Il Vaticano pronto a rimuovere un vescovo che ha denunciato un sacerdote
Non è proprio un bel periodo per le sacre stanze del Vaticano e Papa Benedetto XVI si trova a rifare i conti con una indagine della magistratura rispetto alla quale però il comportamento delle tonache eccellenti è di parecchio fastidio.
La storia non è nuova e lo scorso 8 marzo pare essere giunta ad una svolta, nello stesso giorno in cui l’anno scorso era esplosa con un lancio di agenzia che annunciava come gli investigatori della sezione di pg della Finanza avevano deciso di andare a guardare tra i conti di alcune fondazioni appartenenti alla Diocesi di Trapani che secondo notizie giornalistiche nella fase della fusione avevano visto volatilizzarsi ben 1 milione di euro. Un quadro scandalistico che puntava contro il vescovo Francesco Miccichè già per la sola circostanza che a fare da amministratore alla fondazione era, ed è, un suo cognato. Nel corso di quest’anno le cose però hanno conosciuto ben altra evoluzione, e nemmeno tanto tempo dopo quel lancio di agenzia, e a scorrere gli atti della magistratura, pietra dello scandalo non era il vescovo di Trapani Miccichè ma un sacerdote, padre Ninni Treppiedi, per qualche periodo fedele braccio destro dello stesso vescovo, direttore di uffici delicati, e poi diventato monsignore andando a guidare una delle chiese più importanti della provincia di Trapani, quella di Alcamo. Le voci contro il vescovo, a proposito di quell’ammanco, sarebbero state fatte finire sulla stampa apposta da monsignore Treppiedi forse perché sperava di coprire le sue di malefatte, tanto da essere lui, e non il vescovo, indagato, assieme ad una decina di persone, per una lunga sfilza di accuse, dalla calunnia alla truffa, dalla diffamazione all’appropriazione indebita, e questo dopo che monsignore Miccichè aprendo di colpo gli occhi, certo con ritardo, sul lavoro svolto dal suo ex collaboratore, cominciando a scoprire atti e rogiti con firme false, cessione di fabbricati, terreni e immobili a sua insaputa, non tanto per dire, si era deciso di presentare una denuncia alla Procura di Trapani che nel frattempo a proposito dell’ammanco di un milione di euro “ricavato” dalla fusione delle due fondazioni della Diocesi non scopriva nulla di fuori posto, e restava pure in attesa anche che chi si era occupato dello scandalo, portasse quei documenti super segreti dei quali si era dichiarato il possesso, e invece non solo queste carte non sarebbero mai arrivate, ma i magistrati più tempo passava più trovavano grossi buchi nella gestione di padre Treppiedi, intanto sospeso dalla Diocesi, sia quando era a Trapani, sia quando si ritrovò ad Alcamo.
Ad un anno di distanza dall’esplodere dello scandalo pare che la conclusione sia vicina. E ad annunciarla non è stato nemmeno il Vaticano, che per vederci chiaro proprio l’anno scorso nominò un “visitatore apostolico”, una sorta di “ispettore”, il vescovo di Mazara mons. Domenico Mogavero, ma addirittura un avvocato, non l’avvocato nominato dal vescovo Miccichè individuato dalla Procura parte lesa, ma il difensore di mons. Treppiedi. L’avv. Vito Galluffo, peraltro storico esponente del Partito Socialista, e che in altri tempi era stato anche legale di mons. Miccichè a proposito ancora di rapporti tumultuosi con la stampa, stavolta nella parte di “accusatore” del vescovo, in Tribunale avrebbe dato annuncio della imminente rimozione di mons. Miccichè. Se in Curia a Trapani nessuno dice di sapere nulla, a sapere qualcosa è addirittura il difensore del principale indagato dello scandalo che ha scosso e non poco le mura della chiesa trapanese. E non viene difficile pensare che la voce dal sen fuggita sia giunta all’avv. Galluffo solo perché passata per le orecchie di Ninni Treppiedi il sacerdote (che forse non può definirsi più tale, ma di questo nessuno parla e nessuna voce fugge via) che durante le indagini, ma anche quando era in auge in città, non avrebbe mai nascosto i suoi buoni rapporti con gli alti vertici della Chiesa Romana, tanto per esempio da potersi permettere, lui semplice sacerdote, di tenere un conto presso lo Ior, la banca vaticana, possibilità concessa solo ad alti prelati. Profumo di soldi dentro questa storia ce ne è tanto. Odore forte che stona con quello di una chiesa che tra la sua attività principale ha quella della carità. E invece fiumi di denaro secondo le indagini della Procura trapanese sarebbero passate tra le mani sbagliate, tra le mani di soggetti, come Treppiedi, che da una parte si sarebbero battuti il petto e però con le stesse mani firmavano assegni e riscuotevano denaro che in qualche caso avrebbero riscorso grazie a particolari conoscenze presso sportelli bancari. Non è un caso che abile a fare queste manovre contabili sarebbe stato