Obsolescenza programmata: Se gli elettrodomestici sono progettati per rompersi

Vi siete mai chiesti perché certi giocattoli si rompono subito? Perché è così faticoso trovare pezzi di ricambio per un elettrodomestico? Perché il computer che avete in casa dopo pochi mesi è già diventato un pezzo da museo? La risposta è più semplice di quanto, forse, immaginate e si racchiude in appena due parole: obsolescenza programmata. Significa che vi sono prodotti che vengono progettati e costruiti per durare poco, rompersi in fretta ed essere così continuamente sostituiti. Il ragionamento è impietoso ma chiaro: sembra che il sistemo economico-monetario che regola la nostra società stia in piedi solo se si continua a "consumare" senza sosta e per avere la certezza che ciò avvenga occorre creare il "bisogno", la "necessità". Quindi, cosa c'è di più efficace del mettere a disposizione dei consumatori oggetti pensati e realizzati per durare poco, in modo che vengano costantemente ricomprati? Guarda il documentario

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 Articolo: Spagnolo inventa lampadina che dura 100 anni ma viene minacciato di morte

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Un recente studio tedesco spiega come numerosi elettrodomestici e prodotti di uso comune vengono programmati, dagli stessi produttori, per rompersi dopo 2 anni, cioè dopo la scadenza del periodo di garanzia stabilito dalla legge. Intanto in Francia è stato presentato un disegno di legge per la lotta contro l'obsolescenza pianificata e per facilitare la riparabilità dei prodotti.

