Bersani: “Mirafiori? Il partito prosegue compatto”. Verso lo sfacelo

Il segretario del partito proclama l’unità sui temi del lavoro. Peccato che negli ultimi giorni tutti abbiano detto di tutto.


Comprensibile la necessità di Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico: dopo una direzione che è andata come è andata, con la sovraesposizione mediatica e contenutistica della minoranza organizzata del Movimento Democratico, l’esigenza è certamente quella di serrare i ranghi intorno alla linea del segretario. Che così, ostenta unità e decisione. Ma, crediamo, ha scelto il tema peggiore per sollecitare la coesione delle sue truppe.


POSIZIONI CHIAREPer Bersani, infatti, il Pd sul referendum degli operai di Mirafiori sarebbe l’unico ad avere le idee chiare su cosa fare, e su come muoversi.


Il Partito democratico sulla questione Fiat “ha una posizione chiara, che rifiuta le tifoserie da derby”. Pierluigi Bersani ribadisce la linea dei democratici sulla vicenda Fiat, richiamando invece l’attenzione sulla legittimita’ dell’approccio che i democratici hanno scelto di avere di fronte alle proposte di Marchionne.


Così il segretario alle agenzie.


“L’investimento ci vuole, e noi ci auguriamo che i lavoratori possano sopportarne il peso -ha detto Bersani- c’e’ pero’ un pezzo di accordo, quello sulla rappresentanza che non va bene, e c’e’ uno sfondo all’accordo, quello di un governo che e’ nella nebbia da due anni e che non dice nulla sull’auto, che non va bene”.
Si agli investimenti; no all’esclusione della Fiom; e Berlusconi ladro. Questa la sintesi della posizione del Pd su Mirafiori, secondo Bersani. Bene, almeno adesso la sappiamo.
POSIZIONE?Il difficile sarà andarla a spiegare a tutti gli esponenti del partito che in questi ultimi giorni ne hanno parlato sui giornali, ognuno – a questo punto, evidentemente – parlando a titolo puramente personale, visto che la posizione del partito è una, e una sola. Bersani, crediamo, avrà il suo bel daffare a riportare le truppe all’ordine sul tema, visto che chiunque nel Pd ha avuto modo di dire di tutto, sul referendum delle tute blu a Mirafiori. Partendo da coloro che, prima ancora di scendere nel merito, invitavano il partito a prendere posizione – segno che, fino a quel momento, una posizione non c’era.
Oggi e domani si svolge a Torino il referendum tra i lavoratori Fiat sull’accordo di Mirafiori. Nel Pd, attorno a quest’intesa, si è sviluppato un dibattito forte che ha visto emergere un arco di posizioni, alcune delle quali contrapposte. In un partito democratico è normale che questo avvenga. Non è normale, invece, che non si arrivi ad una posizione di sintesi riconosciuta. Su questo tema la direzione del partito si deve esprimere.

Questo era Cesare Damiano, uno dei più preparati giuristi di diritto del Lavoro che il Pd possa fornire. Prima chiede al partito di esprimere una linea – sull’Unità – e poi scende in campo personalmente, su Europa.

L’accordo di Mirafiori segna una rottura senza precedenti nel sistema delle relazioni sindacali che si è venuto consolidando nel nostro paese nel corso dei decenni. Il nuovo contratto non aderisce al sistema confindustriale e, di conseguenza, nella newco Fiat-Chrysler non è prevista l’elezione dei delegati di fabbrica e solo i sindacati firmatari potranno nominare propri rappresentanti aziendali. Tradotto in pratica, significa che i lavoratori non avranno il diritto di scegliere, com’è avvenuto fino ad oggi, chi li rappresenta di fronte all’azienda e che la Fiom, che negli stabilimenti torinesi è tuttora il sindacato maggioritario (con il 13% delle adesioni), non potrà sedersi in futuro ad alcun tavolo di trattativa perché non ha sottoscritto l’accordo aziendale. (…) L’intesa comporta un grosso sacrificio per i lavoratori. Ma Susanna Camusso ha ragione. Se vincono i sì non esistono, a mio avviso, alternative alla firma tecnica. Autoescludersi sarebbe un errore gravissimo

Per Cesare Damiano, dunque, la Cgil dovrebbe accodarsi al risultato del referendum. Questo Bersani non l’ha detto, non è nella posizione ufficiale. Pierluigi, devi parlare con Cesare.

