Così lo Stato scippa i fondi no profit
In Finanziaria tagli per gli enti benefici. Il 5 per mille ormai non esiste più, il cittadino italiano può liberamente disporre, al massimo, dell’1,25. Il resto se lo prende il governo
E tu a chi lo dai il tuo 1,25 per mille? Con la nuova legge di stabilità bisogna aggiornare il lessico sociale: il 5 per mille ormai non esiste più, il cittadino italiano può liberamente disporre – al massimo – dell’1,25. Il resto se lo prende il governo. Nella prima bozza della Finanziaria era stata abolita in tronco la possibilità per ogni contribuente di devolvere una piccola parte del gettito fiscale a enti no profit. Ora l’esecutivo ha deciso di reinserire l’opzione ma con un tetto fisso: 100 milioni di euro contro i 400 degli anni passati. “Il problema sta innanzitutto nella norma” spiega Marco Granelli, presidente delCoordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato.
Il tetto massimo di 100 milioni
Il 5 per mille nacque nel 2006 come singolo articolo da inserire in Finanziaria. Non è quindi una legge dello Stato, ma un dispositivo che ogni anno viene rimaneggiato. Fino al 2010, lottando e vigilando, le onlus hanno ottenuto il rinnovo e una fedele rispondenza tra somme raccolte e denaro materialmente devoluto. A luglio il governo aveva cancellato in blocco il dispositivo, salvo reintegrarlo ora ma con un tetto massimo di 100 milioni. Il resto delle cifre devolute a maggio dai contribuenti lo gestirà il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, come meglio crede. E non possiamo fare nulla, non c’è una norma da impugnare, una legge cui far riferimento. Semplicemente dobbiamo subire la decisione: noi associazioni così come i contribuenti”.
In pratica saranno le associazioni di volontariato, i centri di ricerca e gli enti no profit (oltre 55 mila quelli accreditati) a procurare denaro allo Stato. Perché finora gli italiani hanno assegnato circa 400 milioni di euro ogni anno tramite il 5 per mille: stavolta invece i 15 milioni di contribuenti (dato 2008) saranno traditi diventando finanziatori involontari di altre politiche governative. Per chi dovrà spartirsi il poco rimasto, sarà guerra tra poveri. Per fare un esempio, la scelta che si pone è questa: o tutti i soldi del 2010 andranno ad Airc, Emergency e Medici senza frontiere (che di solito incassano rispettivamente 70, 10 e 9 milioni ciascuno) oppure tutti gli enti dovranno ricevere una cifra decurtata del 75 per cento.
“Provocazione inaccettabile” dice Michele Mangano, presidente nazionale Auser, associazione che si occupa di anziani. In questa manovra non ci sono scelte anticicliche e risorse da destinare alla ripresa del lavoro o per i settori produttivi, mentre persiste l’attacco ai diritti universali: istruzione pubblica, cultura, assistenza”.
Spariscono i fondi per il sociale
Il guaio è che con queste cifre sarà impossibile mantenere il livello di servizio garantito fin qui dal mondo no profit. Specie nei settori più delicati. Quest’anno, 5 per mille a parte, il taglio drammatico è stato fatto all’insieme dei fondi per il sociale: un miliardo e mezzo di euro la cifra stanziata per il 2010, 350 milioni per il 2011. “Praticamente sono rimaste le briciole” ha detto Rosi Bindi, mentre c’è chi fa notare come la situazione rischi di diventare pesantissima non solo per gli assistiti ma per gli stessi operatori del settore. Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà, lancia l’allarme: “Gli effetti sull’occupazione saranno inevitabili, soprattutto sul lungo periodo. Non vorrei che a fronte di qualche risparmio immediato sulle politiche sociali ci fossero maggiori spese per la cassa integrazione. Oltre la beffa il danno”.
Il Pdl Maurizio Lupi, storico sostenitore del 5 per mille, ha solennemente promesso di attivarsi presso il ministro Tremonti per far rivivere il 5 per mille il prossimo aprile. “Speriamo – conclude Granelli – intanto chiediamo a tutti di firmare l’appello (su www.csvnet.it) per una modifica immediata del provvedimento. Anche perché al Senato esiste già da giugno 2009 una legge per stabilizzare il 5 per mille. E’ già passata in commissione legislativa, basterebbe un ok. Sa da che è bloccata? Mancanza di copertura finanziaria. Ma se si paga da sola! La verità è che nessun governo vuole preventivamente blindare una quota fissa dei tributi. Tenersi la mani libere è molto più comodo”.
