Crisi delle imprese e "Bunga - Bunga "



Mentre il Governo italiano, aiutato in questo da molti organi di informazione, continua ad essere alle prese con vicende del tutto personali e di poca rilevanza collettiva, leggasi le vicende riguardanti il Premier Berlusconi, le imprese italiane soffocano tra debiti e prospettive future estremamente incerte. Nelle scorse ore, dalla Cgia di Mestre, sono stati comunicati i dati inerenti lo stato di salute di queste imprese: l'indebitamento medio di ciascuna di esse è di 176.596 euro.
Secondo l' associazione veneta la realtà provinciale più coinvolta negativamente è Milano, con un importo medio per azienda pari a 418.361 euro. Segue Brescia (324.037 euro per azienda) e poi Siena (con 296.787 euro). In termini percentuali, invece, l'aumento più sostenuto registrato nell' ultimo decennio spetta alla provincia di Siena (+229,7 per cento). Al secondo posto si piazza Rimini (+191,8 per cento) ed al terzo posto Grosseto (+156,9 per cento). Negli ultimi dieci anni la crescita dell' indebitamento è stata del 93,6 per cento. Sempre nello stesso periodo, invece, l'aumento dell'inflazione è stato poco superiore al 23 per cento. In termini assoluti 'esposizione con il sistema bancario ha raggiunto, a fine 2009, i 933 miliardi di euro. “
Se dal 1999 al 2008 - ha commentato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - l'aumento dell' indebitamento è stato progressivo, con l' avvento della crisi economica e finanziaria, invece, si è registrata una inversione di tendenza. Tra il 2008 e il 2009, l' esposizione delle nostre imprese è diminuita del 2 per cento, sia per effetto della stretta creditizia praticata dalla banche sia per la riduzione delle richieste di prestito avanzate dalle imprese stesse. Ma, oltre alla ristrutturazione organizzativa avvenuta tra le imprese italiane, quali sono state le cause che hanno aumentato del 100 per cento il debito in questi ultimi 10 anni ?
"Tra le tante ragioni che spiegano questa impennata - ha risposto Bortolussi - un ruolo determinante l' ha avuto l' aumento dei ritardi nei pagamenti registrato in questi ultimi anni. Una operazione, quella effettuata da moltissimi committenti, che ha costretto tantissime piccole imprese a ricorrere a prestiti bancari per far fronte alle quotidiane scadenze di pagamento".
Per quanto riguarda le grandi imprese, la quota di investimenti realizzati nel settore immobiliare è risultata essere superiore di circa due volte e mezza (in valore assoluto pari a 237,58 miliardi di euro) rispetto a quelli compiuti in macchinari e attrezzature varie (97,27 miliardi di euro). Tra il 2000 e il marzo del 2009 i primi sono aumentati del 104,1 per cento e i secondi solo del 13,4 per cento, mentre l' inflazione, sempre nello stesso periodo di tempo, è aumentata del + 21,5 per cento.
"Le grandi imprese -ha concluso Bortolussi- hanno privilegiato, in larga misura, l' investimento di natura speculativa, trascurando, invece, di investire in nell' innovazione di processo per migliorare la competitività e divenire quindi più concorrenziali sul mercato domestico e quello internazionale".


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