I prezzi del cibo al massimo storico a causa della speculazione
L’ultimo indice della FAO sui prezzi del cibo, compilato sulla base di 55 generi alimentari e pubblicato il 5 gennaio, dimostra che il prezzo medio del cibo è aumentato oltre il massimo storico raggiunto durante la crisi del 2008, che condusse a sanguinose rivolte in 30 nazioni. I prezzi sono aumentati costantemente negli ultimi sei mesi del 2010, raggiungendo uno sconcertante 32%. Le rivolte per il cibo sono esplose in Algeria il 4 gennaio, e l’aumento dei prezzi è stato un fattore determinante nelle proteste tunisine, mentre gli esperti temono un’ondata di rivolte a livello mondiale.
In termini di produzione fisica, la situazione potrebbe cambiare rapidamente, con la cooperazione internazionale e il varo di progetti infrastrutturali su vasta scala. Ma tale orientamento è lungi dalle intenzioni dell’oligarchia che manipola i mercati e specula sulla vita della gente.
I moniti della FAO sono stati confermati dal rapporto pubblicato il 12 gennaio dal Ministero dell’Agricoltura USA (USDA), che nota che ancor oggi il consumo mondiale è al di sotto dei livelli di produzione attuali, che sono di per sé troppo bassi. Questo significa che le scorte attuali di cibo stanno scemando. Stando a Olivier de Schutter, lo Special Rapporteur dell’ONU sul diritto al cibo, le scorte di tutti i tipi di grano precipiteranno a 427 milioni di tonnellate nel 2011, rispetto ai 489,8 del 2009! Oltre due terzi del calo sono avvenuti negli Stati Uniti e nell’UE.
Dei quattro principali esportatori di grano (USA, Canada, Russia e Australia), la Russia non esporta più per via della siccità della scorsa estate, e l’Australia è colpita dalle alluvioni. Il ministro dell’Agricoltura francese Bruno LeMaire ha annunciato improvvisamente l’11 gennaio che anche la Francia potrebbe limitare le esportazioni, ma ha poi smentito, dopo il panico sui mercati.
Quanto al mais, l’USDA ha ridotto di 4,7 milioni di tonnellate la previsione per la produzione mondiale nel 2011, ad un totale di 816 milioni di tonnellate. Negli Stati Uniti stessi, il principale produttore ed esportatore di mais, quest’anno quasi il 40% del raccolto verrà utilizzato per l’etanolo, e la frode del biocarburante continua ad alimentare la bolla speculativa, privando la gente del cibo.
Il che ci porta all’aspetto finanziario della crisi attuale. Benché ci siano, naturalmente, problemi reali di produzione e approvvigionamento, questi vengono deliberatamente esacerbati dalla politica iperinflazionistica creata dai salvataggi bancari, che sommergono il mondo di liquidità e provocano ondate di speculazione finanziaria sui mercati delle commodities.
Basti considerare il fatto che nel 2010 il volume medio quotidiano di derivati finanziari scambiati alla Borsa Mercantile di Chicago era di 12,2 milioni, ovvero il 19% in più rispetto al 2009. Nello stesso periodo le transazioni alla Borsa di New York, che fruttano meno a breve termine, sono diminuite del 20,9%.
Olivier de Schutter ha messo correttamente in guardia dagli speculatori finanziari, in un’intervista del 13 gennaio al quotidiano francese Les Echos. La volatilità dei prezzi, ha detto, è dovuta alla speculazione in derivati finanziari. “All’inizio, [i contratti a termine] consentivano ai produttori di vendere in anticipo il raccolto, per proteggersi contro il rischio di un calo dei prezzi, e consentivano agli acquirenti di acquistare in anticipo, per proteggersi da un aumento degli stessi. Ma dal 2005-2006 e dalla liberalizzazione dei mercati dei derivati negli Stati Uniti, gli investitori hanno cambiato natura. I fondi di investimento, i fondi pensioni ed altri fondi speculativi, che hanno un grosso potenziale di attacco finanziario, non sono specialisti quando si tratta di mercati agricoli. Di conseguenza si è sviluppata una sorta di economia da casinò con una logica puramente speculativa”.
Come ha proposto Jean Ziegler, predecessore di De Schutter all’ONU, i banchieri responsabili della crisi dovrebbero essere giudicati da un Tribunale di Norimberga. Abbiamo i mezzi per nutrire 12 miliardi di persone, ha sottolineato, e quindi ogni bambino che muore di fame è vittima di omicidio. È ancor più scandaloso se si considera che i principali cartelli delle commodities hanno fatto profitti osceni nel 2010. La Cargill ha registrato un aumento delle entrate del 74% nel periodo giugno-novembre, rispetto all’anno precedente.
In una dichiarazione del 12 gennaio, dal titolo “chi vi sta mangiando?”, Lyndon LaRouche sottolinea che l’intenzione dietro al globalismo, allo pseudo-ambientalismo ed alla speculazione sul cibo è chiaramente il genocidio.
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