L’università come grimaldello pro nucleare



Una notizia passata sotto silenzio. L’Università di Genova ha aperto le danze della campagna di informazione (in realtà di propaganda) rivolta agli studenti a favore del nucleare.

Prima considerazione. Chi avesse ancora dubbi sulla reale volontà del governo e della lobby nuclearista di procedere verso la costruzione delle nuove centrali in Italia farebbe bene a ricredersi rapidamente.

Governo e lobby nuclearista sono ben decisi a procedere e ci proveranno fino in fondo, cercando di creare tutti i fatti compiuti possibili, con l’obiettivo di tentare di rendere irreversibile questa (folle) scelta.

Seconda considerazione. Non si tratta solo della testardaggine di una parte del governo perché in questo caso è il ministro dell’Università (Gelmini) che ha deciso che il nucleare è una scelta la cui ideologia va propagandata tra gli studenti, partendo appunto dall’Università di Genova, prima tappa di un percorso nelle Università italiane. Questo chiama in causa diversi altri aspetti.

Il ministro sceglie di schierare le Università a favore del nucleare. Il ministro impone di fatto all’Università una scelta ideologica. L’Università peraltro in questo caso cede le armi troppo facilmente e mette a rischio la sa autonomia, accettando di diventare strumento di propaganda ideologica diparte a favore del nucleare. Eppure la forza dell’Università è sempre stata la capacità di consentire la rappresentanza di diversi punti di vista di ricerca. Fino ad ora l’Università era il terreno in cui si confrontavano i diversi punti di vista, liberi professori e studenti di decidere autonomamente come collocarsi personalmente. Con questo atto non è più così. Siamo in presenza di una scelta ideologica che si fa Stato e pretende di diventare la cultura ufficiale, fino ad arrivare a pretendere dall’Università lo schierarsi a favore. Non è ancora il Minculpop del ventennio, ma ci stiamo incamminando in quella direzione.

Terza considerazione. E’ evidente che questa massiccia invasione dell’autonomia universitaria ha lo scopo di tentare di convincere l’area più riottosa dell’opinione pubblica, che è appunto rappresentata dai giovani.

Infatti, malgrado i potenti mezzi mediatici messi in campo dai nuclearisti per convincere, l’opinione pubblica italiana – come dimostrano tutti i sondaggi – continua ad essere in prevalenza contro la scelta nucleare e in particolare è contraria la maggioranza dei giovani. Quindi l’eredità dei 3 referendum del 1987, che avevano bloccato il nucleare in Italia, non è evaporata. In questi anni la disattenzione di troppi ha fatto dei guasti perché ha disarmato la vigilanza sui tentativi di tornare al nucleare. Tuttavia l’orientamento dell’opinione pubblica continua ad essere prevalentemente contrario e diventa decisamente contrario quando si parla di costruire una centrale nei dintorni.

Quarta considerazione. Stiamo facendo un’importante campagna di mobilitazione positiva a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare (si può ancora firmare) che dimostra che del nucleare non c’è bisogno e che, al contrario, tornare al nucleare è costoso e pericoloso. Tuttavia dobbiamo dedicare più attenzione alla scuola e all’Università e in particolare ai giovani. Eppure il lato più grave della proposta di tornare al nucleare in Italia è proprio il patto scellerato che ne deriva tra le generazioni. Infatti le nuove generazioni dovranno fare i conti non solo con lo smantellamento delle centrali nucleari, con le conseguenze della radioattività nel territorio, ma anche con le scorie radioattive che in alcuni casi dureranno centinaia di migliaia di anni.

Come è possibile che la generazione attuale metta un’ipoteca tanto pesante sulle future generazioni? Per di più per periodi talmente lunghi che è perfino difficile immaginare. Pensiamo al problema della memoria storica di quanto è stato fatto, della custodia delle scorie, ecc. C’è da rabbrividire al pensiero che si possa perdere nel tempo cognizione delle scelte fatte. Altro che patto tra le generazioni, questo sarebbe un patto scellerato contro le future generazioni.

Anche l’Unione europea sta ponendo domande impegnative. Ad esempio chiede di sotterrare le scorie esistenti, probabilmente preoccupata di quanto può succedere. Peccato che fino ad ora tutti sistemi di stoccaggio delle scorie in profondità siano falliti e nessuno sappia come risolvere il problema. E allora ? L’unica scelta è non fare il nucleare e puntare tutto su risparmio energetico ed energie rinnovabili, come afferma la proposta di legge di iniziativa popolare. Questa è la scelta che occorre far conoscere ai giovani, nelle Università per contrastare il nuovo Minculpop della Gelmini.



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Fonte

Commenti

Unknown ha detto…
E' un bene che l'universita investa nel settore nucleare. C'e bisogno di tecnici in questo settore. L'Italia aveva uno staff di ricercatori e tecnici nucleari di prim'ordine. Dopo il referendum del 1987 e' andato tutto in malora
Fabio Colella ha detto…
Ma pericoloso non lo è più.. Il problema principale è che è una fonte vecchia, costosa, necessita di stoccare le scorie e poi quando le centrali entreranno in funzione sarà una tecnologia superata..

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