di Laura Pavesi


elettrodomesticiNumerosi elettrodomestici e prodotti di uso comune vengono programmati, dagli stessi produttori, per rompersi dopo 2 anni
Secondo un recente e clamoroso studio realizzato in Germania, molti elettrodomestici e numerosi oggetti di uso quotidiano sarebbero programmati dai produttori stessi per rompersi velocemente, ma solo dopo la scadenza del periodo di garanzia, che, almeno per gli apparecchi elettrici, corrisponde a 2 anni dalla data di acquisto.
L'interessante report si intitola “Geplante Obsoleszenz - Entstehungsursachen - Konkrete Beispiele – Schadensfolgen – Handlungsprogramm”(“Obsolescenza programmata – Analisi delle cause - Esempi concreti - Conseguenze negative – Manuale operativo”) ed è stato commissionato dal gruppo parlamentare tedesco Verdi-Bündnis90 e realizzato da Stefan Schridde, esperto in Business Administration, e Christian Kreiss, docente di Business Management all'Università di Aalen (Germania meridionale).
I due esperti hanno esaminato oltre 20 prodotti definiti “di massa”, cioè di uso estremamente comune, ed hanno analizzato le varie strategie attraverso le quali i produttori pianificano a tavolino questa obsolescenza “precoce”.
Tra gli elettrodomestici, ad esempio, vengono analizzate le stampanti a getto di inchiostro. Dopo aver effettuato un numero (prestabilito a monte) di alcune migliaia di pagine, sul display delle stampanti compare una scritta che indica la “necessità” di una riparazione, mentre in realtà, riuscendo ad azzerare il “contatore” che legge il numero di pagine stampate, l'apparecchio funziona ancora perfettamente.
Esaminando le lavatrici, invece, gli studiosi hanno scoperto che, troppo spesso, le barre di riscaldamento degli apparecchi vengono realizzate con leghe e/o metalli che si arrugginiscono molto facilmente. Così facendo, la loro sostituzione risulta antieconomica per il cliente, che viene costretto, dai produttori stessi, a comprare una nuova lavatrice.
schridde
Stefan Schridde e Christian Kreiss hanno esaminato oltre 20 prodotti definiti “di massa”
E poi ci sono gli spazzolini da denti a batteria, dove la pila è sigillata all'interno ed è praticamente impossibile sostituirla quando si scarica. Ma lo stesso discorso vale per i capi d'abbigliamento: nei giacconi invernali, ad esempio, i denti delle chiusure lampo sono fatti “a spirale”, in modo da rompersi molto prima del dovuto. Per le scarpe vengono utilizzate suole incollate che non solo si consumano molto presto, ma che non si possono neppure “scollare”. Col risultato che un paio di scarpe semi-nuove, che potrebbe benissimo essere riparato, diventa di fatto inutilizzabile.
Secondo Schridde e Kreiss, quindi, le aziende utilizzerebbero, intenzionalmente e su vasta scala, materiali scadenti e inserirebbero in prodotti o elettrodomestici tutta una serie di “punti deboli”, in modo che questi siano destinati a rompersi o usurarsi molto rapidamente. Le conclusioni del report sono sorprendenti: “L'obsolescenza programmata è, ormai, anch'essa un fenomeno di massa”, ha dichiarato Schridde al periodico tedesco “Sueddeutsche Zeitung”.
Gli autori sottolineano, inoltre, il fatto che il fenomeno dell'obsolescenza pianificata va di pari passo con “il graduale deterioramento della qualità” e con la “massimizzazione dei profitti” da parte dei produttori. La mancanza di qualità, infatti, viene ampiamente “ricompensata dalla crescita degli utili” nel breve-medio periodo.
Il problema dell'usura 'precoce', in realtà, non è un fenomeno del tutto inedito. Da anni, ormai, associazioni e gruppi di attivisti denunciano l'obsolescenza “pianificata” a tavolino dai produttori, ma lo studio di Schridde e Kreiss fa un importante passo avanti.
La maggior parte dei prodotti in commercio sono fatti per durare poco ed essere utilizzati solo per brevi periodi. Troppo spesso non esistono i pezzi di ricambio oppure sono così costosi che all'utente finale conviene comperare un elettrodomestico nuovo, invece che farlo riparare. Questo obsolescenza programmata, però, fa male a tutti: a noi stessi, alla collettività, all'ambiente.
lavatrici
L'usura precoce provoca un enorme spreco di risorse naturali, un aumento dei rifiuti ed un rilevante danno economico per l'intera collettività
L'usura precoce e pianificata a tavolino provoca un inutilespreco di risorse naturali, un aumento esponenziale di rifiuti nelle discariche (per non parlare di tutti i metalli rari e preziosi presenti nei RAEE-Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e un enorme danno economico che ricade non solo sui singoli cittadini, ma anche sull'intera collettività.
Secondo i due esperti, infatti, se i consumatori tedeschi non fossero “costretti” a comprare continuamente elettrodomestici e prodotti nuovi a causa dell'obsolescenza programmata, potrebbero risparmiare, complessivamente, 100 miliardi di euro all'anno. È questa l'entità dei “danni economici” causati dall'obsolescenza pianificata nella sola Germania. 
Lo studio si conclude con un vero e proprio “manuale pratico” nel quale gli autori danno ai lettori “oltre 70 consigli e suggerimenti per mostrare come i singoli cittadini, la società civile, i produttori e, soprattutto, la politica possono agire al fine di arrestare il fenomeno dell'obsolescenza programmata”.
Stefan Schridde, infine, ha anche lanciato una campagna di informazione online su questo tema, dal titolo significativo “Murks? Nein Danke!” (che possiamo tradurre con l'espressione “Fregatura? No grazie!”). Come spiega lo stesso Schridde, si tratta di una “campagna contro la produzione di beni effimeriattraverso l'obsolescenza programmata e in favore di prodotti sostenibili e di qualità, cioè in favore della facilità di riparazione, ottimizzazione dell'usabilità, fornitura gratuita dei pezzi di ricambio, miglioramento dei periodi e dei regimi di garanzia, efficienza nell'uso delle risorse, economia circolare basata sul riciclo”.
Intanto in Francia, il gruppo parlamentare ecologista al Senato ha da poco presentato un disegno di legge per la lotta contro l'obsolescenza pianificata e per facilitare la riparabilità dei prodotti. Questo potrebbe coincidere con l'estensione del periodo di garanzia a tre anni per i beni commercializzati entro il 2014, a quattro per quelli immessi sul mercato nel 2015 e cinque anni per quelli commercializzati nel 2016, e con l'introduzione di un reato di obsolescenza, punibile con due anni di reclusione e una multa di 37.500 euro.


