La fase 2 dell’aggressione alla Libia è imminente

La fase 2, l’attacco con unità di fanteria di marina della NATO, è data per imminente. Francia e Gran Bretagna, con l’Italia in ritardo sui preparativi di invasione della Jamahiryia via terra, hanno già provveduto a rafforzare le “forze speciali” che affiancano da due mesi i mercenari del CNT.
La Russa, dal canto suo, ha già mobilitato il Comsubin di Varignano e allertato il Battaglione S. Marco della Marina Militare, su input del Consiglio Supremo di Difesa, mentre il Comando Operativo Interforze di Centocelle tace e acconsente.
Gli istruttori “tricolori” che operano a Bengasi sono ormai oltre l’organico di una compagnia. Ci sarà tempo e modo per dare una faccia a questi “lavoratori”.
Nel frattempo, svetta l’impegno sul campo della Farnesina portata per mano al macello da un soggetto come Frattini che promette, sul portale del Ministero degli Esteri, “centinaia di milioni di euro” ai suoi “amici” della Cirenaica.
In realtà si tratta, come abbiamo già documentato, di miliardi di dollari in uscita dalle tasche degli italiani.
Millecinquecento milioni di dollari hanno già preso il volo per Abu Dhabi, come fondo di garanzia per il CNT , oltre che per dare fiato alle casse sfondate degli Emirati Arabi Uniti, una monarchia ereditaria del Golfo che – sentite, sentite – sta entrando a far parte dell’ Alleanza Atlantica (Kalifa bin Zayed ha recentemente avviato personali trattative con Rasmussen e Hillary Clinton in funzione anti-Iran).
Un trasferimento finanziario avvenuto nello stesso giorno in cui il boiardo di stato Bono annunciava il licenziamento, diretto, al netto delle perdite nell’indotto, di 2.551 lavoratori di Fincantieri (649 a Castellamare di Stabia, 777 a Sestri Ponente e 1.121 nei rimanenti impianti a mare) per conservare negli Stati Uniti attività produttive navali in devastante perdita finanziaria e tenere aperto un “cantierino” per il rimessaggio di barche d’altura di proprietà di vip del Bel Paese oltre che di deputati, senatori ed establishment USA. Torneremo presto sulla faccenduola Fincantieri Marine System North America e Fincantieri Marine Group, e il clamoroso bidone delle commesse Littoral Combat Ship.
Nelle 48 ore successive il Governo di Tripoli diffondeva l’entità del massacro dall’aria perpetrato sulle città della Repubblica Araba Socialista con 718 morti, 4.067 feriti ed amputati dal 19 Marzo al 26 Maggio. Effetti collaterali dei “bombardamenti chirurgici” che il titolare di Via XX Settembre ci aveva assicurato essere precisi al metro sui targets da oltre 3.5 miglia di quota.



Vediamo ora in dettaglio cosa ha promesso il Bel Paese, per bocca di Frattini, nella sua visita a Bengasi, del 31 Maggio - all’ 8° piano dell’Hotel Tibesti (!) che alloggia il Console Guido de Sanctis e la Rappresentanza dell’Unione Europea - agli “insorti” che si richiamano alla monarchia senussita.
Oltre ad aver firmato un memorandum d’intesa con Mustafà Abdel Jalil, l’ex contabile di casa nostra ha promesso “enormi somme di danaro e enormi quantità di combustibile raffinato” al CNT per mezzo di Unicredit e dell’ENI che terranno a garanzia, tramite Sace, gli assets “congelati” alla Jamahiryia.
Che effetti, politici e commerciali, possano produrre nei rapporti diplomatici tra l’Italia e i Paesi di Africa, Vicino Oriente, America Indiolatina e Asia comportamenti ampiamente criminali come quelli espressi dal Governo Berlusconi è facilmente intuibile.
L’ENI fornirà benzina e gasolio per iniziali 152 milioni di euro mentre Unicredit verserà la prima trance di 475 milioni di euro in contanti al CNT per dare il via all’infrastruttura organizzativa statale e amministrativa della “nuova” Libia.
Parigi e Londra, nel frattempo, hanno già trasferito nella capitale della Cirenaica un numero consistente di elicotteri d’attacco.
“Dobbiamo migliorare, da bassa quota, la nostra capacità di colpire i bersagli a terra con munizionamento di precisione” ha precisato il ministro degli Esteri Alan Juppè, già titolare della Difesa durante la presidenza Chirac, durante un summit NATO, a porte chiuse, a Parigi con gli “omologhi” europei.
