Le rivelazioni più importanti di Wikileaks
ATTACCO A GOOGLE GENNAIO DIRETTO DA CINA
È stato l'ufficio politico del comitato centrale del Partito comunista cinese a dirigere l'attacco informatico di cui Google è stata vittima in gennaio.
Lo riporta il New York Times citando i documenti di Wikileaks. L'attacco a Google era parte di una campagna di sabotaggio coordinata da esperti di sicurezza privati internet reclutati dal governo cinese«, e che si sono infiltrati nei computer del governo americano e in quelli degli alleati occidentali sin dal 2002.
Lo riporta il New York Times citando i documenti di Wikileaks. L'attacco a Google era parte di una campagna di sabotaggio coordinata da esperti di sicurezza privati internet reclutati dal governo cinese«, e che si sono infiltrati nei computer del governo americano e in quelli degli alleati occidentali sin dal 2002.
FRATELLASTRO KARZAI TRAFFICANTE, VA CONTROLLATO
Con Ahmed Wali Karzai, il fratellastro del presidente afgano, «dobbiamo avere a che fare in quanto numero uno del Provincial Council ma è sottointeso che è uno corrotto e un trafficante di stupefacenti». Questa la descrizione di Ahmed Wali Karzai fornita dai diplomatici americani, riporta il New York Times citando i documenti di Wikileaks . «Sembra non capire il livello di conoscenza che abbiamo delle sue attività. Dobbiamo monitoralo attentamente e in modo chiaro, inviandogli un messaggio chiaro».
PREOCCUPAZIONE PER L'IRAN
La grande preoccupazione dei leader degli Stati del Golfo per il programma nucleare dell'Iran è mostrata in una serie di dispacci diplomatici pubblicati domenica dal New York Times. Il re del Bahrain esorta gli americani a intervenire: «Il pericolo di non far niente supera di gran lunga quello di fare qualcosa per bloccare l'Iran». Il re saudita Abdullah in una conversazione con diplomatici americani afferma del premier iracheno Nouri al Maliki: «Non mi fido di quest'uomo, è un agente iraniano».
AUSTRALIA ALLEATO SALDO MA NON INFLUENTE
AUSTRALIA ALLEATO SALDO MA NON INFLUENTE
L'Australia è descritta come alleato 'saldo come roccià ma privo di influenza, in uno dei documenti resi noti da Wikileaks, mentre si prevede che altri file riguardino la decisione del governo conservatore di John Howard di partecipare a fianco degli Usa all'invasione dell'Iraq, e la detenzione di cittadini australiani a Guantanamo. Sarebbero 1442 secondo l'agenzia di stampa australiana Aap i documenti che menzionano l'Australia, ma non è ancora chiaro cosa contengano. Un dispaccio dell'Ambasciata Usa in Zimbabwe si affermava: «Abbiamo bisogno di continuare la pressione sul presidente Robert Mugabe, facendo leva sui suoi difetti per rimuoverlo... Alleati solidi come roccia, come l'Australia, non hanno abbastanza impeto per farsi avanti e le Nazioni unite è come se non ci fossero». Un altro documento, dell'ambasciatore Usa a Canberra, tratta i retroscena del vertice Apec dei leader dell'Asia-Pacifico a Sydney nel 2007, e riferisce di un colloquio in cui il presidente Usa George W Bush esprimeva preoccupazione al presidente cinese Hu Jintao per una spedizione di parti di missili dalla Corea del Nord all'Iran, che avrebbe fatto scalo a Pechino.
CLINTON CHIESE NOTIZIE SU AFFARI BERLUSCONI E DI PUTIN
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all'inizio di quest'anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali «investimenti personali» dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi. È quanto si legge in un documento riservato anticipato dal sito Wikileaks e pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel.
