Gheddafi risponde a Obama e bombarda la base di Ajdabijah

Il presidente Usa ieri sera ha detto che il colonnello "deve andarsene". Ma il leader libico non molla il Paese e manda i suoi caccia contro i rivoltosi.

Non si è fatta attendere la risposta di Gheddafi al presidente degli Stati Uniti Obama che segue da vicino la crisi di Tripoli e ieri sera ha detto, senza mezzi termini, che “Gheddafi se ne deve andare”. Così, questa mattina un aereo militare libico ha lanciato due razzi contro una base militare in mano ai ribelli ad Ajdabijah, nella Libia orientale, ma ha mancato l’obiettivo. Lo hanno riferito alla Reuters gli stessi ribelli.”Eravamo seduti qui, abbiamo sentito il jet, poi l’esplosione e la terra tremare”, ha riferito Hassan Faraj, guardiano delle munizioni alla base di Haniyeh. Secondo Faraj i missili “sono caduti fuori dalle mura”.

Un’altra guardia volontaria, Aziz Saleh, ha detto che sono stati sparati due razzi, che sono finiti appena fuori dai muri di cinta della base.L’aviazione filo-Gheddafi aveva già attaccato la base di Ajdabiyah all’inizio di questa settimana, colpendo fuori e dentro il complesso, ma senza distruggere nulla di rilevante. La base comprende 35 bunker. Secondo quanto visto dal corrispondente della Reuters all’inizio della settimana, uno di questi bunker contiene circa 10.000 tonnellate di munizioni. Un ufficiale delle forze armate passato con i ribelli aveva detto che i piloti avevano sbagliato obiettivo volontariamente, per non uccidere altri libici

Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi si preparano anche ad una nuova offensiva contro le città libiche in mano ai ribelli. Secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Arabiya, l’aviazione libica sta bombardando Misurata in Tripolitania e Ajdabiya in Cirenaica, mentre le truppe di terra hanno occupato alcuni terminal di petrolio ad Ajdabiya e si sono avvicinati di nuovo a Brega in attesa di iniziare l’offensiva di terra. Fonti dell’opposizione da Bengasi assicurano di aver inviato circa 10mila volontari ad Ajdabiya e a Brega e di essere pronti a respingere questa nuova offensiva militare.

Ma sulle mosse di Gheddafi ormai sono puntati gli occhi del mondo. e non pesano solo le parole di Obama. Frattini, questa mattina, ha detto durante un intervento al ministero degli Esteri che “gli atti criminali commessi dal regime libico dovranno essere puniti dalla comunità internazionale”, ma al tempo stesso “un’eventuale azione militare non può essere valutata con leggerezza”. Parlando del dialogo tra l’Europa e la sponda sud del Mediterraneo, il titolare della Farnesina ha detto che “nessun dialogo potrà mai svilupparsi in presenza di gravi violenze e sistematiche violazioni dei diritti umani, come quelle perpetrate in questi giorni in Libia”. Per Frattini, “gli appelli e le decisioni dell’Onu, dell’Europa e della Lega Araba dovranno portare a conseguenze serie per chi continua a violare i diritti basilari delle persone”.

Intanto l’Italia è una delle prime nazioni a portare in Libia aiuti umanitari forniti dalla Coop. Ma quello che più teme la Farnesina è l’ondata di immigrati sulle nostre coste. Nell’area di confine tra Libia e Tunisia “abbiamo visto circa 90 mila persone, e sappiamo che in tutta  la Libia ci sono almeno un milione e mezzo di non libici che, perdendo il lavoro, non sanno evidentemente dove andare”, ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Sulla questione libica è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Napolitano considera “indispensabile per i nuovi governi che nascono nei paesi interessati dalle attuali ribellioni cominciare con il piede giusto per quanto concerne i diritti umani e lo stato di diritto”.

E ancora: ”In un mondo interdipendente nessuno può più costruire muri, limitare il movimento delle persone e la circolazione delle idee. Vale anche per l’idea che si debbano rispettare e proteggere i diritti umani”.

Napolitano ha detto che ”nell’ultimo decennio gli immigrati residenti in Italia sono aumentati di circa il 250% e raggiungono il 7% della popolazione italiana. Sono una forza positiva della nostra società. Occorre offrire a questi immigrati l’opportunità di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale, rispettando le regole del nostro stato di diritto. Questa è la chiave del successo della loro integrazione”.

Gli immigrati, ha detto Napolitano,“costituiscono una risorsa lavorativa essenziale per l’economia italiana, ampliano il respiro della nostra società e contribuiscono in proporzione rilevante alla crescita materiale e culturale del nostro paese in tutte le sue componenti. E’ essenziale facilitare mutualmente il processo di inserimento sociale promuovendo una politica complessiva di integrazione”.

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