La ricerca sulle staminali ferma da due anni


A Torino esite uno dei centri per la ricerca sulle cellule staminali più avanzati d'Europa. Anzi esisterebbe, se fosse stato aperto al momento della sua inaugurazione, avvenuta quasi due anni fa, nel luglio 2009. Da quel momento i delicatissimi macchinari, i laboratori, le fiale e i microscopi sono stati lasciati alla polvere e alle ragnatele.
La «cell factory» è un'officina farmaceutica il cui prodotto deve andare ad essere impiantato sull'uomo, si tratta cioè di un centro di ricerca applicata per la sperimentazione clinica e non più soltanto di ricerca in vitro.

«È stato costruito tutto e poi si sono fermati – dice Lorenzo Silengo, il direttore del centro – perché un laboratorio di questo tipo per funzionare deve avere una convenzione con il sistema che lo circonda, deve avere una connessione netta con il mondo della Sanità, autorizzazioni e finanziamenti» che sono venuti a mancare. Anche se una cell factory come questa non esiste in Piemonte, ce ne sono altre in tutta Italia e nel mondo. Per attivarla servirebbe circa un milione di euro in un anno.

«La Regione Piemonte dovrebbe capire che se non si ha la capacità tecnologica, la si paga agli altri – spiega Silengo – perché le persone vanno a curarsi nelle altre Regioni a nostre spese. Se invece la sanità funzionasse bene potrebbe generare ricchezza, perché si tratta di servizi per i cittadini». Il Piemonte al momento è una delle poche ad avere un flusso negativo di ricchezza per quanto riguatrda la sanità. «Spero vivamente che il centro di ricerca sulle staminali sarà aperto presto: ci sono dei macchinari costosissimi che stanno per andare fuori garanzia, abbiamo calcolato che in caso contrario la perdita sarebbe di 2 milionidi euro di macchine – dice Silengo – probabilmente i finanziamenti erano stati bloccati perché era stata sottovalutata l'importanza del centro».

Se la causa di tanto penare fosse questa non lo sappiamo. Quel che è certo è che circa un anno fa era stato approvato in consiglio Regionale su proposta dell'opposizione un finanziamento di 500 mila euro per la ricerca sulle staminali da destinarsi ad attività privata. Con una delibera dell'allora assessore regionale alla Sanità Eleonora Artesio questa cifra era stata riorientata al gruppo di ricerca del professor Silengo con il compito aggiuntivo da parte della Regione di sorvegliare l'attività scientifica. «Questa delibera fu sospesa ad aprile dalla nuova Giunta di destra e assegnata all'assessore Bairati – dice la Artesio - che ha dato i soldi ad un centro di sperimentazione sulla sclerosi recentemente finito sotto inchiesta, la cui attività non era controllata da nessuna istituzione pubblica».

Se come tutti sperano la cell fatory entrerà in funzione, diventerà un centro regionale e lavorerà a stretto contatto con l'ospedale delle Molinette per sostituire parti della pelle, della cornea e del sangue, ma tra qualche anno di sperimentazione sarà possibile anche curare le malattie epatiche e del pancreas, e in futuro si potranno riparare anche altri organi umani, dopo la dovuta sperimentazione clinica. «L'importante è che non si trattino i pazienti come cavie – afferma Silengo – non bisogna lavorare sulla loro disperazione, il paziente deve essere protetto e deve essere messo nelle condizioni di non girare il mondo per fare delle terapie inutili». Questo per l'economia piemontese e italiana è sicuramente un momento difficilissimmo, ma è necessaria la capacità di investire, per non essere superati e dimenticati.

In via Nizza 52 vi lavorano già molte persone: nella stessa sede, quelle della Facoltà di Biotecnologie dell'Università di Torino, si concentrano 20 gruppi di ricerca che mettono in comune le attrezzature. C'è chi studia le alterazioni cardiache, gli immunoncologi, l'incubatore di idee del Politecnico, lo HuGeF per la ricerca genetica. I laboratori sono di vetro, non sono separati da muri ma soltanto da scaffali, per facilitare la comunicazione tra i ricercatori, quasi tutti assegnisti o borsisti.

«La ricerca non è più fatta dal singolo scienziato che lavora isolato nel suo studio, ma da gruppi di ricercatori che si scambiano informazioni tra loro e con il mondo esterno il più rapidamente possibile - spiega Massimo Silengo, direttore del centro di ricerca sulle staminali – solo rimanendo al passo con la velocità del mondo odierno si può fare ricerca avanzata e utile nelle sue applicazioni».

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