CON MARCHIONNE
Non è il solo. Prendiamo il noto Matteo Renzi, rottamatore ufficiale del Partito Democratico. Le sue idee sul tema sono note e chiare: “Non è di sinistra solo quello che dicono i sindacati”. Sono giorni che il giovane sindaco di Firenze va su tutti i giornali per dire a voce alta: “Per me, ha ragione Marchionne”.

Matteo Renzi, 35 anni, sindaco di Firenze del Pd, il rottamatore dei big, arriva al punto con una semplicità che è mancata al suo partito. «Io sto dalla parte di chi scommette sul lavoro, della Fiat, di Marchionne. È la prima volta che il Lingotto non chiede soldi agli italiani ma investe in Italia in un progetto industriale. È una rivoluzione. E che accade? Che di fronte a una sfida globale in Usa, Brasile, Europa c’è la Fiom che vuole sganciare l’Italia da una locomotiva. E il Pd tentenna, si preoccupa di sintonizzarsi con la Cgil. Una follia. Oggi il lavoro si difende con un riequilibrio imprescindibile che passa dalla produttività: chiedere al lavoratore uno sforzo in cambio di occupazione e investimenti. La Fiat oggi è il motore di questa innovazione: qui non si tratta di stare dalla parte di un uomo, si tratta di credere o no in un futuro industriale

Il Pd, secondo Renzi, deve mollare al più presto la Cgil. Ma questo Bersani non l’ha detto, non è nella posizione ufficiale. Presto, Pierluigi, devi andare a Palazzo Vecchio e fare quattro chiacchere con Matteo. La testa calda sta andando un po’ oltre, no?

CONTRO BERSANI
La verità è che il Pd sul tema è tutt’altro che unito. Ognuno dice la sua, ognuno ha la sua opinione e imbratta la stampa nella maniera che ritiene più opportuna, da molti giorni a questa parte. Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e ipotetico rivale diretto di Bersani alla segreteria, oggi sulla Stampa, e sempre sul tema, al segretario non le manda a dire.

Alla politica, rivolge, invece le sue attenzioni il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino che non nasconde la sua delusione nei confronti della linea tenuta dal segretario Pd: «Non sono l’avvocata d’ufficio di Marchionne, anche lui farà errori ma faccio presente che in un altro Paese ci sarebbe un atteggiamento diverso da parte della politica rispetto a un’impresa che propone investimenti nuovi».

Anche per Chiamparino bisognerebbe dare più sostegno alla politica Marchionniana. Bersani dovrà farsi un giro anche a Torino, pare.

ACCANTO ALLA FIOM
Prima di partire, però, si ricordi di passare anche da quelle teste calde sovversive dei Giovani Democratici, che si stanno prendendo un po’ troppe libertà: ben due membri dell’esecutivo nazionale dei piccoli piddini arancioni escono oggi su Europa per dichiarare il loro sostegno, guarda un po’, addirittura alla Fiom. Prudente, equilibrato, non nettissimo, ma sostegno.

Abbracciare con entusiasmo le scelte di Marchionne e credere di aver raggiunto così le bianche cime del riformismo e dell’innovazione della sinistra sarebbe un errore imperdonabile. Basterebbe guardare più giu per accorgersi che anche tra chi ritiene di votare si il 15 gennaio c’è chi vede le cose per come stanno: un ricatto. Siamo proprio sicuri che non solo per gli operai di Mirafiori ma per tutti noi, per il Pd e per il paese, sia il momento di cedere?

Così dicono Pina Picierno e Michele Grimaldi, la prima giovane parlamentare del Pd, il secondo membro della segreteria dei Gd. Insomma, segretario: la posizione del Pd è chiara. Di quale delle otto sta parlando?


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