Che fine ha fatto Dell'Utri?


Uno può essere mafioso ma “fino a un certo punto”? La domanda è retorica: no, non esiste. Come dire: uno è ingegnere, medico, panettiere ma fino a un certo punto. O lo si è oppure no. Non ci sono vie di mezzo. La sentenza del processo di appello contro il senatore Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, porta la verità giudiziaria a mezza strada tra le richieste dell’accusa e quelle della difesa. Insomma è un mafioso con la data di scadenza. Da consumare entro il 1992. Una sentenza tra il colpevolismo anti-berlusconiano e l’innocentismo berlusconiano. Tutti ne possono essere soddisfatti e insoddisfatti alla faccia di Dike, la dea della Giustizia. I rapporti con la mafia, quindi, ci sono stati, ma il “patto” basato sullo scambio politico no.
Leggendo la sentenza i giudici della corte d’appello hanno tracciato una linea di confine molto netta tra il ‘prima’ e il ‘dopo’. Il ‘prima’ abbraccia tutto il periodo che va dagli anni ’70 al 1992 quando Dell’Utri, con la mediazione di Gaetano Cinà, morto tra il processo di primo grado e l’appello, avrebbe avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa nostra come Stefano Bontate, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano poi finito come ‘stalliere’ nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. Questi rapporti sono serviti a Dell’Utri per assicurarsi la ‘copertura’ di Cosa Nostra per le operazioni finanziarie e imprenditoriali gestite per se e nell’interesse delle società di Berlusconi. E in cambio i boss hanno trovato la strada aperta verso i salotti buoni della finanza milanese e nazionale.
Dunque, colpevole di aver fatto, fino al 1992, da tramite tra Mediaset e la mafia siciliana che esigeva il classico pizzo. Che Mediaset abbia pagato il pizzo è molto grave.
Questo dovrebbe indurre i magistrati onesti ad aprire un’indagine a tappeto sul fenomeno del pizzo per sentenziare condanne a raffica. Altrimenti si combatte non il fenomeno mafioso, ma un individuo, che tra l’altro continua a sedere in Parlamento e a fare il deputato, aspettando la Cassazione o la prescrizione.
Ma dopo il 1992, Dell’Utri mafioso? No! Assolto, perché “i fatti non sussitono”. Archiviate, dunque le accuse dell’aspirante pentito Gaspare Spatuzza che aveva stravolto la routine processuale parlando di un incontro con il boss mafioso Giuseppe Graviano avvenuto nel gennaio del 1994 in un bar di Roma: ”Graviano era molto felice, disse che avevamo ottenuto tutto e che queste persone non erano come quei ‘quattro crasti’ dei socialisti. La persona dalla quale avevamo ottenuto tutto era Berlusconi e c’era di mezzo un nostro compaesano, Dell’Utri”, ha raccontato Spatuzza.
Affermazioni che la Corte non ha ritenuto convincenti. Esattamente come il racconto di Massimo Ciancimino che aveva parlato della trattativa tra Stato e mafia indicando nel senatore azzurro il presunto intermediario. Racconto per ben due volte considerato dai giudici “contraddittorio” e riferito per sentito dire, cioè di seconda o terza mano e per questo non credibile.
Dunque Dell’Utri è un ‘mafioso’ da consumarsi prima del 1992. Questa giustizia non ha il bollino di scadenza: è semplicemente imbarazzante. Anche Dike, lo sa!



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