Il prete: “L’omosessualità è una malattia”. E interrompono la messa a Milano



Irruzione nella chiesa a San siro. Al parroco: “Curati tu”
Irruzione in piena messa: non male come idea. Con tanto di striscioni “Padre Alberto curati tu”. E’ quanto è accaduto, racconta il Giornale, a Milano:
L’irruzione ieri verso mezzogiorno, alla chiesa di San Giuseppe Calasanzio di via don Gnocchi a San Siro, durante la messa officiata dal vescovo ausiliario Marco Ferrari, il parroco padre Alberto e don Vittorio De Paoli, per l’ultima giornata di esposizione dell’immagine della Madonna pellegrina di Fatima. Oggetto della contestazione la posizione di padre Alberto, che avrebbe definito l’omosessualità una malattia, curabile con il sostegno di uno psicologo.  Gli autonomi hanno sfoggiato lo striscione «Padre Alberto, curati tu» e urlato «fuori i preti» e «chiudete le chiese». «Il vescovo ha smesso di celebrare la messa, un giovanissimo parrocchiano è svenuto per la paura – racconta ora don Vittorio – poi i fedeli hanno reagito, sono volati insulti e qualche spintone. I ragazzi, una ventina circa, sono usciti e qualche parrocchiano ha urlato che si sentivano forti perché Giuliano Pisapia aveva vinto le elezioni». Ricevendo come risposta «Pisapia ha liberato Milano, presto ne vedrete delle belle». Quindi la fuga. La Digos sta cercando di identificare i protagonisti della gazzarra, anche se i maggiori sospetti cadono sul vicino centro sociale «Cantiere». «Sono solo un povero prete, ma se potessi parlare con il sindaco gli racconterei cosa è successo, come è stato speso il suo nome, invitandolo a intervenire prima che queste irruzioni in luoghi di culto diventino consueti».


Significativo è che Repubblica riporti che il parroco tenga corsi di sostegno per le giovani coppie:
Arrivano poco dopo le 12.30 di domenica mattina. Sono in venti. Si fermano dietro l’ultima fila di fedeli. «Padre Alberto, curati tu!» urlano interrompendo le parole di monsignor Marco Ferrari, vescovo ausiliario di Milano, che celebrava la messa con la statua della Madonna pellegrina di Fatima, da domenica 29 maggio nella parrocchia dei padri Scolopi.  Anche padre Alberto Magrone appartiene all’ordine sacerdotale degli Scolopi, che ha nella sua vocazione proprio l’educazione. Nella parrocchia, padre Alberto tiene corsi di sostegno psicologico ed è responsabile di tre gruppi: Oratorio, Giovani e adolescenti, Culturale. Probabilmente le sue lezioni sul rapporto tra giovani e sessualità, e un recente incontro in cui si è parlato di omosessualità, non sono piaciute a qualcuno. «Chi è intervenuto nella chiesa non era del quartiere dice più di un testimone ma è chiaro che l’iniziativa dev’essere partita da qualche ragazzo che frequenta la parrocchia».
Il parroco non sembra comunque molto scandalizzato:
Presente in chiesa anche don Vittorio De Paoli, il parroco di via Piero della Francesca, responsabile della Madonna pellegrina di Fatima. «La gente ha avuto paura spiega don Vittorio ci sono stati spintoni durante un momento sacro, insulti contro la chiesa e i preti, una cosa molto brutta». Don Alberto preferisce smorzare le polemiche: «A una settimana dall’inizio delle attività estive con i bambini e i ragazzi del quartiere dice devo dedicare tutte le mie energie alla preparazione del periodo che mi attende. Faccio il mio dovere di sacerdote, m’impegno con tutte le mie forze a beneficio dei piccoli. Il mio nome è stato oggetto di protesta strumentale. È una scusa: si vuol colpire un’associazione e il suo operato. Chi lo ha fatto è del tutto indifferente a un confronto. Nulla di civile, purtroppo. Solo un agire vile».





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Commenti

Anonimo ha detto…
Dalla normalità si può anche guarire.

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