Umori, malumori in Europa

Nelle ultime settimane, sui giornali di area tedesca sono comparse alcune notizie sociopolitiche che meritano una qualche attenzione.
La prima. Può rimanere in Germania solo chi supera l'esame linguistico, sostengono i partiti di Governo, Union e FDP. La modifica, da inserire in una nuova legge, prevede che i nuovi immigrati ottengano un permesso di soggiorno solo provvisorio fino a quando non abbiano superato l'esame di lingua tedesca all'interno di un corso formativo per l'integrazione. Questo permesso avrebbe una durata non superiore a un anno. Già oggi i nuovi arrivati devono seguire un corso di questo tipo, ma è sufficiente la frequenza regolare, in caso contrario rischiano il mancato rinnovo del permesso. La norma concerne solo i migranti provenienti da Stati con obbligo di visto, come Turchia o Egitto. Con la nuova proposta, i partiti della coalizione vogliono che i futuri immigrati alla fine del corso sappiano effettivamente parlare tedesco. Una seconda istanza concerne la residenza per giovani stranieri ben integrati. Essi avranno il diritto di risiedere in Germania dopo un soggiorno minimo di sei anni, se hanno frequentato con successo la scuola o ottenuto un diploma e se sono giudicati disponibili all'integrazione. Il tutto dovrà passare al vaglio di un'autorità. Contro queste proposte si è scagliata l'opposizione, che le giudica una forma di "germanizzazione forzata" e di "selezione sociale".

Nel frattempo, in Danimarca la parola d'ordine è assimilare e non più integrare. E' stato proprio il neo ministro all'Integrazione, Soeren Pind, a spiegare, il giorno dopo il suo insediamento, che in futuro non si dovrà più parlare di integrazione, bensì di assimilazione. Per quale motivo? Il presupposto da cui occorre partire, dice, è che i migranti arrivano in Danimarca perché vogliono essere danesi. Se le organizzazioni di immigrati così come il portavoce dei conservatori per l'integrazione, Naser Khader, contestano Pind e giudicano le sue parole di scarso aiuto se non controproducenti per la realizzazione di una buona politica dell'immigrazione, le formazioni di destra che governano con il Partito popolare (DF), lo approvano. E il capo del Governo, il liberale di destra Lars Loekke Rasmussen, è sostanzialmente dalla parte del suo collega di partito; egli sostiene che il compito del ministro Pind sia quello di prendere una posizione, non di seguire semplicemente le norme esistenti.
A questi due esempi si può affiancare una ricerca dell'Università di Bielefeld (D), commissionata dalla Fondazione Ebert, vicina al partito socialdemocratico (SPD). I sociologi hanno cercato di misurare il polso agli europei su due temi in particolare: democrazia e minoranze. E qualche giorno fa hanno presentato a Berlino i risultati del sondaggio condotto in Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Portogallo, Polonia, Ungheria, Olanda. Ebbene, si vede che in giro per l'Europa c'è grande desiderio di forme autoritarie di governo e che spira un'aria d'insofferenza verso gli stranieri. Quasi un tedesco su tre vorrebbe un "uomo forte" al vertice, abbastanza incurante del Parlamento e delle elezioni. Addirittura, nelle democrazie di vecchia tradizione come Gran Bretagna e Francia, questo desiderio lo esprime il 40% del campione. Per non parlare del 60% e più registrato in Portogallo e Polonia. A preoccupare di più i ricercatori è però il fatto che, in tutti gli Stati, la maggioranza dei cittadini abbiano la sensazione di non essere compresi dai politici. In quanto alle minoranze, pregiudizi e intolleranza sono più diffusi di quanto ci si potesse aspettare. Circa la metà degli intervistati è dell'avviso che nel proprio Paese gli immigrati siano troppi; altrettanti coloro per i quali, in tempo di crisi, la precedenza nel lavoro dovrebbe essere data alla gente del luogo. Ancora, la maggioranza giudica l'Islam sommariamente una "religione dell'intolleranza". Ma non c'è da stare tranquilli nemmeno sul fronte dell'antisemitismo. Il 17% del campione olandese, e oltre il 70% in Polonia, sono convinti che gli "ebrei" di oggi vogliano trarre vantaggi dalle persecuzioni patite sotto il nazismo. Lo pensa anche un tedesco su due. Infine, un terzo degli europei intervistati crede nella superiorità dei bianchi sui neri.
E in Italia?

fonte

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Commenti

Unknown ha detto…
non lascio niente tanto lo cancelli

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