L'ex terrorista Battisti resta in Brasile: ecco cosa c'è dietro


Ecco i motivi della mancata estradizione secondo Il Giornale


Sarkozy, il capo di Stato francese, è andato in Brasile alla fine del 2009. Ha firmato con l’allora premier carioca Luiz Ignazio Lula da Silva un contratto per un valore complessivo di 12 miliardi di dollari. Oggetto della compravendita: forniture militari, tra cui il primo sottomarino nucleare dell’America Latina, qualche missile e armi varie per l’esercito. Un contratto gigantesco, forse il maggiore stipulato da un Paese europeo con il Brasile negli ultimi anni. Nel pacchetto sarebbe stata inserita pure una clausola relativa alla mancata estradizione di Battisti.

A Lula, desideroso di chiudere la partita militare con la Francia, promettere di salvare Battisti dalle meritate carceri italiane non costava praticamente nulla. E così è stato. Non è un segreto poi che dietro le pressioni su Sarkozy per far passare l’ex terrorista dei Pac come un rifugiato politico ci sia ancora oggi la “Francia bene” figlia della dottrina Mitterrand. Una lobby trasversale che ha assunto la faccia di Carla Bruni, già cantante, modella e ora first lady di Francia. Ma che annovera tra le fila filosofi del peso (politico) di Bernard-Henri Lévy e molti esponenti dell’industria della difesa d’oltralpe. Inutile dire che se l’Italia avesse voluto fare ostruzionismo avrebbe potuto utilizzare due pedine. La prima economica. Cioè lusingare le velleità militari brasiliane come ha fatto Parigi. La seconda politica: mettere in moto l’elettorato di origine italiana contro la discepola di Lula (Dilma Roussef) candidata alle recenti elezioni. Non è stata fatta nessuna delle due mosse.

A onor del vero, una pedina è stata accarezzata. Ma il tentativo si è rilevato così debole che ha finito col favorire chi protegge Battisti. Prima che Sarkozy buttasse giù l’asso da 12 miliardi, l’Italia si è mossa in sede Wto, l’organizzazione del commercio estero, con l’idea di penalizzare l’export di carne bovina brasiliana a favore di quella statunitense (gli Usa in cambio avrebbero dovuto sospendere i dazi sulle acque minerali tricolore). Come dire, uso le vacche per “punire” il Brasile e con esso i produttori di carne carioca allineati col presidente Lula. Il tentativo è sfumato e finito addirittura nel dimenticatoio, mentre nel frattempo la giustizia brasiliana ha fatto il suo corso, favorendo man mano la posizione filo battistiana.

Tanto più che a questo mix di fattori si è andata aggiungendo una componente tipicamente brasiliana che trova nell’ex ministro della giustizia Tarso Genro una forte spinta propulsiva.  Genro  ha di fatto compiuto un atto previsto dai precetti del suo Paese così come nel 1989 lo stesso asilo era stato concesso ad Alfredo Stroessner, dittatore del Paraguay. Tarso ha preso in esame la domanda degli avvocati di Battisti. Viste le motivazioni politiche, è partita la richiesta. Come dire, tanto è bastato per non poterla rifiutare. In Brasile c’è infatti una particolare sensibilità per chi chiede asilo politico. La ferita prodotta dalla dittatura è ancora viva. Lo stesso Tarso è stato vittima dei militari. Peccato che quando Battisti commetteva reati, in Italia c’era la democrazia e non una dittatura come a Rio. Ma forse l’ex ministro della giustizia e portavoce del partito rivoluzionario comunista brasiliano non lo sa. Bisogna pure aggiungere che l’Italia non ha ancora fatto granchè per puntualizzare la differenza. Per 25 anni, fino alla richiesta di estradizione avanzata da Castelli, Battisti è potuto vivere tranquillo in Francia. E ora il ricorso al tribunale Federal è solo annunciato. Staremo a vedere. Speriamo che il governo Berlusconi non ripeta gli errori dei predecessori.

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Commenti

diego ha detto…
forse ci sara' anche un fondo di verita' in questo articolo ma la ragione per la quale battisti non e' stato estradato e' un'altra ossia: ci sono degli accordi internazionali che italia e brasile hanno sottoscritto che se c'e' una differenza di pena tra' il paese che richiede l'estradizione ed il paese che ospita la persona da estradare il paese che deve concederla si puo' rifiutare e visto che l'ordinamento penale brasiliano non prevede l'ergastolo il brasile si e' rifiutato di consegnarci battisti sarebbe quindi bastato commutare l' ergastolo in una pena di 40 che vista l'eta' di battisti sarebbe stata la stessa cosa e ci avrebbero consegnato battisti ma dal momento che noi ne facciamo ina questione di principio e non di giustizia non e' stato possibile.se volete discutere di questo o di altro scrivetemi su facebook mi chiamo diego degl'innocenti ciao

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