Canada, in Quebec religione al bando negli asili d’infanzia


Mentre i rappresentanti delle italiche istituzioni si producono in miraboliche acrobazie linguistiche per convincere noi (e l’Europa!) che il crocifisso esposto nelle aule scolastiche e in quelle di ogni altro edificio pubblico incarni l’idea stessa della laicità e sussiste incrollabile in molti cittadini la stravagante idea che l’IRC (ossia Insegnamento della Religione cattolica!) consista nel neutro insegnamento della storia delle religioni, il resto del mondo prosegue leggero il suo cammino verso una più autentica laicità.

Dal Canada, ad esempio, giunge in questi giorni la notizia di una riforma varata dal governo del Quebec che investirà le scuole materne di tutta la provincia e che, vista da qui, ha del fantascientifico. Nelle scuole materne che usufruiscono di sovvenzioni statali sarà vietato insegnare le dottrine religiose ai bambini. Più specificatamente, mentre gli insegnanti potranno continuare, se lo desiderano, a recitare le loro preghiere, sarà vietato coinvolgere i bambini nei rituali, insegnar loro canzoni religiose (compresi i motivetti natalizi) o fargli realizzare lavoretti che abbiano come spunto un simbolo di fede.
Ma cominciamo dall’inizio. Il sistema delle scuole dell’infanzia in Quebec è un’estensione del sistema educativo pubblico; recentemente, esso è stato profondamente rivisto nel suo funzionamento. Fino a un paio d’anni fa le scuole erano infatti suddivise in base all’adesione religiosa – cattolica o protestante, le due confessioni più diffuse in Canada. Nel 2008 la provincia ha modificato tale ordinamento distinguendo invece in base alla lingua di appartenenza, ossia l’inglese o il francese. Inoltre, il “curriculum religioso” è stato sostituito dall’Ethics and Religious Culture program, che mira a fornire a bambini e ragazzi gli strumenti atti ad accostarsi a temi quali i diritti umani e i valori etici, e a far loro conoscere le diverse fedi e tradizioni religiose da un’ottica globale, non fondata, cioè, sulla prospettiva di una confessione specifica.

Sulla scia di tali modifiche, dunque, il governo del Quebec ha annunciato la riforma anche degli istituti d’infanzia che beneficiano delle sovvenzioni pubbliche. Gli asili potranno continuare ad esporre simboli religiosi, ma essi non dovranno essere impiegati come strumenti didattici e ai rappresentanti delle diverse confessioni – sacerdoti, rabbini o imam – non sarà consentito visitare le strutture. Per avere un’idea dell’impatto che il nuovo ordinamento avrà, basti pensare che nella sola regione di Montreal vi sono oltre cento asili a carattere confessionale; questi, così come tutti gli altri istituti della provincia, avranno tempo fino a giugno – data dell’entrata in vigore della riforma – per adeguarsi, rimuovendo, ove necessario, gli elementi religiosi dai curricula scolastici; quanti non lo faranno, subiranno la perdita parziale o totale delle sovvenzioni pubbliche. Il ministro delle Politiche Familiari, Yolande James, (in foto) ha affermato che i luoghi deputati all’indottrinamento religioso non possono essere le scuole sovvenzionate, che devono invece impartire un uguale insegnamento a tutti i cittadini del Quebec. Gli insegnamenti religiosi devono essere impartiti dalla famiglia e presso le strutture legate ai singoli culti (chiese, sinagoghe, moschee).
Presi dalle nostre miserie economiche e culturali, stretti nella morsa di un duplice governo (quello della Repubblica e quello monarchico del Vaticano), attraverso la quale solo saltuariamente trapela la voce dell’Unione Europea, noi italiani siamo spesso incapaci – o impossibilitati – a guardare oltre i nostri confini e ci convinciamo che, in fondo, “tutto il mondo è paese”, ossia sia come l’Italia, solo un po’ più grande.
Provincialismo, è il termine che descrive questo ottuso atteggiamento mentale. Informazione è la cura.

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