Cassino-Colleferro, Uniti davvero


Lo sentivamo che sarebbe stata una grande giornata. Quello che è successo a Mirafiori ne era un segnale importante. L’incontro di Marghera ha restituito il senso di attesa di tanti e tante, pronti a mettersi in moto per un’altra idea di società.
La riuscita dello sciopero, la numerose manifestazioni sono la prova che sta succedendo qualcosa. Uniti contro la crisi, in questo contesto, si è mostrata una intuizione sostenuta dalla realtà. Di fronte, ad una crisi che crea disuguaglianze e ingiustizie, non occorre cedere alla guerra tra poveri, ma mettere in moto il conflitto verticale e la valorizzazione delle ricchezze.
Ma nel Lazio ieri è successo qualcosa di più. Un ulteriore tassello di questo bel percorso che stiamo costruendo.
Come ho detto, già si muoveva da buone premesse. Studenti, centri sociali e le altre realtà sociali romane hanno aderito con entusiasmo al Corteo di Cassino.
E questo non è un dato scontato, perché abbiamo dovuto abbandonare la nostra abitudine alla piazza romana, ai suoi riti ai suoi meccanismi, e affrontare le difficoltà organizzative aggiuntive di una trasferta. Ma abbiamo colto che nel nuovo conflitto tra flussi di capitale e luoghi materiali, noi dovevamo stare nei secondi, lì dove il progetto Marchionne vuole continuare a realizzarsi. A Cassino, per stare con gli operai ma anche per alludere alla tessitura di un tessuto sociale che faccia da anticorpo al ricatto.
Come ho detto, per andare a Cassino abbiamo lanciato una sfida ulteriore, occupare i treni. Per rivendicare il diritto a manifestare, e per affrontare l’arroganza con cui Trenitalia confonde diritti con seccature.

Il primo treno, quello delle 7, 54 è partito regolarmente. Duecento persone, centri sociali e occupanti di case, sono arrivati a Cassino per manifestare con gli operai. Occupando il treno. Movimenti – Trenitalia uno a zero.
Con il secondo treno, che trasportava 400 studenti della sapienza, Trenitalia ha voluto giocare la sua partita per dire fino in fondo che anche la mobilità è una merce. E non è una questione di soldi, perché i movimenti trattano. E’ una questione politica, sono due visioni della società che si contrappongono.
Così Trenitalia, ferma il treno a Colleferro. Non lo fa a Roma, ma lo fa in un luogo in cui crede di isolare gli studenti.
A quel punto gli studenti non si perdono di animo e occupano i binari, per aprire una trattativa. Per discutere. Come al solito la ragionevolezza da una parte, l’arroganza dall’altra. Parliamoci chiaramente, Trenitalia puntava sull’isolamento degli studenti, tacciandoli come un gruppo che semplicemente voleva viaggiare con lo sconto. Trenitalia, così come Marchionne, punta sulla divisione, sulla contrapposizione o al limite sull’indifferenza. Che gliene frega agli operai che tra un po’ non godrà di sciopero e malattia degli studenti? Ma ripeto, questo autunno è successo qualcosa. E a Cassino prende corpo questa energia. Tutto il corteo di Cassino, soprattutto operario, si muove verso la stazione e occupa i binari per chiedere di lasciar partire gli studenti.
A quel punto la trattativa parte davvero. Trenitalia fa partire il treno da Colleferro.
La strada è lunga è complicata, ma finalmente in questo Paese prende spazio un altro messaggio. Non che solo con raccomandazioni e valettopoli si fa carriera, non che l’unica opposizione possibile è quella che fa tintinnare le manette. Ma che esiste un disegno alternativo che muova dalla volontà tra soggetti diversi di disegnare un futuro comune, partendo dal comune e dai diritti sociali. Uniti contro la crisi, appunto.


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