocifisso. Se la Cassazione confermera’ la mia rimozione ricorrero’ a Strasburgo’.

IL PROBLEMA DELLE ALTRE FEDI
Per esporre negli uffici pubblici, tra i quali rientrano le aule di giustizia, simboli religiosi diversi dal Crocefisso ‘e’ necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste’. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni con le quali ha confermato la rimozione dalla Magistratura del giudice ‘anticrocefisso’ Luigi Tosti, che rifiutava di tenere udienza finche’ il simbolo della Cristianita’ non fosse stato tolto da tutti i tribunali italiani. In alternativa Tosti chiedeva, anche in Cassazione, di poter esporre la ‘Menorah’, simbolo della fede ebraica.

POSSIBILI CONFLITTI
Dopo aver respinto la pretesa di Tosti per quanto riguarda la richiesta di esporre il simbolo ebraico accanto al Crocefisso, la Cassazione rileva che una simile scelta potrebbe anche essere fatta dal legislatore valutando, pero’, anche il rischio di ‘possibili conflitti’ che potrebbero nascere dall’esposizione di simboli di identita’ religiose diverse. ‘E’ vero che sul piano teorico il principio di laicita’ – scrive la Cassazione – e’ compatibile sia con un modello di equiparazione verso l’alto (laicita’ per addizione) che consenta ad ogni soggetto di vedere rappresentati nei luoghi pubblici i simboli della propria religione, sia con un modello di equiparazione verso il basso (laicita’ per sottrazione)’. ‘Tale scelta legislativa, pero’, presuppone – spiega la Cassazione – che siano valutati una pluralita’ di profili, primi tra tutti la praticabilita’ concreta ed il bilanciamento tra l’esercizio della liberta’ religiosa da parte degli utenti di un luogo pubblico con l’analogo esercizio della liberta’ religiosa negativa da parte dell’ateo o del non credente, nonche’ il bilanciamento tra garanzia del pluralismo e possibili conflitti tra una pluralita’ di identita’ religiose tra loro incompatibili’.

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Commenti

Gian Luigi ha detto…
Ho sempre detto e lo ribadisco che in Italia coesistono tre Stati ufficiali ed un ombra: lo Stato Italiano, la Chiesa e la mafia. Lo stato ombra è l'America che si è intrufolata in Italia con il piano Marshall nel dopoguerra.

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