Libia, Gheddafi bleffa: nessun cessate al fuoco: le operazioni continuano


Attacco alla Libia. Gheddafi bleffa: nessun cessate al fuoco. Le operazioni continuano
ULTIMORA - I caccia italiani sono rientrati alla base. La missione - secoondo quanto trapelato dagli ambienti militari -avrebbe avuto successo, anche se c'è stretto riserbo sugli obiettivi colpiti dai piloti.
Intanto dalla Casa Bianca arriva la notizia ufficiale che Gheddafi non ha rispettato il cessate al fuoco che avrebbe dovuto partire alle 21 di questa sera. Le oprazioni in Libia, quindi, continuano. Almeno questo è quanto ribadito dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Tom Donilon, il quale ha aggiunto che la seconda fase dell'operazione in Libia, guidata da altri partner della coalizione dopo gli Usa, scatterà nei prossimi giorni e non nelle prossime settimane, com'era stato comunicato in precedenza. Dal fronte giunge la notizia che un  edificio amministrativo situato nel complesso di Bab el Aziziya a Tripoli, la residenza di Muammar Gheddafi, è stato stasera totalmente distrutto da un missile.

ULTIMORA -  Ajdabiya è stata liberata e le forze di Gheddafi cacciate. Lo riporta Ismail Elhram, uno dei ribelli armati a Tobruk: "Oggi erano ancora sulla strada nel deserto tra Tobruk e Ajdabija, a 260 chilometri da qui. Un nostro aereo partito dalla base aerea di Tobruk li ha colpiti. Non li ho visti negli occhi ma abbiamo usato gli Rpg per ricacciarli indietro - ha proseguito il rivoluzionario della Cirenaica - i miliziani sono fuggiti verso ovest lasciando ad Ajdabiya macchine piene di armi e una uniforme nuova di zecca, con tutto l'equipaggiamento, forse lasciata da un mercenario".
Secondo Elhram adesso la gente di Ajdabiya può tornare a prendere le proprie cose, ma la città è mezza distrutta dai bombardamenti dei giorni scorsi da parte delle forze governative.

ULTIMORA - "Gli attacchi aerei condotti sulla Libia da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno avuto  molto successo". E' quanto riferito al Pentagono dall'ammiraglio William Gorney, precisando che  da ora  nelle operazioni di imposizione della no fly zone sono coinvolti anche altri quattro Paesi: Italia, Canada, Belgio e Qatar.

ULTIMORA - NESSUN CESSATE AL FUOCO - C'era molto scetticismo nell'aria sul possibile cessato  al fuoco promesso da Gheddafi per le ore 21. Ma anche dopo l'ora stabilita la contraerea del rais ha continuato a far fuoco nei cieli della capitale, dove si sono udite anche delle forti esplosioni. Ma si combatte anche a Bengasi, la città ancora sotto la stretta dell'esercito del regime. D'altra parte il colonnello non ha smesso di minacciare l'occidente e in particolare l'Italia che ha definito un paese traditore, al pari della Gran Bretagna,  Francia e Stati Uniti. Nemici che il rais nel messaggio audio trasmesso dalla tv libica paragona a nazisti. Il rais ha promesso l'inferno  di una  lunga guerra che alla fine sarà vinta dal suo paese. Insomma Gheddafi non demorde. Non ci sarà nessuna resa.
Intanto dalle navi Usa sono stati lanciati altri 124 missili da crociera Tomahwak, mentre continua l'operazione militare della coalizione internazionale con i caccia italiani , decollati alle 20 dalla base di Trapani, al fianco dei jet statunitensi, britannici e francesi. Al momento Gheddafi non è nella lista degli obiettivi, ha fatto sapere il Pentagono. Tuttavia non è da escludere che i raid aerei abbiano colpito la zona dove si trova il palazzo del rais.
Nel frattempo è arrivato un comunicato dal presidente del Venezuela: "L'impero yankee ha preso la decisione di scalzare Gheddafi, di approfittare dei disordini popolari per annientarlo e anche ucciderlo, e sopra un mare di sangue impossessarsi del petrolio". E' quanto ha dichiarato  Hugo Chavez.


