Ungheria, guerra aperta agli intellettuali


Dopo la legge-bavaglio sulla stampa, a Budapest sono cominciate le epurazioni nelle istituzioni culturali. Un mix di populismo contro lo "spreco di denaro pubblico" e di campagna contro "ebrei e omosessuali"

Gàspàr Miklòs Tàmàs, grande intellettuale dai tempi del dissenso, è stato il primo sulla lista nera dei licenziati dall´Accademia delle scienze. Solo un appello di duemila filosofi di tutto il mondo ha spinto il potere ungherese a sospendere il provvedimento. Ròbert Alfoeldi, direttore del prestigioso Teatro nazionale, è stato licenziato su due piedi e insultato dagli estremisti come «traditore, ebreo, omosessuale».

Il grande pianista di fama mondiale Andràs Schiff, diffamato con insulti antisemiti da un editorialista amico del premier, non vuole più suonare in patria. Musei, gallerie, teatri dell´Opera hanno già cambiato titolare o stanno per cambiarlo d´autorità. Gli epigoni di Gyorgy Lukàcs - Michael Vajda, Agnes Heller, Sàndor Radnòti - sono accusati di aver speso troppo per gli studi filosofici, e per l´inchiesta vengono a volte convocati in commissariato. A Budapest, presidente di turno della Ue, la legge-bavaglio non è stata che un inizio. Regna un clima di Grande Epurazione, caccia alle streghe contro l´intelligentsija.

«C´è puzza di barbarie», ci dice Gàspàr Miklòs Tàmàs, «la Storia si ripete». «L´appello internazionale ha sospeso il licenziamento mio e di alcuni miei colleghi dall´Accademia, ma vogliono ridurre l´intelligentsija al silenzio». Nel mirino sono ora anche istituti indipendenti: quelli sulla storia della rivoluzione del 1956, di storia politica e di ricerca di scienze sociali. «Clima pesante, sono cambiati i persecutori ma i perseguitati sono gli stessi che negli anni ‘70 e ‘80. Il linguaggio contro l´intelligentsija ricorda le parole di Goebbels contro la "belva intellettuale"». Su internet, le e-mail di minacce arrivano a migliaia. Condivide l´allarme il decano della letteratura Gyorgy Konrad: evoca un «nuovo tipo di dittatura». «L´Europa deve far sentire la sua voce severa», dice disperato, «la tirannia nasce sempre dal sonno degli altri».

Il governo vuole una cultura nazionale: patriottismo magiaro e cristianesimo, guai a chi non si adegua. Alfoeldi è stato cacciato per aver accettato di concedere in uso il Teatro nazionale al party diplomatico per la festa nazionale romena. Impossibile: il potere ricorda "la vergogna del Trianon", i territori passati alla Romania dopo la fine della Prima guerra mondiale. Pressioni, rinuncia al party, poi la cacciata e le accuse di tradimento. «I media governativi sparano su di noi ogni giorno in prima pagina, seducono l´opinione pubblica parlando di soldi dei contribuenti sprecati dagli intellettuali per inutili traduzioni rivedute e corrette di Platone», dice ancora Gàspàr Tàmàs Miklòs. «Come ogni regime autoritario, vogliono ridurre ogni rischio di resistenza futura». Riemerge, nota triste Konrad, «la differenza storica tra Polonia e Cecoslovacchia, che tra il ‘39 e il ‘45 combatterono dalla parte giusta, e l´Ungheria, alleato dell´Asse Roma-Berlino».

Fonte: ANDREA TARQUINI - la Repubblica

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