Sulla pelle di una bimba


Fossalta di Piave, Veneto. Nell’immaginario italiano, il nord del nord. Nebbia, lunghe strade, pioppi. Furgoncini e capannoni della “piccola impresa”, anima del Paese. Qui la storia di “ordinaria ferocia” che ci ha raccontato Luca Telese. I genitori di una bimba che sul giornale abbiamo chiamato Speranza, non possono più pagare la retta della mensa dell’asilo. Il papà, senegalese, ha perso l’impiego da metalmeccanico che aveva in Italia. Ha fatto un altro viaggio, verso il Belgio, dove ha trovato un lavoro. In Veneto sono rimasti la moglie e cinque bambini: i soldi che spedisce alla famiglia sono comunque pochi. La retta della refezione, con la tariffa agevolata, costa 50 euro. Ma sono troppi.
Le maestre della bimba s’inventano un modo per far mangiare la bambina assieme ai compagni: le cedono a turno il posto a tavola. E a turno si arrangiano. Ma al sindaco leghista del paese l’intelligenza della generosità non piace. Prende carta e penna per spiegare che le cattive maestre incorrono nell’accusa di “danno erariale” nei confronti del Comune. Il posto-pasto è incedibile. Anche la direttrice della scuola difende ‘il principio’: “Se tutti volessero mangiare gratis, cosa potremmo fare? Siamo in tempi di crisi, potrebbero chiedere lo stesso trattamento molti altri”. Intanto le mamme, in nome di un altro principio, si organizzano: alcune cedono a Speranza dei coupon, altre si offrono di pagare la retta. Raccontano (e fanno) tutto anonimamente: “Vogliamo solo risolvere un problema. La legge non può essere applicata sulla pelle di un bimbo”. Ultima puntata: dopo il polverone mediatico, il succitato sindaco finalmente spiega i motivi della sua lettera. “La bambina è figlia di un noto estremista islamico”.

Non pervenute parentele con capi di Stato egiziani. Tutto ciò naturalmente si commenta da sé. Inafferrabile, invece, quello che attraversa i cervelli padani. Probabilmente queste persone vanno in chiesa la domenica e non si reputano affatto cattive. Penseranno di difendere, appunto, un principio.
Le maestre? Sbagliano: danno da mangiare a una bocca affamata (e africana). Un cattivo esempio perché poi ne potrebbero approfittare in tanti, tutti gli “abbronzati” che vengono qui. Basta con questo buonismo dolciastro “di sinistra” che porta un anziano con mille euro al mese di pensione a ospitare gratuitamente la famiglia di Speranza. Giuseppe Dalcin, ex consigliere comunale del Pci, spiega le ragioni del suo gesto pericolosamente sovversivo: “Io cinque bambini per strada non li metterò mai. Piuttosto ci vado io. Vengo da una cultura in cui il fondamento della civiltà è dividere il pane. Divideremo quello che c’è”.
Purtroppo il tempismo è tutto: non è questo il momento di essere cattivi, né del “dura lex, sed lex”. Il senso dell’altro è la nuova parola d’ordine della politica, la destra scopre il lato umano. È sempre Natale in Italia: gli esponenti del Pdl in tv lo ripetono in continuazione.
Il ministro Gelmini (delega all’Istruzione) deve spiegarlo al suo collega di partito, sindaco di Fossalta. È stata lei a raccontarci, seduta nel salotto di Vespa, che il presidente del Consiglio fa moltissima beneficenza. Nei viaggi aerei tra Roma e Milano, non fa che firmare assegni per i bisognosi. B. l’ha confermato venerdì, parlando del caso Ruby (un’altra extra-comunitaria nei guai): “Il fatto è che sono generoso, se qualcuno mi dice che non può comprare una macchina io la regalo”. Il sindaco di Fossalta sa a chi rivolgersi.

Il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2011

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