Riforma della giustizia e intercettazioni le priorità del governo


Il governo preme solo su intercettazioni e riforma giustiziaLa riforma delle intercettazioni approvata dal Senato il 10 giugno 2010 potrebbe venire 'licenziatà, anche dalla Camera, così com'è. Senza ulteriori modifiche. 

Meglio un testo 'annacquato subitò, sarebbe il ragionamento predominante, che uno migliore chissà quando. Ora ci sono troppe questioni aperte sulla giustizia, si osserva, «meglio accelerare» su un ddl che comunque «qualche risultato lo produrra».
È quanto emerge conversando con i tecnici della Giustizia del centrodestra ora impegnati su quattro fronti 'caldì: riforma della giustizia; conflitto di attribuzione sul caso Ruby; intercettazioni; processo breve. Entro la settimana, assicurano, si dovrà riunire la Consulta del Pdl per fare il punto anche sul processo breve. Il 14 marzo, infatti, scade il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Giustizia e ci si vuole confrontare sulle proposte di modifica che potrebbero essere depositate.

«La mia posizione sul tema - spiega il relatore Maurizio Paniz - è sin troppo nota: sono favorevole a che venga cancellata la norma transitoria», quella che prevede l'applicazione del testo ai processi in corso. Ma in diversi sostengono che, al suo posto, si potrebbe introdurre una misura che riduca i termini della prescrizione. Con una tesi: sarebbe bene che «la prescrizione processuale (quella che estingue il processo) si armonizzasse con quella sostanziale», cioè quella del reato. In attesa che si faccia chiarezza sul punto, i tecnici di via Arenula starebbero limando la riforma che dovrebbe essere esaminata dal Consiglio dei ministri giovedì prossimo.
E che potrebbe essere illustrata al Colle da Berlusconi (condizioni di salute permettendo) e Alfano mercoledì. Le anticipazioni che trapelano oggi confermano sostanzialmente quelle dei giorni scorsi. Unica novità: si starebbe ragionando sul fatto se il Pg della Cassazione, che potrebbe presiedere il Csm dei Pm, debba essere o meno di nomina parlamentare. In caso affermativo, si dovrebbe riflettere su eventuali criteri di selezione.
Nella maggioranza, però, c'è chi vorrebbe che entrambi i Csm vengano presieduti sempre dal Capo dello Stato. Per il resto, si confermano capisaldi del ddl la separazione delle carriere; un Csm diviso in due (uno per i Pm l'altro per i giudici); Alta Corte di disciplina esterna a Palazzo dei Marescialli composta forse da un terzo di togati, un terzo laici e un terzo nominati dal capo dello Stato le cui toghe potrebbero essere elette dai capi degli uffici giudiziari; principio di responsabilità dei magistrati inserito in Costituzione; inappellabilità delle sentenze assolutorie.
La modifica sulla polizia giudiziaria dovrebbe riguardare l'art. 109 della Costituzione per far sì che il Pm ne disponga secondo le forme stabilite dalla legge. Ai due Csm sarà vietato adottare atti di indirizzo politico o esprimere pareri sui ddl del governo, a meno che non ne faccia esplicita richiesta il ministro della Giustizia. Nella Lega si punta sempre a un'elezione diretta dei magistrati onorari con funzioni di pm o dei capi degli uffici giudiziari. Ma se si arrivasse a un'elezione «di popolo» dei Pm c'è chi ritiene, nel Carroccio, che si potrebbe anche dar vita ad un Csm solo di togati. Sul conflitto di attribuzioni per il caso Ruby, intanto, Fli e Pd annunciano battaglia. Il finiano Nino
Lo Presti assicura che mercoledì prossimo, quando l'esame della lettera dei presidenti dei gruppi di maggioranza verrà incardinato in Giunta per le Autorizzazioni della Camera, ne chiederà l'inammissibilità sollevando una questione pregiudiziale.
Fonte AffarItaliani.
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