Ilaria Cucchi: "No al bavaglio, in nome di Stefano"

Ilaria Cucchi, sorella del ragazzo morto di botte in carcere. Lucia Uva, sorella di Giuseppe, fermato dai carabinieri e mai più tornato a casa. Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. Da mercoledì anche loro saranno davanti alla Camera a protestare contro il disegno di legge più voluto da Berlusconi. E qui ci spiegano perché

La norma che limita la pubblicazione delle intercettazioni le ha fatte infuriare: "Una legge del genere sarebbe un'ingiustizia nei confronti di chi, come noi, ripone grande fiducia nella magistratura". A dirlo è Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto dopo che era stato fermato per droga. 

Questa settimana, come noto, a Montecitorio inizia l'iter per l'approvazione (fortemente voluta da Berlusconi) del discusso disegno di legge definito "bavaglio". E Ilaria Cucchi sarà a protestare davanti al Parlamento insieme a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi (lo studente di Ferrara per la cui morte sono sotto processo quattro poliziotti, già condannati in primo grado) e Lucia Uva (sorella di Giuseppe e Domenica Ferrulli, figlia di Michele, morto a Milano lo scorso luglio durante un fermo di polizia in mezzo alla strada). 
Avranno con loro le foto dei loro congiunti a grandezza-poster. Le esibiranno sotto Montecitorio "per esprimere il dissenso", dice Patrizia Moretti "contro una legge-bavaglio che impedirebbe alla stampa, nostro grande alleato in vicende come quelle che ci sono successe, di lavorare liberamente". 

L'appello è partito dall'ormai conosciutissimo blog della mamma di Federico Aldrovandi. Quello in cui espresse e pubblicò i primi dubbi, rivelatisi poi fondamentali, sulle cause della morte di suo figlio. Il blog diventò in breve tempo un terminale di raccolta di testimonianze, solidarietà dando così risonanza mediatica fino a contribuire alla riapertura del processo. 

Quel blog non è stato mai chiuso da Patrizia, diventando così punto di riferimento per chiunque abbia subito un'ingiustizia da parte delle forze dell'ordine. "Le intercettazioni sono un problema dei potenti non della gente perbene", è scritto nell'appello. "Chiediamo a tutte le vittime dei reati di Stato di protestare con noi perché le intercettazioni vengano salvaguardate, le leggi-bavaglio cassate e i politici si occupino dei problemi di giustizia della gente e non dei loro personali".




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