ULTIM'ORA - LEGA ARABA CRITICA I RAID - La Lega Araba ha criticato i raid aerei della coalizione internazionale sulla Libia, che sono andati oltre il loro obiettivo, che era di imporre una non fly zone; un obiettivo «diverso da quanto sta succedendo in Libia». Lo ha detto il segretario generale della Lega, Amr Mussa. «Quello che vogliamo è proteggere i civili, non bombardarne altri», ha detto. La risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza sulla Libia afferma il divieto di ogni tipo di «invasione e di occupazione», ha affermato Amr Mussa, parlando con i giornalisti, sottolineando che la Lega Araba ha chiesto la no fly zone per proteggere i civili. «La protezione dei civili non richiede operazioni militari», ha sottolineato Mussa.
L'azione militare degli Stati Uniti e delle forze alleate in Libia è giustificata dalla risoluzione 1973 approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha detto oggi un alto esponente dell'amministrazione Usa in risposta alle critiche della Lega Araba sui bombardamenti. «La risoluzione fatta propria dagli arabi e dal Consiglio di Sicurezza fa riferimento a 'tutte le misure necessariè atte a proteggere i civili, e ciò include ma va oltre la no fly zone», ha spiegato la fonte a Rio de Janeiro durante la visita in Brasile del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.(
40 attacchi di aerei americani sono stati effettuati dopo una pausa di alcune ore questa mattina in vari punti strategici. Colpiti obiettivi militari e installazioni delle truppe del colonnello Gheddafi. Verso le 11 anche i francesi hanno ripreso le incursioni con i medesimi obiettivi. I raid si sono concentrati soprattutto a Bengasi e hanno distrutto decine di mezzi di Gheddafi: lo constatano fonti giornalistiche e degli insorti sul posto. Le fonti parlano di «carri armati svantrati, di pezzi d'artiglieria anneriti frammisti ai cadaveri di combattenti africani con indosso uniformi kaki visibili sul sito bombardato», che dista 35 chilometri a ovest da Bengasi. L'attacco, condotto da aerei francesi, è durato un paio d'ore a partire dalle 05:30 locali
Intanto un migliaio di persone fedeli al regime hanno fatto uno scudo umano in quella che potrebbe essere la residenza del colonnello. Ma non ci sono ovviamente certezze, soprattutto per il fatto che Gheddafi non appare in pubblico da 48 ore e nessuno sa con certezza dove possa essersi nascosto. Il regime di Tripoli starebbe armando anche i civili nel disperato tentativo di rispondere agli attacchi aerei della coalizione internazionale. «Abbiamo ricevuto una telefonata alle 3 del mattino, nella quale si chiedeva a tutti di andare nelle strade», afferma una donna dalla capitale libica, secondo quanto riporta la Cnn. «Ai civili è consentito prendere fucili mitragliatori e armi anti aeree per sparare contro gli aerei», ha spiegato la donna.

