La Lega è morta. E non ce ne siamo accorti.

Si raccontano tante cose in questo libro. Si parla di Umberto Bossi. Della sua cialtroneria. Della sua incoerenza. Di scandali, tangenti e malaffare. Delle tante truffe perpetuate ai danni del popolo padano: migliaia di simpatizzanti e militanti gabbati alla grande, colpiti dai crack di banche e cooperative verdastre. Dei clamorosi insuccessi economico-finanziari che hanno contraddistinto l'intero cammino leghista. Di un partito che - stritolato dai debiti ed oramai in bancarotta - è stato salvato, comprato da Silvio Berlusconi. Compreso il simbolo.


Sto parlando di "Umberto Magno", inchiesta scritta da uno che dentro la Lega c'è stato eccome, e per molto tempo. Ecco, voglio girare a voi tutti una domanda che s'è posto l'autore, Leonardo Facco, verso la fine del libro.

Voglio porvi una domanda: a 26 anni di distanza dalle rivoluzioni promesse da Bossi, quali sono le condizioni di questo paese? Cosa ha fatto la Lega Nord per farlo uscire dal pantano? Ogni capitolo di questo libro vi ha mostrato che ha raccolto il nulla, che le mirabolanti promesse non sono state mantenute. Ve lo dico io come stanno le cose: oggi, il debito pubblico e il deficit sono più alti, il parassitismo statalista non molla la presa, il clientelismo sʼè irrobustito grazie allʼentrata in gioco dei leghisti e delle loro parentopoli, il tessuto economico sta marcendo soprattutto nella Padania produttiva e non regge la concorrenza straniera, le aziende chiudono o emigrano, la pressione fiscale è schizzata verso lʼalto, la corruzione è anche peggio dei tempi di Tangentopoli. Con la Lega al governo sono aumentate le pensioni di invalidità, Roma e Catania hanno visto ripianati i loro soliti buchi di bilancio, a Napoli – coi voti leghisti, ha ricordato lʼUdc Mannoni – sʼè evitato lʼabbattimento delle costruzioni abusive. La Lega che blatera di fare gli interessi del Nord ha sganciato a Raffaele Lombardo 387.302 euro nel 2007 e 292.182 nel 2008. A babbo morto? (...)

Arriverà il giorno in cui anche Bossi verrà ricordato per quel che è veramente, non per quel che la passione – o lʼinteresse politico del momento – fan credere che egli sia.

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