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E tu a chi lo dai il tuo 1,25 per mille? Con la nuova legge di stabilità bisogna aggiornare il lessico sociale: il 5 per mille ormai non esiste più, il cittadino italiano può liberamente disporre – al massimo – dell’1,25. Il resto se lo prende il governo. Nella prima bozza della Finanziaria era stata abolita in tronco la possibilità per ogni contribuente di devolvere una piccola parte del gettito fiscale a enti no profit. Ora l’esecutivo ha deciso di reinserire l’opzione ma con un tetto fisso: 100 milioni di euro contro i 400 degli anni passati. “Il problema sta innanzitutto nella norma” spiega Marco Granelli, presidente delCoordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato.
Il tetto massimo di 100 milioni
Il 5 per mille nacque nel 2006 come singolo articolo da inserire in Finanziaria. Non è quindi una legge dello Stato, ma un dispositivo che ogni anno viene rimaneggiato. Fino al 2010, lottando e vigilando, le onlus hanno ottenuto il rinnovo e una fedele rispondenza tra somme raccolte e denaro materialmente devoluto. A luglio il governo aveva cancellato in blocco il dispositivo, salvo reintegrarlo ora ma con un tetto massimo di 100 milioni. Il resto delle cifre devolute a maggio dai contribuenti lo gestirà il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, come meglio crede. E non possiamo fare nulla, non c’è una norma da impugnare, una legge cui far riferimento. Semplicemente dobbiamo subire la decisione: noi associazioni così come i contribuenti”.
In pratica saranno le associazioni di volontariato, i centri di ricerca e gli enti no profit (oltre 55 mila quelli accreditati) a procurare denaro allo Stato. Perché finora gli italiani hanno assegnato circa 400 milioni di euro ogni anno tramite il 5 per mille: stavolta invece i 15 milioni di contribuenti (dato 2008) saranno traditi diventando finanziatori involontari di altre politiche governative. Per chi dovrà spartirsi il poco rimasto, sarà guerra tra poveri. Per fare un esempio, la scelta che si pone è questa: o tutti i soldi del 2010 andranno ad Airc, Emergency e Medici senza frontiere (che di solito incassano rispettivamente 70, 10 e 9 milioni ciascuno) oppure tutti gli enti dovranno ricevere una cifra decurtata del 75 per cento.
“Provocazione inaccettabile” dice Michele Mangano, presidente nazionale Auser, associazione che si occupa di anziani. In questa manovra non ci sono scelte anticicliche e risorse da destinare alla ripresa del lavoro o per i settori produttivi, mentre persiste l’attacco ai diritti universali: istruzione pubblica, cultura, assistenza”.
Spariscono i fondi per il sociale
Il guaio è che con queste cifre sarà impossibile mantenere il livello di servizio garantito fin qui dal mondo no profit. Specie nei settori più delicati. Quest’anno, 5 per mille a parte, il taglio drammatico è stato fatto all’insieme dei fondi per il sociale: un miliardo e mezzo di euro la cifra stanziata per il 2010, 350 milioni per il 2011. “Praticamente sono rimaste le briciole” ha detto Rosi Bindi, mentre c’è chi fa notare come la situazione rischi di diventare pesantissima non solo per gli assistiti ma per gli stessi operatori del settore. Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà, lancia l’allarme: “Gli effetti sull’occupazione saranno inevitabili, soprattutto sul lungo periodo. Non vorrei che a fronte di qualche risparmio immediato sulle politiche sociali ci fossero maggiori spese per la cassa integrazione. Oltre la beffa il danno”.
Il Pdl Maurizio Lupi, storico sostenitore del 5 per mille, ha solennemente promesso di attivarsi presso il ministro Tremonti per far rivivere il 5 per mille il prossimo aprile. “Speriamo – conclude Granelli – intanto chiediamo a tutti di firmare l’appello (su www.csvnet.it) per una modifica immediata del provvedimento. Anche perché al Senato esiste già da giugno 2009 una legge per stabilizzare il 5 per mille. E’ già passata in commissione legislativa, basterebbe un ok. Sa da che è bloccata? Mancanza di copertura finanziaria. Ma se si paga da sola! La verità è che nessun governo vuole preventivamente blindare una quota fissa dei tributi. Tenersi la mani libere è molto più comodo”.
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