Continua la "Guantanamo" di Manning, il soldato che riferiva a Wikileaks


Continua la Guantanamo di Bradley Manning, il soldato 23enne gola profonda di Wikileaks all'interno dell'esercito USA, all'interno di un carcere di massima sicurezza a Quantico, in Virginia. In isolamento per 23 ore al giorno, obbligato a dormire in mutande e senza occhiali da vista, nè lenti a contatto. Tenuto sveglio a forza tra le cinque del mattino e le otto di sera tenendo sempre il proprio volto ben visibile ai militari che lo sorvegliano e che ogni cinque minuti chiedono il suo stato di salute. Sembra 1984, ma non lo è.

Ora parlare di Manning tra gli amministratori statunitensi diventerà un tabù che rischia di far saltare anche la poltrona. E' successo con Philip Crowley, portavoce del dipartimento di Stato Usa che parlando con gli studenti del Massachusetts Institute of Technology, aveva definito il trattamento del militare "stupido e controproducente". Il giorno prima il presidente Barak Obama, rispondendo a una domanda alla Casa Biana, aveva invece rassicurato che "il soldato Manning viene trattato seguendo gli standard appropriati".

Esternazioni, quelle di Crowley, che per 25 anni ha prestato servizio presso l'esercito statunitense, che avrebbero potuto mettere Manning in posizione di favore, ma la storia ha avuto un seguito diverso. Opposto. Crowley scatena molte polemiche e poche ore dopo si dimette, la distanza tra il suo pensiero e quello di Obama è siderale. Hilary Clinton prende atto con "amarezza". In realtà quell'amarezza sarebbe scritta ad hoc per le agenzie che diffondono il comunicato della Clinton. Il rammarico non dev'essere poi così reale.

Per quanto riguarda il futuro de militare si attende un'udienza a maggio o a giugno per capire se la detenzione di Manning sia giustificata. Per ora l'unico documento che tiene in carcere la gola profonda di Wikileaks è il documento dell'accusa che ha riportato i file diffusi dal militare quando era di stanza in Iraq, tra cui il noto "Collateral Murders". "Se giudicato colpevole - riporta il documento dell'accusa nelle conclusioni - il soldato Bradley Manning verrà condannato al massimo della reclusione a vita". Pare scongiurata, almeno secondo le richieste dell'accusa, l'ipotesi della pena di morte, sempre che Manning non trovi il modo di togliersi la vita prima di avere un giusto processo a causa delle condizioni di detenzione in cui attualmente si trova.

Bradley Manning a processo dovrà rispondere di 22 capi d'imputazione, tra cui il più grave per il Codice militare Americano è quello all'articolo 114: la collusione con il nemico, appena un gradino sotto il tradimento. L'imputazione per l'articolo 114 rimette il militare nelle mani della corte marziale o di una commissione militare, che, stando all'ultimo comma potrebbe punire "con la morte o un'altra punizione decisa da una corte marziale o commissione militare". Le probabilità che Manning venga condannato a morte non sono ancora pari allo zero: anche se l'accusa non chiederà l'esecuzione la corte o la commissione, potranno comunque decidere di infliggerla.

A questo punto la voce più insistente è quelle che vorrebbe vedere il militare spinto a patteggiare la pena e in un probabile processo contro Assange essere tra i testimoni dell'accusa per incastrare definitivamente il deus ex machina di Wikileaks.

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