Per la Repubblica delle Banane hanno partecipato congiuntamente Frattini e La Russa, due punte di diamante dei Poteri Forti che lavorano fianco a fianco con Mr. NATOlitano.
Un Presidentissimo che ormai sfila sulla “Flaminia” il 2 Giugno, dopo la chiusura dello spazio aereo della capitale, su Via dei Fori Imperiali protetto a vista da centinaia di “tiratori scelti” e da un codazzo di “addetti alla sicurezza” che lo affiancano a passo di corsa, mano alla cintura, lungo il percorso lanciando occhiate preoccupate a destra e manca.
C’è un vecchio proverbio che dice: “Male non fare, paura non avere”.
Con tutta evidenza il Presidentissimo, dalla lacrima facile, non si sente al sicuro e pretende una scorta faraonica come le spese che fa sostenere alla gente per bene per poggiare il didietro in un lusso sfacciato, concionare in saloni di rappresentanza come quello degli Arazzi e riposarsi durante la notte in un baldacchino stile Luigi XIV°.
Volete sapere quanto ci costa l’Inquilino del Quirinale? Qualcosina come 238 milioni di euro all’anno, compreso il costo dei catering per le abbuffate, a rotazione, nei giardini e nei saloni del Quirinale per rappresentanti delle “istituzioni” , della “politica”, della grande finanza, dell’industria, della moda, dello spettacolo e chi più ne ha più ne metta.
Torniamo ai preparativi di aggressione via terra di Unified Protector.
L’intervento aereo non permette di raggiungere (annientare) tutti gli obbiettivi, in particolare la logistica, unità mobili su gomma, i camion cisterna e i trasporti munizioni , ha dichiarato il Ministro della Difesa francese Gèrard Longuet. Per non dare una palese manifestazione di essersi impantanato in una guerra che si sta dimostrando ben più problematica del previsto, ha omesso di citare blindati dotati di missili antiaerei e carri armati. “Soprattutto nelle aree urbane i nostri aerei non sono in grado di colpire i targets senza correre gravi rischi di danni collaterali”.
E’ una svolta, un cambio di strategia che molti esperti militari indipendenti avevano previsto dopo il via libera ai raids della Coalizione dei Volenterosi del Marzo scorso.
Il GRU, il servizio segreto militare della Russia, lo aveva dato per scontato con un mese di anticipo.
Dopo l’uscita di scena o quasi degli USA, preoccupati dallo spendere troppi missili cruise sulla Libia per poterne conservare il più possibile in previsione di un problematico attacco all’Iran che li vedrebbe soccombere in Iraq e Afghanistan, e il conseguente rallentamento nelle operazioni di bombardamento con Unified Protector, Francia e Inghilterra, con l’Italia in terza fila, si affidano agli elicotteri d’attacco per non dover massimizzare il numero degli scarponi sul terreno.
Un attacco da terra che preveda numeri da organico di battaglioni comporterebbe una ulteriore flagrante, dirompente, violazione della risoluzione ONU 1973.
Si farebbe impellente la necessità di un nuovo passaggio al Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro con il rischio di un decadimento della “missione” per il possibile veto di Russia e Cina, anche se Medvedev si spende a tutto tondo, tra una sbronza e l’altra, con manifesti problemi di equilibrio e di deambulazione, al G8 di madame Carlà , in premaman Chanel, per sostenere la NATO come fa in Afghanistan.
Non è la prima volta che Sarkozy e Berlusconi sono costretti a tenere in piedi l’incallito ubriacone del Cremlino, stile Eltsin, per non vederlo ruzzolare a terra davanti alle telecamere. Era già successo all’Aquila.
La sfilata con gossip di Deauville manda all’esterno segnali inconfondibili sulla decadenza dell’ Occidente nella leadership planetaria come sulla totale mancanza di spessore politico e di credibilità “istituzionale” dei suoi presidenti o primi ministri.
Nel frattempo, Al Jazeera dosa le notizie da far riprendere a giornali e tv dell’Italietta per farci digerire il rospo delle guerre di aggressione un po’ alla volta, anticipando la “svolta” strategica dell’intervento via terra. In un video girato dalla troupe della televisione del Qatar, l’inglese Tony Birtlevy fissa in Cirenaica nella telecamera 6 militari di origini europee con tuta mimetica e fucili d’assalto made in GB che affiancano, in azioni di guerra, i pirati-tagliagole del CNT.