ULTIM'ORA - La Russa: "Pronti ad intervenire direttamente nel conflitto" - «Ieri sera intorno alle ore 23 abbiamo avuto richiesta formale di assetti da parte di altri Paesi e dalle 23:59 abbiamo dato la disponibilità di 8 aerei: 4 caccia e 4 Tornado in grado di neutralizzare radar». Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo a «in 1/2 h» di Lucia Annunziata su Rai Tre, spiegando che gli aerei italiani potranno essere impiegati dal comando della Coalizione «in ogni momento». I quattro caccia, ha spiegato il ministro, «hanno il compito di contrastare eventuali aerei che fossero contro la coalizione», mentre i «Tornado ECR sono in grado di neutralizzare i radar». «È possibile che si aggiungano altri assetti - ha aggiunto - se sarà necessario, ma per il momento sono solo questi otto aerei e non anche, perchè non è stata ravvisata la necessità, Tornado di altro genere come quelli armati di missili a lunga gittata fino a 300 chilometri». «Da oggi questi otto aerei - ha spiegato - potrebbero essere impiegati in qualunque momento, mentre sono già state messe a disposizione dall'inizio le basi in Sicilia, in Puglia, in Sardegna». I velivoli italiani, ha detto ancora La Russa, sono da oggi «sotto un unico comando, che è a Napoli» e che è retto dall'ammiraglio Usa Samuel J. Locklear, che «resterebbe lo stesso qualora il comando passasse dalla coalizione alla Nato». Alla trasmissione ha partecipato anche l'analista Edward Luttwak il quale ha sottolineato che «La Russa è uno dei pochissimi ministri in tutto il mondo che ha un rapporto personale, diretto, con il segretario alla Difesa Usa Bob Gates».
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TRIPOLI - Attacchi dal cielo e dal mare, piogge di missili sulle coste libiche per costringere Muammar Gheddafi a cessare il fuoco e a porre fine alle violenze contro i civili. L'operazione Odissey Dawn della coalizione internazionale è entrata nel secondo giorno con notizie di un bombardamento su Tripoli dopo che ieri aerei francesi avevano colpito nella regione di Bengasi e almeno 110 missili cruise erano stati lanciati da Usa e Gran Bretagna. Gheddafi per ora ha reagito solo a parole: «Il Mediterraneo è diventato un campo di battaglia - ha detto ieri in tarda serata -. Attaccherò obiettivi civili e militari». Tripoli ha anche chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e ha annunciato che non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina. Prima dell'alba la contraerea è entrata in azione nella capitale libica e si sono udite esplosioni, mentre si alzavano grida di «Allah è grande».
Del bombardamento nelle prime ore di oggi su Tripoli hanno dato notizia l'Afp e la televisione di stato libica. L'attacco contro le forze di Gheddafi era cominciato alle 17,45 di ieri, dopo il via libera arrivato nel primo pomeriggio dal vertice di Parigi sulla Libia fra Onu, Usa, Ue e paesi arabi. I primi a partire erano stati quattro cacciabombardieri francesi che avevano distrutto diversi carri armati delle forze governative. A Tobruk, città dell'estremo ovest in mano agli insorti, era esplosa la gioia. Ieri mattina, il rais aveva fatto sferrare un durissimo attacco contro Bengasi con razzi e artiglieria, nel tentativo di conquistare la roccaforte dei ribelli prima dell'intervento occidentale. Dopo i bombardieri francesi, sulla Libia sono stati sparati missili Tomahawk americani e britannici, almeno 110 secondo il Pentagono, lanciati da navi e sommergibili contro batterie contraeree e depositi di carburante. In nottata Londra ha comunicato di avere anche effettuato raid aerei. Secondo la tv di stato, gli attacchi hanno provocato la morte di almeno 48 persone e il ferimento di altre 150 e colpito obiettivi civili in diverse zone del Paese nonchè un ospedale in un sobborgo della capitale. Odissey Dawn Š la pi— grande operazione militare internazionale contro un paese arabo dall'invasione dell'Iraq nel 2003. L'Italia sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di sette basi militari, mentre i caccia mobilitati per l'intervento militare in Libia si sono concentrati nella base di Trapani Birgi. I bombardamenti fanno seguito alla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 17 marzo scorso che prevede una no-fly zone rafforzata e l'immediato cessate il fuoco per proteggere la popolazione civile.
I Tornado della Raf che hanno partecipato all'operazione in Libia hanno volato 4.800 chilometri dalla base di Marham nel Norfolk e ritorno, la missione di bombardamento più a lungo raggio dai tempi della guerra delle Falkland nel 1982. Lo ha detto il ministro della difesa Liam Fox. L'operazione di almeno 3 Tornado appoggiati da aerei da rifornimento VC10 e Tristar e da ricognizione ED Sentry e Sentinel si è coordinata da parte britannica con quella di un sottomarino della classe Trafalgar che ha lanciato missili teleguidati per abbattere le difese anti-aeree libiche su oltre 20 località della costa.
«La risoluzione dell'Onu è nettissima riguardo all'obiettivo finale: sbarazzare la Libia del dittatore Muhammar Gheddafi. Per questo il Consiglio di sicurezza ha autorizzato il ricorso a ogni mezzo, salvo l'occupazione militare del Paese. In breve tutto è lecito, o quasi». Lo dice a Repubblica il generale Wesley Clark, ex comandante supremo delle forze Nato durante la guerra del Kosovo. I raid aerei, spiega, potranno prendere a bersaglio anche il quartier generale del Colonnello. Nessun ritardo d'intervento, afferma il generale, da parte della Casa Bianca: «Bisognava stabilire delle pre-condizioni, esplorare la compagine dei ribelli, capire meglio chi fossero. Poi serviva l'assenso della Lega araba, degli alleati. E infine bisognava completare tutto il percorso diplomatico all'interno dell'Onu».
L'equipaggio di un rimorchiatore d'altura italiano è stato trattenuto nel porto di Tripoli da uomini armati: lo apprende l'ANSA da fonti qualificate, secondo le quali le persone a bordo sono otto italiani, due indiani e un ucraino. I fatti, secondo le scarne informazioni disponibili, si sarebbero verificati ieri pomeriggio, quando il rimorchiatore stava sbarcando a Tripoli dei lavoratori libici. Alcuni uomini armati, tra cui uno che si sarebbe qualificato come il comandante del porto, hanno fermato l'equipaggio, impedendo al rimorchiatore di ripartire. Gli italiani e gli altri si troverebbero tuttora a bordo.

Governo italiano spaccato
«Sono molto meno entusiasta del ministro La Russa, che parla di una nostra partercipazione attiva in Libia. Premesso che l'Italia è vincolata alla risoluzione dell'Onu, su questo intervento nutro molte perplessità». Lo afferma il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, intervistato dal 'Corriere della Serà. Manovano rileva che «non sappiamo chi sono gli insorti» e si domanda «perchè non si fa lo stesso in Bahrein, Siria o Yemen» se la motivazione dell'intervento è la liberazione da un tiranno che massacra la sua popolazione. Il sottosegretario ricorda che non è solo la Lega ad aver espresso contrarietà visto che «una decina di giorni fa firmammo un appello, 42 parlamentari del Pdl, per chiedere la via diplomatica». Secondo Mantovano, ora che è stata minacciata l'opzione militare, credo che fermare le armi e riprendere la trattativa sia la cosa giusta«. Di sicuro, mentre »Berlusconi ha mostrato tutta la sua angoscia per la svolta in atto«, alcuni nel governo, invece, »manifestano un entusiasmo che io assolutamente non posso condividere«.