PRESSIONI USA PER ACCOGLIERE DETENUTI GUANTANAMO
I funzionari Usa hanno fatto ricorso a pressioni di ogni tipo per convincere gli altri paesi ad accettare prigionieri di Guantanamo. È quanto emerge dai documenti resi noti da Wikileaks e pubblicati dal New York Times. Ai dirigenti della Slovenia venne chiesto di accogliere un detenuto in cambio di un incontro col presidente Barack Obama. Ai dirigenti dell'isola di Karibati vennero offerti notevoli incentivi economici in cambio della accettazione di un gruppo di prigionieri. Al Belgio venne detto che accettare i detenuti avrebbe dato al paese «un ruolo più preminente in Europa».
ROBIN RISPETTO A BATMAN-PUTIN
Nei documenti di Wikileaks esaminati dal Guardian ci sono giudizi sul rapporto tra il primo ministro Vladimir Putin e il presidente russo Dmitri Medvedev. In uno di questi rapporti, della fine del 2008, si afferma che Medvedev, ufficialmente di rango maggiore, «fa la parte di Robin rispetto al Batman di Putin»
DISCUSSA POSSIBILITÀ COREA UNIFICATA
Gli Usa hanno discusso con i funzionari di Seul la possibilità di una Corea unificata, nel caso la Corea del Nord dovesse «implodere» per i suoi problemi economici e per problemi di transizione del leader, rivelano i documenti di Wikileaks pubblicati oggi dal New York Times. Le discussioni si sarebbero estese a come convincere la Cina ad accettare la situazione di una Corea unificata.
A IRAN ARMI DA COREA NORD IN GRADO COLPIRE UE
L'Iran ha ottenuto 19 missili dalla Corea del Nord, secondo un documento di Wikileaks datato 24 febbraio 2010 e riportato dal Nyt: i missili - avvertono i diplomatici americani - potrebbero dare per la prima volta all'Iran la capacità di colpire una capitale europea o Mosca e la loro avanzata propulsione può accelerare lo sviluppo iraniano di missili balistici intercontinentali. Su richiesta dell'amministrazioen Obama - afferma il quotidiano - il New York Times ha deciso di non pubblicare il testo completo del documento.
USA PREOCCUPATI PER INTESA ENI-SOUTHSTREAM
Gli Usa erano preoccupati per l'intesa tra Eni e Gazprom su Southstream, il mega-gasdotto che collegherà Russia e Ue, e la «assai cordiale relazione tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi». Lo scrive il britannico Sunday Telegraph, affermando che il malessere di Washington sarà raccontato dai file di Wikileaks, e confermando le voci circolate nelle ultime ore.
SOLO 3MILA FILE INVIATI DALL'ITALIA
Sono «3.012» i file inviati dalle sedi diplomatiche americane in Italia e 'catturatì da Wikileaks. Lo rende noto il quotidiano spagnolo El Pais in una mappa intitolata «Intercambio dei documenti e zone calde del pianeta». Le sedi diplomatiche americane in Italia, secondo la mappa, non sono tra quelle che hanno inviato più documenti rivelati dal sito di Julian Assange. Al primo posto, c'è l'ambasciata Usa ad Ankara, con 7.918 telegrammi inviati. Al secondo posto, la sede statunitense a Baghdad, con 6.677 documenti e al terzo Tokio, con 5.697. L'Italia, secondo i dati forniti da El Pais, si piazzerebbe al sedicesimo posto di questa speciale classifica.
IL PAKISTAN E L'URANIO
Fin dal 2007 gli Usa hanno avviato azioni segrete, finora senza successo, per rimuovere da un reattore nucleare del Pakistan uranio altamente arricchito che «funzionari americani temevano potesse essere utilizzato per un ordigno non lecito», rivelano i documenti del dipartimento di stato resi noti da Wikileaks e pubblicati dal New York Times.
PUTIN-BERLUSCONI: C'è UN MEDIATORE
Ci sarebbe un mediatore «ombra» italiano che parla russo nelle relazioni fra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. È quanto affermano - secondo il New York Times che riporta documenti di Wikileaks - i diplomatici americani nel 2009 descrivendo la relazione fra Berlusconi e Putin, fatta anche di regali lussuosi e redditizi contratti.