proprio Treppiedi, che avrebbe profittato dell’esperienza del padre, ex funzionario di banca.Una chiesa quella di Trapani che non è stata mai del tutto brillante sul fronte dell’impegno antimafia in una città dove la presenza di Cosa nostra e del malaffare non sono state mai avvertite come vera emergenza. Mons. Miccichè ha provato in tutti i modi a porre la Chiesa di Trapani sulle barricate contro mafia, massoneria e poteri forti, ma da quando decise di “accogliere” padre Treppiedi, apprezzandone per lungo tempo quello che lui riteneva essere una preparazione eccellente a servizio della Diocesi, tutta una serie di tensioni cominciarono ad affievolirsi e padre Treppiedi divenne anche famoso quando un giorno per un settimanale locale scrisse un articolo protestando contro un servizio tv su Trapani andato in onda all’interno di un programma di Michele Santoro. Il segnale era quello che dentro la Chiesa si era tornato all’antico e mons. Miccichè però di questo comportamento non ebbe a lamentarsi. Piano strategico quello di mons. Treppiedi? Può darsi. Non si trattava solo di accattivarsi la fiducia del vescovo e aspirare a fare carriera veloce perché forse il suo più forte alleato dentro la chiesa non si è mai chiamato Francesco Miccichè, ma cardinale Romeo, e nella politica mons. Treppiedi la persona con la quale spesso si trovava in compagnia era il senatore Tonino D’Alì, Forza Italia, ex sottosegretario all’Interno; secondo quello che emerge dalle indagini della Procura di Trapani padre, o ex tale, Ninni Treppiedi avrebbe messo in piedi un sistema di potere e di controllo che gli sarebbe servito semplicemente …ad arricchirsi. Ragioni per denunciarlo il vescovo di Trapani, mons. Miccichè, ne avrebbe avuto perciò diverse, il Vaticano ha anche aperto gli occhi, approvando quella sospensione a divinis contro Treppiedi, ma alla tirata delle somme pare abbia deciso di non salvare il vescovo se è vera la voce riferita dal difensore di padre Treppiedi. Come dire, pari e patta.
Di situazioni anomale in questa storia che comunque ancora non giunta al capitolo finale ce ne sono diverse e il Vaticano non ne esce molto bene. Ci sarebbe per esempio la contestazione che il vescovo Miccichè avrebbe ricevuto, non si sa se ufficialmente o solo verbalmente, dal prefetto della congregazione, a proposito delle sue denuncie alla magistratura. Una decisione che non sarebbe stata apprezzata, nel senso che i “panni sporchi la chiesa li deve lavare dentro le sue mura”, ma infine va succedendo che oggi la stessa Chiesa sta buttando “l’acqua sporca”. C’è la circostanza che un paio di indagati assieme a padre Treppiedi oggi riescano a frequentare indisturbate le più delicate stanze del Vaticano, trovandosi a poca distanza dal Papa, pubblicando sulla bacheca di Facebook foto e commenti, salvo poi ritirare e fare sparire tutto, quando però quelle foto erano già finite sul tavolo del magistrato. Quest’ultimo fatto risale al 18 febbraio scorso quando si è svolto a Roma il concistoro per la nomina di nuovi 22 cardinali. Uno dei nuovi è mons. Bertello, ex Nunzio Apostolico in Italia. Su Fb è finita la foto che lo vede assieme a due alcamesi, Antonella Aprile e Aldo Mirabile, tutti e due indagati con padre Treppiedi; ma c’è anche un’altra foto, sempre la coppia alcamese con un altro neo- cardinale Monteiro De Castro, ex segretario della Congregazione dei vescovi: la congregazione che ha portato avanti l’ispezione nella Diocesi di Trapani e che ha il potere di decidere, con un potere assoluto, sui vescovi. La Aprile e Mirabile si sarebbero trovati proprio nelle sale del Vaticano invitati da mons. De Castro, il prelato che firmò la vista apostolica a Trapani dopo lo scandalo dell’anno scorso. Anche quella visita apostolica fu anticipata a tutti da una solita voce dal sen fuggita, e ancora una volta la gola profonda sarebbe stato padre Treppiedi. Controllori e controllati dalla stessa parte? Sembra proprio di si. Ma spesso questo risvolto non è solo roba da Chiesa. E padre Treppiedi che in questa storia non ha ruoli di secondo piano sembra essere fatto più per restare uomo che diventare un santo.
Uno scandalo che diventa sempre più scandalo e che a parte gli annunci a squarciagola su imminenti novità (ancora su Fb sono comparsi messaggi che fanno capire quanto sia monitorato il sito web del Vaticano nella parte delle nomine e rimozioni) sembra che presto potrebbe arricchirsi di ulteriori particolari vicende: da qualche giorno infatti carabinieri del nucleo tutela artistica sono andati spesso in Curia a controllare foto di oggetti d’arte risultati sottratti alle chiese, e qualcuno di questi reperti si dice che sarebbe stato trovato durante le perquisizioni del caso Treppiedi.
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