Il doppio ricatto di Bossi: a Berlusconi e al paese


Il sospetto che Silvio Berlusconi ormai dipenda interamente dalla Lega è stato confermato ieri a conclusione della “missione” in Veneto del premier accompagnato appunto dal leader del Carroccio. Umberto Bossi ormai parla da capo, non solo del suo partito ma della coalizione tutta di governo. “Se non passa la finanziaria salta il paese”. Così ha esordito Bossi. Poi ha spiegato che sarà lui, e solo lui, a cercare di trovare un punto d’incontro con Fini. “Ho il mandato da Berlusconi a trattare con Fini e di Fini a trattare con Berlusconi. L’importante è che Fini non si metta a correre”. ”Mi hanno preso per il collo e io mi sono messo sull’attenti”, ha aggiunto. Povero Bossi, di fare da ago della bilancia proprio non ne voleva sentire parlare… Comunque “rispetto a ieri ho visto uno spiraglio, anzi uno spiraglietto”.

Situazione congelata in attesa della mediazione delle Lega? Per ora non è stato ancora fissato un incontro tra Bossi e Fini, che, fa intendere l’allegra comitiva in gita in Veneto, potrebbe però tenersi già domani. Fa intendere, anche se non ci sono conferme. Ottimismo? Forse. O forse più semplicemente un tentativo soprattutto da parte della Lega di blindare la promessa fatta ieri dal premier: tutti i decreti attuativi del federalismo fiscale approvati entro Natale.

Tutto il resto è accessorio, anche la sopravvivenza nel 2011 del governo. Bossi e i suoi non hanno nessuna intenzione di caricarsi in un nuovo governo (o in un governo allargato) l’Udc di Casini. E Fini, dopo le dichiarazioni inequivocabili sulla Lega pronunciate nel discorso conclusivo alla convention di Perugia di Fli, non è non può essere un alleato per il Carroccio.

Quindi si tratta con il “traditore” per una navigazione a vista del governo azzoppato, per l’approvazione della finanziaria (che oggi si chiama legge di Stabilità, domani chissà) e per portare a casa tutto ciò che è reso possibile dal doppio ricatto (verso Berlusconi e verso il Paese) messo in atto dalla Lega. Se non si accettano le condizioni del partito di Bossi il baratro. Crisi subito senza Finanziaria e tanti saluti alla “stabilità”.

Solo incassato il federalismo a ogni prezzo poi la crisi. E possibilmente, per la Lega, voto al più presto, prima che l’elettorato padano si accorga di quanto poco ha ottenuto, di quanto poco ha lavorato e di quanto compromesso ha messo in atto con la “Roma ladrona” il senatur e la sua squadra di ministri e sottosegretari.



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