Potenza: calcio, politica e droga scuotono il centrosinistra in Basilicata


Il Giornale lo mette in prima pagina: c’è un vero e proprio scandalo in corso in Lucania, protagonista il governo locale. “Cocaina, compravendita di voti, appalti, ricatti”, scrive il quotidiano.

E’ una storia di droga, quella che racconta il Giornale. Una storia di droga che nasce e cresce nella “rossa” Basilicata: rossa perchè nella regione meridionale, nella grande Lucania, il Pd di Pierluigi Bersani prolifera. Scommesse clandestine, partite truccate, cocaina e politica, cocaina e calcio, cocaina alla «Potenza-bene». Un fiume di parole, e di polvere bianca. Inchieste e processi in corso scuotono la sonnolente Lucania: affari sporchi, appalti criminali, compravendita di voti e posti di lavoro, ricatti incrociati, relazioni pericolose coi boss della quinta mafia sconosciuta ai più: i Basilischi”, scrive il Giornale.

POTENZA GATE
Da Via Negri raccontano tutta la storia: tutto comincia lo scorso novembre, con l’arresto del patron del Potenza Calcio. Ma, partito dal piccolo stadio della squadra locale, l’onda nera rischia di travolgere la politica che conta, scrive il Giornale: “Il bubbone della calciopoli locale esploso a novembre dello scorso anno con l’arresto del presidente del Potenza calcio, Giuseppe Postiglione – accusato di vendersi le partite e di scommetterci sopra – oggi investe il centrosinistra della Basilicata (la giunta regionale è guidata dal Pd Vito De Filippo). Antonio Cossidente, temuto pentito della cosca locale collegata alla ’ndrangheta, dopo aver verbalizzato quel che sapeva sulla connection sportivo-criminale (dalla costruzione di un nuovo stadio alla gestione di sale-scommesse, dai 170mila euro «di provenienza illecita versati al presidente Postiglione» al servizio d’ordine affidato al clan) ha «sparato» sui politici. E sui presunti rapporti con alcuni di loro che attualmente fanno parte, o appoggiano, la giunta del governatore De Filippo”. Vito de Filippo, governatore Pd della Basilicata, rieletto praticamente senza problemi alle scorse regionali, mentre l’opposizione riusciva a perdere persino nel Lazio dove Renata Polverini non era appoggiata nemmeno dal PdL, per il noto caso della mancata presentazione della lista. In ogni caso, le accuse sono pesanti: “Accuse tutte da dimostrare, ovviamente. I nomi snocciolati in aula dal super pentito Cossidente (che Postiglione considerava suo «fratello maggiore») sono quelli del vicepresidente della giunta, Agatino Mancusi, coordinatore regionale dell’Udc, ma anche del consigliere regionale Luigi Scaglione, eletto nelle file di Popolari uniti che appoggiano l’amministrazione di centrosinistra e poi Roberto Galante, già consigliere comunale dell’Idv e candidato dei Popolari uniti. È invece un secondo pentito, Alessandro D’Amato, a fare il nome di Gaetano Fierro, ex assessore regionale all’Agricoltura ed ex sindaco di Potenza, candidato al Senato con l’Udeur, ora nell’Udc al coordinamento regionale”.

POLITICA, CALCIO E CRIMINALITA’
Sono dunque i pentiti della mafia lucana – sconosciuta ai più, a fare qualche nome: “Negli anni dopo il 2002-2003 controllavo la sicurezza dello stadio Viviani di Potenza con la società Potenza Asc (…). Poi ebbi contatti con il consigliere regionale Luigi Scaglione sia in termini di politica che di amicizia, dopodiché, nell’ultimo periodo, parlammo della costituzione di una nuova società e della costruzione di un nuovo stadio con annessi locali commerciali”, racconta Cossidente, il pentito che per primo e in maniera più approfondita ha deciso di aprire bocca e raccontare. “Cossidente si sofferma a lungo su Scaglione: «L’ho conosciuto nel 2002 (…) era inserito nel Cda del Potenza e in quel momento entrai a far parte della sicurezza per il tramite di Renato Martorano (esponente della ‘ndrangheta in Basilicata, ora in carcere, ndr). In quell’occasione conobbi Raffaele Marino, Vito Giuzio, Genni D’Onofrio e Agatino Mancusi. Dopo iniziai ad avere vari contatti. Lui era inviso dalla tifoseria e quindi cercò di avere tranquillità. Dato che ero sottoposto a una misura di sicurezza molto rigida avevo la necessità di dimostrare che facevo qualcosa. Scaglione si adoperò con Orazio Colangelo (nel 2008 eletto con una lista civica vicina al centrosinistra, ndr) per farmi avere la gestione del campo “Tre fontane” e avere una facciata pulita (…)». A suo dire Postiglione sarebbe stato a conoscenza dell’ottimo rapporto tra il boss e il consigliere, tant’è che chiese al «fratello maggiore» d’intercedere: «Mi disse se potevo parlare con Gigi (Scaglione, ndr) perché sapeva che lo conoscevo (…) Per la mia organizzazione ci sarebbe stato un utile di tipo economico, avremmo potuto gestire sia lo stadio (…)”, continua il racconto del Giornale. Dunque una storia di criminalità, che parte dallo sport, ma finisce per lambire la politica.

TUTTO FALSO?
E come: il primo nome a saltare fuori è quello di Roberto Galante, già nell’Italia dei Valori, ora in una lista centrista: “Nel 2005 votammo sia lui (Scaglione, ndr) che Roberto Galante, alle regionali… comunque fu aiutato”. Scaglione e Galante, due beneficiati politici dalla criminalità organizzata per il centrosinistra lucano, secondo le notizie pubblicate dal Giornale; secondo i diretti interessati, ovviamente, tutto falso: “La domanda del pm punta alla droga. Cossidente non si fa pregare: «In un’occasione il boss Aldo Fanizzi (arrestato due giorni fa, ndr) mi disse di aver consegnato 5 o 10 grammi di cocaina a Scaglione». Vero? Falso? Le persone tirate in ballo dal pentito respingono le rispettive accuse. «Non ho mai fumato neanche una sigaretta – sbotta Scaglione – figuriamoci la cocaina. Hanno intercettato il telefono, è tutto negli atti, è tutto chiaro e trasparente”. Anche Galante rimanda al mittente: “Rapporti limpidi. «Gli inquirenti avranno modo di dimostrare che non c’entro niente. Cossidente lo conoscono tutti visto che i giornali ne hanno parlato tanto. Bisogna capire cosa si intende per “conoscere” (…). Il mio elettorato è fatto dalle persone che conosco, da amici. E allora quest’anno quando ho preso 838 voti chi mi ha appoggiato, la Sacra corona unita?”. Terzo tirato in ballo, il vicepresidente Mancusi, che, allo stesso modo, si difende: “Andavo al campo ma non ho mai avuto rapporti di gestione all’interno del Potenza Asc (…), solo ruoli marginali. Eravamo un gruppo di amici che portavano avanti questa esperienza, niente più. Conosco Cossidente perché veniva sempre lì, né più e né meno (…). Quando stai ai bordi di un campo e conosci delle persone, non è che sai tutto il resto…”. Calcio, politica e droga a Potenza: qualcuno dovrà fare chiarezza.

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