GLI USA ORDINARONO: SPIATE I VERTICI ONU
Il Dipartimento di Stato Usa nel luglio 2009 ordinò di spiare i vertici delle Nazioni Unite, compresi il segretario generale, Ban Ki-moon, e i rappresentanti in Consiglio di sicurezza di Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna: è quanto scrive il sito del quotidiano britannico Guardian rivelando il contenuto dei documenti segreti pubblicati da Wikileaks. La direttiva «classificata», scrive il Guardian, fu spedita a 30 ambasciate a nome della segretaria di stato, Hillary Clinton, e chiedeva la raccolta di dati personali su questi e numerosi altri dirigenti e anche sottosegretari, consiglieri e collaboratori, comprese le password usate, le chiavi in codice usate per comunicare e anche i dati biometrici. «Informazioni - scrive il Guardian - che sembrano sfumare il confine fra diplomazia e spionaggio».
GHEDDAFI USA IL BOTOX ED E' IPOCONDRIACO
Fra le note filtrate dagli armadi riservati della diplomazia americana, fra «le più delicate» El Pais cita questa sera quelle sul leader libico Muammar Gheddafi. Nei suoi messaggi, secondo El Pais, l’ambasciatore americano a Tripoli «racconta che Gheddafi usa il botox ed è un vero ipocondriaco, che fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori». Il giornale, che annuncia per l’edizione cartacea in edicola domani mattina ulteriori rivelazioni e dettagli, parla fra l’altro anche dei «sospetti che la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner solleva a Washington, fino al punto che la segretaria di stato giunge a chiedere informazioni sul suo stato di salute mentale». Il quotidiano spagnolo afferma che «le espressioni usate in alcuni documenti sono di natura tale da poter dinamitare le relazioni fra gli Usa ed alcuni dei suoi principali alleati» e «possono porre a rischio alcuni progetti importanti della sua politica estera, come l’avvicinamento alla Russia o l’appoggio di alcuni paesi arabi». «La portata di queste rivelazioni è tale, aggiunge El Pais, che si potrà parlare di un prima e di un dopo, per quanto riguarda le usanze diplomatiche». «Queste indiscrezioni possono porre fine ad una era della politica esterna».
ALLEATI USA ARABI VOLEVANO L'ATTACCO ALL'IRAN
Secondo quanto scrive il sito del quotidiano britannico, sulla base dei documenti diplomatici visionati, il re Saudita Abdullah «ha ripetutamente esortato gli Usa ad attaccare l’Iran per mettere fine al suo programma di armamento nucleare». L’ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir, scrive il Guardian, in un incontro nell’aprile 2008 con il generale Usa David Petraeus «disse di tagliare la testa al serpente». I cablogrammi diplomatici esaminati dal Guardian svelano inoltre, fra le altre cose, che «dirigenti in Giordania e nel Bahrein hanno chiesto ripetutamente che il programma nucleare iraniano fosse formato con qualsiasi mezzo, compreso quello militare»; che «i leader in Arabia Saudita, negli Emirati arabi uniti (Eau) ed Egitto hanno fatto riferimento all’Iran come ad una »minaccia esistenziale« e »malvagia« e ad una »potenza che ci porterà alla guerra«. Lo scorso febbraio, inoltre - scrive ancora il sito del Guardian -, il segretario alla difesa Usa, Robert Gates, ha avvertito che se gli sforzi diplomatici nei confronti dell’Iran fossero falliti »rischiamo la proliferazione nucleare nel Medio Oriente, una guerra innescata da un blitz israeliano o entrambe le cose«. Il capo dell’intelligence militare israeliana, gen. Amos Yadlin, l’anno scorso ha ammonito che »Israele non può permettersi di sottovalutare l’Iran e di essere colto di sorpresa, come lo furono gli Stati Uniti l’11 settembre 2001«, scrive ancora il giornale. E nel maggio dello scorso anno il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, secondo i documenti svelati, disse a dirigenti americani di essere d’accordo con il presidente egiziano, Hosni Mubarak, che un »Iran nucleare« avrebbe indotto altri Paesi della regione a sviluppare armi atomiche, fatto che produrrebbe »la più colossale minaccia agli sforzi di non proliferazione dai tempi della crisi dei missili cubani«.
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