La religione del non


«L’aborto  non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino»; i  medici «nonpossono venire meno al grave compito di difendere dall’inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino» (Bendetto XVI, udienza ai partecipanti della XVII Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita – 26 febbraio 2011).
L’epidemia di Aids che affligge i popoli africani «non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi» (Benedetto XI, visita pastorale in Camerun e Angola – 17 marzo 2009);
Questi alcuni dei non che Santa Romana Chiesa, per bocca del suo rappresentante, impone ai suoi fedeli senza fornire il dovuto ma. Di norma, quando si critica un comportamento, prima se ne spiegano le ragioni, poi si fornisce un’alternativa (il ma, per l’appunto). In questi casi né l’uno né l’altra. Il non è un no e non c’è niente da capire o da discutere. Mistero della fede.
L’aborto. Il sommo pontefice non fornisce un’alternativa all’aborto terapeutico, un «inganno» che distrugge la donna e acceca la coscienza del padre un po’ come successe ad Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre quando lei, sciagurata, colse la mela e causò a entrambi la discesa in Terra. In effetti, le parole di Ratzinger descrivono la donna come un essere incapace di giudizio e volontà proprie, una a cui l’amica, la cugina o la cartomante del caso abbia suggerito di disfarsi di un “peso”: «La donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto “terapeutico” per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un “ingiusto” peso alla società». La madre, povera demente, viene «convinta» ad abortire; il padre, accecato, la segue. Misoginia a parte, ancora una volta il papa parla di sofferenze che non conosce e si permette di elucubrare sulla maturità e il dolore delle scelte altrui a suon di proclami, instillando nelle menti il dubbio che un miracolo della fede potrebbe risolvere i problemi di grave malformazione fetale e i conseguenti drammi familiari e sociali.
I preservativi. Interessante il seguito della famosa frase pronunciata in Africa che, per inciso, è costata proprio in questi giorni a Joseph Ratzinger la denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità da parte di due avvocati tedeschi.
Così scrive l’Osservatore romano, il quotidiano del Vaticano, il 25 febbraio:
«Un comportamento sessuale responsabile e la fedeltà al proprio coniuge sono stati i fattori che hanno determinato il fortissimo calo dell’incidenza dell’Aids nello Zimbabwe. È  ciò che sostiene nella sua ultima ricerca Daniel Halperin, ricercatore del dipartimento per la Salute globale e la Popolazione dell’università di Harvard, dal 1998 impegnato a studiare le dinamiche sociali che stanno alla base della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili nei Paesi in via di sviluppo, quelli cioè maggiormente colpiti dal flagello dell’Aids [… ]. Con esso Halperin alimenta una seria e onesta riflessione sulle politiche finora adottate dalle principali agenzie di lotta contro l’Aids nei Paesi in via di sviluppo […]
Il pensiero non può dunque non andare alle polemiche aspre, pretestuose e non scientifiche
 – ora è possibile ribadirlo anche con il supporto di questo studio – che seguirono il commento di Benedetto XVI sulla ‘non soluzione’ del preservativo nella lotta contro l’Aids, durante il suo viaggio pastorale in Africa del 2009. […] Sempre di più, quindi, la ricerca scientifica, onesta e distaccata da logiche di vantaggio economico, riconosce che le azioni più efficaci nella lotta contro l’Aids sono quelle come il metodo a, b, c (astinenza, fedeltà e, solo in ultima analisi, utilizzo dei profilattici), adottata con successo in Uganda».
Dunque il papa e la “ricerca scientifica” si scomodano per dimostrare una tautologia, ossia che l’astinenza è la soluzione per tutte le malattie sessualmente trasmissibili. Come se la Protezione civile si avvalesse di un autorevole studio per dimostrare che per evitare incidenti stradali non bisogna usare l’automobile. Quanto alla fedeltà, è bene ricordare che solo nell’Africa subsahariana vivono 22,5 milioni di persone affette da Hiv(*); puntare sulla monogamia per evitare il contagio è come giocare al lotto la propria vita. Ma rimane un punto al quale il papa non ha mai risposto: quali problemi “aumenterebbe” il preservativo, a oggi l’unico metodo efficace di prevenzione dell’Aids riconosciuto dalla comunità scientifica mondiale?  Se la denuncia dei due avvocati tedeschi porterà a un processo, dovrà rispondere in quella sede. Ma già da ora sappiamo con certezza che la “scienza” divina e quella terrena non producono quasi mai gli stessi risultati.
(*) Global report 2010 (rapporto di Unaids sull’epidemia di Aids)
fonte

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