Libia, ultimatum Obama: “Immediata cessazione violenze o intervento militare”

Ultima chiamata per Gheddafi: Barack Obama non è tenero con il Colonnello, se non cesseranno immediatamente le violenze la risposta sarà immediata. “Se Gheddafi non rispettera’ la risoluzione dell’Onu allora andra’ incontro a un’azione militare” Lo ha detto il presidente Usa, aggiungendo che il rais “commettera’ altre atrocita’” se lasciato senza controllo.

Prima, il presidente aveva dichiarato: “Non invieremo truppe in Libia, e non useremo la forza per andare oltre il nostro scopo, che e’ la protezione della popolazione civile”. L’intervento durante un discorso sulla crisi in Libia, alla luce della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “E’ uno sforzo difficile, ma non possiamo rimanere inermi di fronte a quello che sta accadendo in Libia, l’azione e’ necessaria”, ha proseguito Obama, per il quale “la leadership americana e’ essenziale, ma non significa agire da soli. Ci stiamo coordinando con la comunita’ internazionale”.

Una mattinata di bombardamenti su Misurata e altre citta’ della Libia occidentale. Poi l’annuncio di un cessate il fuoco immediato per ‘proteggere i civili’, un annuncio di cui molti – a cominciare dagli insorti della Cirenaica – diffidano. Cosi’ il regime di Muammar Gheddafi ha accolto, tra minacce e passi indietro, la risoluzione Onu che ha deciso di imporre una no fly zone sulla Libia, mentre la comunita’ internazionale valuta in queste ore le opzioni militari per applicarla. ‘La Libia non ha paura’, ha detto stamani il figlio del Colonnello, Saif al Islam, annunciando che forze anti terrorismo saranno mandate a Bengasi per disarmare i ribelli e che le truppe lealiste accerchieranno la citta’, senza pero’ entrarvi. Qualche ora dopo, l’annuncio del cessate il fuoco da parte del ministro degli Esteri, Mussa Kussa. ‘E’ un bluff’, ha commentato il comandante degli insorti, Khalifa Heftir, sottolineando che ‘tutto il mondo sa che Gheddafi e la sua famiglia sono dei bugiardo’. Secondo fonti dei ribelli, inoltre, le truppe governative potrebbero usare ‘scudi umani’ contro possibili attacchi aerei internazionali. Stamattina l’esercito libico ha di nuovo bombardato Misurata, ultima roccaforte dei ribelli nell’ovest del Paese, a soli 200 chilometri da Tripoli, e altre citta’ della Tripolitania, Nalut (a 245 km a sud-ovest di Tripoli) e Zenten (a 60 km), dove ci sono ancora sacche di resistenza anti-regime. Come se Gheddafi volesse prima chiudere il capitolo insorti nella Libia occidentale, per concentrare l’offensiva nella Cirenaica.

L’attacco a Misurata, hanno riferito i ribelli, e’ andato avanti per ore, con ‘bombe di tutti i tipi’ e colpi di artiglieria. E con i ‘lealisti’ che hanno tentato di entrare in citta’ con ‘circa 25 tank’. Il governo libico – che ieri dava per ‘presa’ Misurata – ha smentito che oggi ci sia stata un’operazione militare sulla citta’, mentre fonti ospedaliere hanno parlato di almeno 25 morti, tra cui dei bambini. Davanti allo scetticismo sul cessate il fuoco, compreso quello del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha detto di voler vedere ‘i fatti’, il portavoce del governo di Gheddafi ha assicurato che Tripoli lo sta gia’ rispettando e ha chiesto a Turchia e Malta di controllare. Il ministro degli Esteri ha anche assicurato l’impegno a proteggere gli stranieri nel Paese e i loro beni. Gli insorti, ormai forti del sostegno internazionale, devono fare i conti non solo con le truppe lealiste, ma anche con gli infiltrati pro-Gheddafi che si nascondono tra le loro fila. Uno di questi, hanno riferito fonti dell’esercito rivoluzionario, e’ stato ferito in uno scontro a fuoco oggi, in una localita’ imprecisata, mentre i suoi uomini sono rimasti uccisi. L’uomo, secondo quanto si e’ appreso, aveva con se’ mappe dei siti strategici della ‘Rivoluzione’.

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