La NATO, in risposta, dichiara di non avere uomini e scarponi sul terreno e lo fa con il portavoce militare Mike Branken durante una conferenza stampa a Bruxelles.
E’ il solito gioco delle parti per preparare il lancio della fase 2 con Londra, Parigi e Italia a fare da apripista.
Ansa, Agi e AdnKronos ne amplificano l’effetto cloroformio con la garza delle elezioni amministrative, gli scontri Pisapia-Moratti, De Magistris-Lettieri e il cerotto-tampone dei Misseri, mentre giornali e tv amplificano, fino alla frustrazione, all’alienazione, la velenosa, ossessiva, paccottaglia dei test dna sui resti della Scazzi e di altre uccise, chiamando per nome le vittime, per introdurci al peggio, alla contiguità, alla familiarità, con il marcio, il malato e la morte violenta.
Nei talkshow non c’è conduttore, Santoro compreso, o comparsa a pagamento che osi sollevare una sola, semplice parola di condanna per la guerra della NATO alla Jamahiryia, per la fragrante violazione del diritto internazionale, per il massacro, molto, ma molto democratico, dell’art. 11 della Costituzione o per la morte che colpisce dall’alto bambini, giovani, donne e anziani della Tripolitania, del Fezzan e della Cirenaica. Non c’è personaggio della “sinistra istituzionale” che apra bocca per avanzare almeno delle riserve sul terrorismo degli specialisti antiterrorismo della NATO contro la Libia. Dopo il richiamo di monsignor Martinelli in Vaticano, su ordine del Cardinal Bertone, si è spenta l’ultima voce libera.
La rimozione è ormai totale. Siamo immersi fino al collo in una in una tossica, corrosiva, immensa fogna “liberal-democratica” che punta ad annientare ogni residuo spazio di sovranità, di libertà di espressione, di identità culturale, di etica nazionale e di Stato sociale.
Chiudiamo una parentesi che ci porterebbe lontano e torniamo all’ultima guerra di aggressione della NATO, questa volta nel Mediterraneo.
L’annuncio dell’invio di elicotteri d’assalto in Cirenaica è stato strappato a Gerard Longuè dall’esperta di difesa del Figarò Isabelle Lassere.
Da quì la necessità di comprimere la diffusione di notizie che possano suscitare allarme nell’opinione pubblica francese colpita, anch’essa, da una devastante crisi economica e sociale.
I ministri francesi hanno dovuto confermare la partenza da Tolone della nave “Tonner” con un carico di 12 “Gazzelle” e “Tiger”. Cameron e Liam Fox hanno dato il via al trasferimento di 10 “Lynx” e 8 “Apache” alla periferia della capitale della Cirenaica, mentre il “nostro” d’Annunzio si sta attrezzando.
La Russa ha allertato i Comandi Territoriali dell’Aeronautica Militare che hanno in dotazione i Mangusta A-129 perché siano pronti al trasferimento sulla Garibaldi.
I cacciabombardieri della NATO ad oggi hanno effettuato sul territorio della Jamahiryia 3.200 e rotti strike (bombardamenti) e 4.600 tra ricognizioni armate e missioni di protezione della forza attaccante.
Il 4 Giugno, come ampiamente previsto, la NATO ha annunciato di aver effettuato i primi attacchi dall’aria sulla Libia con elicotteri da combattimento. Colpiti veicoli, equipaggiamenti e forze militari. Lo ha ufficialmente dichiarato il Comando Generale di Bruxelles.
Liam Fox, il Ministro della Difesa di Sua Maestà è stato più prudente, per aver escluso l’uso della Gran Bretagna di basi di appoggio sul territorio della Jamahiryia per i suoi vettori ad ala rotante.
Elicotteri Apache – ha dichiarato – decollati dalla HMS “Ocean” in navigazione al largo del Golfo della Sirte hanno attaccato una posizione di lanciarazzi a Marsa el Brega.
Andate a vedere la sua posizione geografica. Scoprirete che importanza strategica ricopra questa città della Cirenaica, ancora in mano all’esercito del “rais”. Riuscirete a capire l’enormità delle menzogne raccontate dalla stampa internazionale e quanto ancora sarà lunga e sanguinosa la guerra dell’Alleanza Atlantica alla Repubblica Araba Socialista di Libia.
A Pozzallo nel Ragusano sono sbarcati nello stesso giorno in un sol colpo altri 967 “profughi”.



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