Berlusconi: un calendario giudiziario degno di Al Capone

Con un calendario giudiziario che nemmeno Al Capone, Silvio Berlusconi si ritrova braccato dai procedimenti pendenti a suo carico: dal caso Ruby al processo Mills, sono almeno sei le udienze che lo aspettano da qui al fatidico 6 aprile. Riunito il gotha di azzeccagarbugli personali, l’onorevole Ghedini in testa, il premier ha varato quindi la nuova campagna di primavera contro la giustizia: intercettazioni e processo breve sono le priorità assolute ma non mancano le solite velleità di modifica costituzionale su carriere e Csm. Asso nella manica, l’ennesima legge ad personam, una versione riveduta e corretta della Cirielli che prevedrebbe la decurtazione di un quarto della prescrizione per gli imputati incensurati, categoria in cui - a onor di paradosso - appartiene anche Silvio Berlsuconi.
Immunità no, processo breve sì. Così si pronunciava Umberto Bossi solo due giorni fa, facendo emergere un evidente patto di scambio tra la Lega e il Pdl, e così sarà: il voto definitivo sul federalismo in cambio della nuova spallata di Berlusconi sul fronte della giustizia, quella per lui più urgente. Urgente a tal punto che la calendarizzazione per la discussione sul processo breve è già fissata per il 28 marzo. L’obiettivo è quello di vedere approvato il provvedimento entro fine aprile, così facendo il premier dovrebbe riuscire a ipotecare almeno due dei suoi processi, quello per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills e quello riguardante i presunti fondi neri Mediaset previsti rispettivamente per l’11 marzo e il 28 febbraio prossimi.
Se il processo Mills ha buone probabilità di arrivare alle sentenze di primo grado e appello, in quanto Berlusconi è l’unico imputato, quello istruito per appurare la provenienza e la liceità dei fondi finanziari Mediaset ha mietuto la prima vittima proprio l’altro ieri: a cadere sotto la spada di Dike è stato il fedelissimo Massimo Maria Berruti, deputato Pdl alla Camera ed ex capitano della Guardia di Finanza già coinvolto in storiacce di tangenti, che è stato condannato a due anni e dieci mesi per riciclaggio.

La giustizia incalza e l’ennesimo colpo di spugna per imbellettare l’inadeguatezza giuridica del premier è dunque necessario. Il guardasigilli Alfano ammette candidamente che la maggioranza è consapevole del fatto che le leggi di riforma costituzionale della giustizia hanno bisogno di almeno due anni di lavori parlamentari. Il tempo però stringe e nonostante il team legale di Berlusconi si stia arrovellando per escogitare un’accelerazione dei tempi conforme alle prescrizioni, il rimbrotto che Napolitano ha rivolto verso l’esecutivo nei giorni scorsi non fa ben sperare.
In riferimento al ddl mille proroghe, il presidente della Repubblica ha stigmatizzato “la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto”, cosa che - ha sottolineato - “si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge”. La lettera di Napolitano ha fatto calare il gelo tra il Colle e Palazzo Chigi ed è molto probabile che la propulsione data al processo breve venga letta come una forzatura.
Per quanto riguarda i numeri Berlusconi conta, nemmeno troppo velatamente, sulle defezioni multiple che stanno affliggendo il neonato partito finiano. Dopo l’eclatante addio di quello stesso Barbareschi che leggeva commosso il manifesto di Futuro e Libertà, quattro senatori hanno abbandonato nei giorni scorsi il gruppo legato a Gianfranco Fini. Il tutto mentre a Montecitorio si litiga sul nome del nuovo capogruppo alla Camera; designato Benedetto Della Vedova, Adolfo Urso si è risentito e, nonostante si sia detto pronto a restare, non si sente “sereno”. La collocazione dei fuoriusciti non è ancora definita ma il Cavaliere spera di tirare acqua al suo mulino.
Da quanto ha denunciato lo scorso giovedì il deputato Gino Bucchino, medico eletto in Canada nella lista del Pd come deputato estero, la moneta di scambio consta in ciò: 150.000 euro elargiti come contributo volontario, rielezione assicurata in Parlamento nella prossima legislatura e uno spazio di visibilità garantito all'interno del gruppo di responsabilità nazionale nella legislatura in corso.
Berlusconi è coriaceo, nemmeno i disastrosi avvenimenti in Libia e i soliti documenti poco diplomatici di Wikileaks sembrano scalfire la sua imperitura sbruffonaggine. Già si allena per le sue prossime performances al banco degli imputati: giovedì, durante il discorso rivolto ai cadetti della Scuola ufficiali dei carabinieri ha detto che se non avesse “fatto ciò che fatto, gli sarebbe piaciuto fare il carabiniere”. Incorreggibile.

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Commenti

Anonimo ha detto…
Sinceramente fa pensare molto tutto questo,
neanche Totò Rina ha tutte queste accuse.
Io dico che è una manovra della sinistra che come alsolito strumentalizza la legalità per raggiungere i suoi obiettivi, che altrimenti non riuscirebbe mai a raggiungere con i soli consensi dei cittadini
Anonimo ha detto…
Caro anonimo #1,
sarebbe bello se fosse come scrivi tu, il problema è che l'italiano medio ha la memoria corta, sta di fatto, nel caso tu non ne fossi a conoscenza, che non poche aziende italiane stanno ricevendo il due di picche nel mercato imprenditoriale all'estero, i motivi sono da ricercarci ANCHE nell'impoverimento profondo della nostra classe politica, e non è un caso se molte piccole aziende italiane si stanno spostando in svizzera, non solo per produrre ma anche per fare ricerca.

Il mio corregionale "Marpionne", che lavora fra Torino e Detroit, non fa testo rispetto alla desolazione più totale che regna in Italia. Vogliamo parlare delle produzioni che MrB, fra i primi, ha spostato in Cina? Lì i comunisti sono buoni vero?
O i titoli di stato italiani in mano alle banche cinesi? Anche questi non sono comunisti vero?

Vogliamo parlare del fatto che sotto i 100 mila euro posso emettere fatture "non regolari" grazie ad una leggina proposta dagli avvocati di MrB?
Oppure della depenalizzazione del reato di falso in bilancio?
Il popolo della legalità e del fare!!!

A me non interessa se uno va a prostitute, fatti suoi, ma che usi le scorte per farle riaccompagnare a casa mi da fastidio, senza entrare nel merito del reato di concussione (che non c'entra un piffero con la minorenne Ruby).

È evidente che questa menata del "comunista" inizia a stridere con la realtà dei fatti, se uno vuole vederli.

La leggere non era uguale per tutti?

Coerialmente.

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