Se l'antenna diventa bomba. Radio Vaticana espone al rischio leucemia.


Un'altra conferma, implacabile e impietosa. «Vivere a ridosso delle antenne di Radio Vaticana significa esporsi al rischio di ammalarsi di leucemia». Questo il risultato della perizia, durata oltre quattro anni, e portata avanti dal consulente tecnico Andrea Micheli, dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Si è concluso così l’incidente probatoriorichiesto nel 2006 dalla procura della Repubblica di Roma nell'ambito del procedimento penale nei confronti dei responsabili dell'emittente della Santa sede. I risultati sono stati resi noti dal comitato dei cittadini di Roma Nord, dove, in 425 ettari, sorge l'intero impianto radio-trasmittente. Il dossier del perito del tribunale non lascia spazio a dubbi.
Nella carta viene indicata un'associazione «coerente, importante e significativa» di rischio di morte per leucemia o di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione ai ripetitori fino a 12 chilometri di distanza. Ma non basta.
Nella carte si legge ancora: «Non siamo stati in grado di trovare un fattore di causa diverso dalla Radio Vaticana. I risultati hanno a che fare con la dislocazione in cui queste persone, e soprattutto i bambini, hanno abitato nel loro periodo di vita. Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, soltanto negli studi epidemiologici relativi alle zone che hanno subito gli effetti dell'esplosione di una bomba atomica».

I decessi per leucemia sono stati 137 in sei anni

Lo studio di mortalità ha analizzato i 137 decessi per leucemia dal 1997 al 2003 prendendo in esame 20 anni di storia abitativa antecedenti la data della morte. Il risultato lascia senza fiato: nei territori compresi entro i dodici chilometri dalle antenne, il rischio di morte per leucemia è 6,6 volte superiore a quello attestato oltre i dodici chilometri.
Lo studio di incidenza ha analizzato i casi di leucemie, linfomi e mielomi nei bambini da 0 a 14 anni avvenuti dal 1989 al 2005 ed ha esaminato l’intera storia abitativa individuale antecedente la data in cui si è manifestata la patologia. Fino a 12 chilometri dagli impianti, il fattore di rischio è da 4,1 a 4,7 volte superiore al valore oltre i 12 chilometri di distanza. Il rischio sale fino a 6,9 volte se si considerano solo i bambini di età maggiore di un anno. Questo si traduce in circa 1 caso stimato di leucemia o linfoma per ciascuno dei 17 anni di studio.

Troppe frequenze nell'etere

Tutto è iniziato nel 2002. I primi a denunciare la pericolosità delle antenne vaticane sono state Le Iene. Il programma di Italia 1 accusò l'emittente radiofonica di un uso spropositato delle frequenze, che facevano, a loro dire, 3 volte il giro del mondo per quanto erano potenti. Il problema è che, partendo dal centro di Santa Maria di Galeria, un frazione di Roma con circa 3.000 abitanti, superavano di gran lunga i limiti previsti dalla legge, finendo con il favorire l’insorgere di leucemie tra i bambini della zona.
Si è aperta così un'inchiesta che ha chiamato in causa Roberto Tucci, Pasquale Borgomeo e Costantino Pacifici (responsabili dell’emittente della Santa Sede) e Gino Bizzarri, Vittorio Emanuele Di Cecco e Emilio Roberto Guarini, della Marina Militare.
I primi tre sono finiti sotto processo per getto pericoloso di cose, in relazione all’emissione nociva di onde elettromagnetiche provenienti dagli impianti radiofonici di Santa Maria di Galeria. Pacifici, però, è stato assolto in primo grado, mentre per Tucci e Borgomeo (poi deceduto) la corte d’appello, dopo una prima assoluzione che era stata annullata dalla Cassazione, ha stabilito il «non doversi procedere» per intervenuta prescrizione del reato. Il nuovo procedimento riparte dall’accusa di «getto pericoloso di cose».
In questi giorni è nato il coordinamento dei comitati di Roma Nord che chiede alle autorità nazionale e locali: «l'immediata sospensione delle trasmissioni della Radio Vaticana e la sua delocalizzazione in un luogo in cui non possa accrescere il rischio di morte e di malattie per gli esseri umani, oppure l'abbandono totale di questa obsoleta tecnologia in favore della diffusione satellitare dei propri programmi radiofonici».
A luglio, quando iniziarono a girare le voci sui dati della perizia, i genitori dei bambini morti per leucemia nel territorio della antenne, scrissero un appello accorato a Benedetto XVI per chiedere di spegnere quei ripetitori  «in ragione del medesimo senso di umana partecipazione che ha sempre ispirato i suoi atti». Quella lettera attende ancora una risposta.  
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