Gheddafi: "Crociata contro Satana"
«L'attacco alla Libia è una nuova crociata contro l'Islam, ma sarete sconfitti, come già siete stati sconfitti in Iraq e in Somalia, come vi ha sconfitto Bin Laden»: è quanto ha detto il colonnello Muammar Gheddafi rivolgendosi alla coalizione occidentale, in un messaggio teletrasmesso dalla Tv di Stato libica oggi. Noi vinceremo contro il partito di Satana col permesso di Allah». È con queste parole che il colonnello libico Muammar Gheddafi ha concluso il suo messaggio audio trasmesso oggi dalla tv di stato libica. Rivolgendosi all'alleanza che sta conducendo i raid aerei contro il suo paese ha avvertito: «non rallegrtevi presto. L'occidente ci ha dato la possibilità di condurre una rivoluzione mondiale».

Hague: "Gheddafi non parla più a nome della Libia"
Il ministro degli esteri britannico William Hague ha detto alla Bbc che il colonnello Muammar Gheddafi «non parla più per la Libia». Gheddafi «continua ad avere liquidi per comprare appoggi: ma come vediamo dalle numerose defezioni in tutto il mondo, c'è una vasta opposizione da parte di chi sente di avere la possibilità di esprimersi in questo senso», ha detto Hague che ha ribadito, come aveva fatto poco prima il cancelliere dello scacchiere George Osborne, che «la risoluzione non ci permette di cambiare il regime libico ma permette al popolo della Libia di scegliere il suo futuro». Hague ha detto d'altra parte che la risoluzione Onu consente più della creazione di una zona di non volo: «Include altre misure a protezione della popolazione civile e rende possibile attaccare forze che minacciano il popolo della Libia».

Osborne: "Per ora niente truppe di terra"
«Per il momento» non ci sono piani da parte della Gran Bretagna di impiegare truppe di terra nell'operazione contro il leader libico Muammar Gheddafi. Lo ha detto il cancelliere dello scacchiere George Osborne. Osborne, che ha partecipato alla riunione del comitato di emergenza Cobra ieri sera a Londra, ha detto che il mandato dell'Onu che autorizza l'azione in Libia è «molto chiaro» e ha aggiunto che «per il momento» non ci sono piani di impiegare truppe di terra nell'operazione. Osborne ha detto alla Bbc che l'obiettivo a breve dell'operazione è di creare una 'no fly zonè che permetta il pattugliamento della Libia da parte di altri paesi della coalizione. A lungo termine lo scopo è «creare lo spazio perchè il popolo libico possa prendere le proprie decisioni per il futuro», ha detto il cancelliere anche se «ovviamente la Gran Bretagna vorrebbe che il colonnello Gheddafi se ne andasse». Ma «questo non è parte della risoluzione Onu, spetta al popolo libico decidere il suo futuro». Osborne ha aggiunto che le forze militari del Regno Unito «sono lì per porre in atto il cessate il fuoco e proteggere la popolazione civile. Non per mettere in Libia una forza di occupazione». Secondo il cancelliere l'operazione ha avuto già un effetto: impedire a Gheddafi di prendere Bengasi.

Ministro belga: "Ci vorranno tempi lunghi"
Il ministro della difesa belga, Pieter De Crem, frena l'ottimismo di chi pensa a un intervento lampo in Libia e parla di «tempi lunghi», dicendosi convinto che anche dopo l'eventuale caduta del colonnello Gheddafi sarà necessaria la presenza della comunità internazionale in terra libica. De Crem, quindi, in questo scenario non esclude la possibilità di «numerose vittime» da parte della coalizione internazionale. «Ci sono molti rischi legati all'operazione in Libia», ha affermato il ministro belga in un'intervista radiofonica, sottolineando come «l'obiettivo finale non è solo la caduta di Gheddafi ma la stabilità del Paese, dando ai cittadini libici la possibilità di costruire una società nuova». Questo per De Crem significa «non solo la creazione delle condizioni per il post-Gheddafi, ma anche una nostra presenza dopo l'attuale operazione, per evitare di vanificarne gli effetti». E se nella fase attuale «c'è da aspettarsi prevalentemente danni materiali ai mezzi impegnati nell'operazione», nel secondo scenario «non si possono escludere vittime, anche numerose». Il Belgio ha già annunciato che da domani metterà a disposizione della comunità internazionale impegnata in Libia sei caccia F-16, con la mobilitazione di circa duecento militari.

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