Foibe, quel diritto alla memoria che distorce la storia


Ne hanno parlato fino alla nausea negli anni novanta durante i governi dell’Ulivo. “Basta con la storia a senso unico della sinistra, commemoriamo le foibe”, sostenevano gli esponenti ex missini. Ne hanno fatto una bandiera, soprattutto nelle scuole e nelle università. Ma oggi, nonostante 10 anni quasi ininterrotti del governo della destra, in pochissimi sanno cosa sono queste benedette foibe.
Con il graduale collasso della RSI e con i tedeschi in ritirata nel nord Italia, tra il 1943 e il 1945 da est si presentò un nuovo pericolo per il popolo italiano: l’avanzamento delle truppe partigiane jugoslave capitanate da Tito. Pola, Fiume, e Trieste caddero nelle mani slave. Questa nuova occupazione comportò una serie di epurazioni formalmente non basate sull’etnia ma sull’aderenza al fascismo. Così, migliaia di italiani (civili inermi, carabinieri, finanzieri) e centinaia di tedeschi furono gettati, spesso vivi, all’interno di grotte verticali, tipiche del terreno carsico delle province di Trieste e Gorizia. Fu l’ultimo atto barbaro di una guerra che aveva visto carnefici e vittime alternarsi lungo la linea del tempo.

Nonostante rappresenti uno dei fatti, per lo meno a livello simbolico, rappresentativi della barbarie di quella folle guerra, questa tragedia è stata completamente rimossa dalla memoria collettiva. I motivi sono tanti, molteplici, non chiari, e non possiamo qui approfondirli. La tragedia delle foibe è riemersa attraverso l’impegno politico di Alleanza Nazionale che ha invocato una giornata per ricordarla, oltre alla richiesta di inserirla nei programmi scolastici.
Se il 10 febbraio è diventato il “giorno della memoria”, sui libri di scuola ancora non se ne trova traccia. Eppure qualche ex missino le ha paragonate addirittura alla Shoah. Difficile fare un confronto: nelle foibe sono morte circa 7mila persone, molti dei quali appartenenti al partito fascista di un paese considerato dagli slavi invasore, mentre nelle camere a gas naziste sono morti 6 milioni di ebrei, colpevoli solo di essere ebrei.
Le foibe, rispetto al contesto generale, sono state un fatto del tutto marginale, ma certamente molto “italiano”. Per questo hanno comunque diritto alla memoria, come avrebbero diritto alla memoria decine di migliaia di uomini etiopi e libici giustiziate nei campi di prigionia durante il periodo coloniale italiano, e la pulizia etnica attuata dal regime fascista nella provincia di Lubiana (oggi Slovenia). Perché è giusto commemorare i nostri morti ma è ora di riconsiderare quella teoria per la quale: “Italiani, brava gente”.

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Commenti

Anonimo ha detto…
Articolo da pelle d'oca.Veramente,inumano,freddo...Da anni di piombo
Anonimo ha detto…
Enzo D'Agata era il 1983 ed ero ufficiale di complemento a Pordenone in Friuli Venezia Giulia nessuno sapeva cosa fossero le FOIBE,solo il Secolo d' Italia ne ricordava la tragedia e il Giornale di Montanelli in una breve informava che:"un gruppo di dirigenti e simpatizzanti missini guidati da Almirante si é recato a rendere omaggio ai martiri delle foibe di Bassovizza".Poi il nulla,il silenzio assordante della cultura ufficiale quella cattocomunista.
Anonimo ha detto…
non credo di potermi definire antisemita ,anche se vorrei precisare che il concetto di colpevolezza alla nascita ,dovuto al peccato originale è proprio ed unico nella cultura della religione ebrea,non si hanno altre tracce,e correggetemi se sbaglio,nelle culture definite pagane ,o orientali di ogni genere;definire l'olocausto come persecuzione di sola appartenenza ebrea,quando polacchi,italiani,e altri ceppi era coinvolta.certo che se io mi mettessi a dire che tutti i romeni sono tutti ubriachi e portatori di morte sulle strade ,sarebbe solo come parlare male della squadra di calcio rivale;

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