Studiare, protestare


Era inevitabile che prima o poi qualcuno lo dicesse. Pensavo che ci arrivasse prima il mio ortolano Tonino, invece è stato anticipato dal premier: «I veri studenti non protestano, studiano».

Del resto, è quello che dicono da sempre i benpensanti più cupi, dalle rivolte a Berkeley nel 1965 fino a quella contro i generali nell’università di Rangoon nel 1988, passando naturalmente per Parigi 1968.
A chi pensa che la cultura non si mangi, inevitabilmente, sfugge la possibilità che l’università sia per natura luogo di confronto di idee dove nasce quasi di default – parlandosi, tra ragazzi – il desiderio di provare a cambiare un po’ il mondo o almeno il proprio quartiere.
A chi è tanto triste dentro da non aver mai provato a cambiare nulla se non il proprio conto in banca, non si porrà l’ipotesi che si possa non solo protestare e insieme studiare, ma proprio protestare per poter meglio e con più frutti studiare.
A chi non pensa che a ingrassare il proprio presente, non verrà mai in mente che qualcun altro possa pensare invece a migliorare il futuro di tutti.

fonte

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Commenti

Anonimo ha detto…
"Quindi l’essenza stessa dell’umanità può essere tutelata e protetta solamente laddove c’è un governo che deve rispondere non solo ai ricchi,
non solo ai fedeli di una particolare religione
o agli esponenti di una particolare razza ma a tutto il popolo."

Robert F. Kennedy

http://rfkennedyeurope.org/it/news/categorie/italia/709-studenti-in-piazza-oggi-come-ieri-le-parole-di-robert-kennedy.html

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