Fonte: http://www.ilcambiamento.it/riuso_riciclo/obsolescenza_programmata_elettrodomestici.html

Commenti

Anonimo ha detto…
Ho sentito uno che lo fa di lavoro lo fanno cosi' 60 anni fa se facevi una lavatrice ti durava fino ad adesso.
Beppe47 ha detto…
Sono cose già viste negli anni '20 con le lampadine. Oggi sono cose banali, ma allora era una tecnologia avanzata. Philps, Osram e altre si riunirono a Ginevra e diedero vita al primo cartello, che prese il nome di Phoebus. Gli aderenti si impegnarono a produrre lampadine con una durata, pena multe salate, che don doveva superare le 1000 ore mentre Edison era arrivato a 2500 ore.
paolo rozzi ha detto…
Credo che si debba distinguere fra l'obsolescenza programmata e l'obsolescenza dell'oggetto dovuta ad un diminuzione del sovradimensionamento delle parti. Mi spiego meglio, se, dopo x anni di servizio, un oggetto si rompe e manifesta, più o meno in tutte le sue parti, segni di cedimento, allora cambiarlo è giusto, ma se si rompe in un punto pur restando seminuovo nelle altre parti, allora i casi possibili sono 3:
Guasto imprevedibile ed occasionale, in altre parole, sei stato sfortunato. Può succedere ma a mio parere, essendo un evento sporadico la garanzia dovrebbe comunque coprire il guasto;
Errore di progetto: anche in questo caso la garanzia dovrebbe coprire, almeno parzialmente, il guasto, ma bisogna stare attenti perché è molto facile che, in queste circostanze, una azienda fallisca;
Guasto dovuto ad un volontario difetto nel progetto: ecco, questo è veramente inaccettabile e dovrebbe essere perseguito dalla legge, ma come distinguerlo dal caso precedente?
Errare umanum est...
Comunque, per chiarire meglio il concetto, pensate ad una automobile. Se, come facccio io, ve la fate durare più di 10 anni, scoprirete che, se l'auto è ben progettata, verso la fine della sua vita (diciamo intorno ai 12 anni) la manutenzione inizia a diventare una voce di costo rilevante. Fate riparare una cosa e se ne rompe un'altra, rumorini, vibrazioni, parti in plastica infragilite che si rompono e così via iniziano a rendere il veicolo sempre meno usabile. Ecco, se sono passati più di dieci anni, probabilmente questa è la fine naturale dell'oggetto, dovuta ai cicli termici ai quali sono sottoposti i materiali, agli stress meccanici, alle condense di umidità e così via che, un po' per volta, hanno degradato tutto il veicolo. Questo è accettabile perché probabilmente, per costruire un veicolo più affidabile, si sarebbe dovuto spendere molto di più.
Se invece, dopo un paio d'anni di servizio, vi si rompe ad esempio la pompa di iniezione del gasolio (danno da 5000 euro) probabilmente si tratta di un evento sporadico, magari causato dalla cattiva qualità del combustibile. Normalmente, in questi casi, le case automobilistiche serie vengono incontro all'automobilista pagando una parte del ricambio. Non è un gran costo del resto perché non capita spesso e, se non lo facessero, perderebbero di più per la pubblicità negativa.
C'è anche il caso di guasti comuni ed involontari e, in questo caso, di solito le case automobilistiche provvedono ai richiami.
Se però, pensiamo alle vecchie Fiat, i motori si rompono regolarmente prima dei 100000 km (durata media di un motore fire), allora secondo me c'è dolo. Voglio dire, non posso pensare che i progettisti della fiat non siano in grado di concepire un sistema di raffreddamento in grado di salvare la testata di un motore per più di 100000 km, se i motori durano poco è una scelta di progetto voluta. Ecco, in questo caso si sarebbe dovuta perseguire la Fiat, ma come provarlo?
Ciao, Paolo.
Anonimo ha detto…
Non ho mai sentito dati sparati più a caso di questi ahahah
Massimiliano ha detto…
volete un prodotto di qualità? PAGATELO!
perché ho un mac da 4 anni e mezzo che è come appena uscito dalla scatola?
perché ho un ipod da 6 anni che non dà il minimo segno di cedimento?
perché ho un woolrich da 8 anni che non ha mai perso una piuma dall'imbottitura?

perché quando è ora di comprare una cosa mi dico "compro una porcheria che costa 100 o un gioiello che costa 300?"
forse alla fin fine il gioiello conviene, dato che prima di buttare un gioiello si fanno in tempo a buttare quattro o cinque porcherie.

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