Tremonti usa la clava dell’Agcom per colpire Report


Report ha “leso i principi di completezza, correttezza, obiettività, imparzialità e pluralismo dell’informazione”, parola del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Che chiede, tramite un esposto all’Agcom (Autorità garante per le comunicazioni) di sanzionare il programma di Rai3condotto da Milena Gabanelli. E l’Agcom avvia all’istante un’istruttoria: la Gabanelli avrebbe 30 giorni per presentare memorie difensive se solo le avessero notificato il documento in tempo. Ma così non è perché l’ha ricevuto ieri, con dieci giorni di ritardo.

L’esposto all’Agcom è una tecnica che ha fatto scuola. Tremonti, che non ha gradito la puntata che Report gli ha dedicato il 24 ottobre, sa bene che un’istruttoria Agcom può ostacolare una trasmissione della Rai molto più che una causa in tribunale. Per capire come basta leggere le intercettazioni della procura di Trani in cui l’ex membro dell’Authority Giancarlo Innocenzi si arrovella (inutilmente) per cercare di sopprimere Annozero. 

“Siete una barzelletta”, “che cazzo di organismo siete e che ci state a fare?”, sbottava a marzo il premier Silvio Berlusconi, furente per il fatto che l’Agcom, che sarebbe un’autorità indipendente, non riusciva a chiudere il programma di Michele Santoro. Innocenzi suggeriva che l’unica maniera efficace per sanzionare (e chiudere) una trasmissione è cercare qualcuno che firmi un esposto.

Di solito chi si sente diffamato va in tribunale, ma i politici preferiscono l’Agcom, i cui componenti sono di nomina politica, invece che un organismo terzo. Questo è il secondo tentativo di Tremonti di colpire Report: il primo esposto, dopo una puntata dedicata al flop della social card, è stato archiviato perché “Report aveva fatto solo il suo dovere”. La puntata del 24 ottobre era un’analisi più ampia dell’azione politica del ministro, a cominciare dalla manovra di risanamento varata a luglio che taglia 25 miliardi di euro “ma distribuisce 50 milioni, di cui 30 stornati dai fondi per i poveri della social card”. A chi vanno questi soldi? Tra gli altri, spiegava Report, 60mila euro erano destinati agli animali da compagnia, 100mila ai restauri delle croci, 329mila a una scuola della moglie di Umberto Bossi, 500mila alla chiesa di san Pietro e Calisto. Dettagli che, una volta pubblici, diventano fastidiosi per un governo che taglia i fondi alla scuola e alla ricerca.

A irritare il ministro, anche l’elenco delle giustificazioni addotte per non aver rispettato gli impegni presi in campagna elettorale: nel 2003 non ha raggiunto il pareggio del bilancio “per colpa dell’11 settembre”, nel 2010 niente riforma fiscale (promessa dal 1994) “per colpa della Grecia”. Ma c’è da scommettere che a far arrabbiare davvero Tremonti sia stato il passaggio in cui Milena Gabanelli ha sottolineato il suo conflitto d’interesse. Tremonti, denuncia Report, si alterna nel suo ruolo di ministro e di avvocato tributarista, di controllore e di controllato. Difficile conciliare una strenua lotta all’evasione fiscale, necessaria per risanare le casse dello Stato, con l’attività passata da tributarista, già consulente del paradiso fiscale di San Marino. Tanto più che alcuni dei clienti privati dello studio Vitali, Romagnoli e Picardi (fondato da Tremonti) hanno tutt’oggi contenziosi milionari col fisco: da Dolce e Gabbana al gruppo Fininvest con il caso Mondadori. Si tratta di “ragnatele che aumentano un’opacità del sistema economico dove lo Stato non è solo arbitro ma stabilisce chi vince e chi perde”, spiega la Gabanelli.

Ora l’Agcom avvia un’istruttoria firmata dal capo della direzione contenuti audiovisivi e multimediali Laura Aria, anche lei finita nelle intercettazioni di Trani. Avrebbe detto: “Masi chiede e noi rispondiamo”. Secondo l’esposto è mancato il contraddittorio e “la trasmissione non ha compiuto nessun approfondimento e nessuna vera informazione”.

All’Agcom poco importa che, come ricordava la Gabanelli già durante la puntata, “Tremonti non ha accettato un confronto con noi”. Nelle memorie difensive Report – che stasera apre la trasmissione dando conto di questa vicenda – spiegherà non solo di aver chiesto un’intervista al ministro con largo anticipo, ma anche di aver inviato due solleciti. Ignorati. Ma per Tremonti questa “scusante” non vale perché “il conduttore, a prescindere dalla presenza dell’interessato, deve presentare le diverse posizioni in campo”. Gabanelli avvisata mezza salvata: la prossima volta, anche se cita numeri, si faccia il contraddittorio da sola.


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