"Parentopoli" anche all’agenzia dei beni confiscati?


Scoppia il caso “parentopoli” all’agenzia nazionale che gestisce i beni confiscati alla ‘ndrangheta con sede a Reggio Calabria. La questione è approdata pure alla Camera. In una interrogazione al ministro dell’Interno presentata dal parlamentare Pdl Michele Traversa si torna a chiedere conto sulla selezione del personale operante all’interno della struttura. Tutto ha inizio dallo scorso 14 ottobre, quando l’Agenzia ha svolto una «selezione per il conferimento di quattro incarichi di collaborazione coordinata e continuativa a esperti in ambito giuridico legale ed economico aziendale, tre dei quali per la sede principale a Reggio». Riflettori accesi sulla mancanza, nel bando di selezione, «dell’indicazione dei criteri di valutazione» si legge nella nota che continua così: «A quanto risulta, diversi candidati vantavano curricula notevolmente migliori rispetto ai vincitori». E qui l’accento viene posto sui “nomi noti” «per le significative vicinanze parentali e professionali a politici di spicco della realtà calabrese: tra questi – si legge – il dottor Falcomatà, cognato del consigliere regionale del Pd Naccari, già assessore regionale della giunta Loiero e il dottor Neri, collega di studio del dottor Falcomatà». In un successivo bando, dello scorso 10 novembre «Morcone (direttore dell’Agenzia ndr) ha taciuto anche per il conferimento di un incarico di consulenza a un esperto in ambito bancario e finanziario con il quale è stato previsto che la valutazione verrà effettuata insindacabilmente dal direttore dell’Agenzia attraverso l’esame dei curricula, venendo meno alle garanzie proprie di una commissione giudicatrice».
 La risposta a Traversa è arrivata subito dal sottosegretario all’Interno Michelino Davico che sgomberando il campo da ogni insinuazione ribadisce la «regolarità delle procedure». Ma a Traversa non basta la risposta dell’uomo del suo stesso partito e continua sulla pista degli amici e dei parenti. Tutte solo strane coincidenze? Fatto sta che se si guarda ai costi e al personale dell’Agenzia – così come precedentemente sottolineato da un articolo di Malitalia – chi pensa male potrebbe arrivare a dire che la sede centrale a Reggio e le sedi territoriali che si vogliono aprire in altre regioni (oltre a quella di Palermo) favoriscono, se non altro, questo clima di confusione. E qualche parente fra una sede e l’altra ci potrebbe anche scappare. Il punto è uno: l’Agenzia nasce per volontà del governo Berlusconi ed è stata inaugurata alla presenza dell’allora sindaco – oggi governatore della Calabria – Giuseppe Scopelliti. In un momento in cui era necessario un segnale forte da parte dello Stato, che mostrasse la presenza sul territorio calabrese insomma. Ma questi dubbi che aleggiano intorno all’Agenzia fanno venire meno un principio importantissimo: la trasparenza. Ciò non vuol dire che il personale selezionato non è qualificato ma, probabilmente, c’è bisogno di un metodo diverso e migliore per la scelta degli uomini che lavorano alla gestione dei beni confiscati. Non si tratta di creare posti di lavoro quando si opera per privare la ‘ndrangheta dalle proprie ricchezze. E, a questo punto, chissà se la stessa polemica verrà sollevata anche per le eventuali altre sedi territoriali. Che dietro alla furbesca necessità di essere fisicamente presenti sul territorio non si nasconda la volontà di accontentare parenti e “amici degli amici”?


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