Se i "No Tav" concedono allo stato un "calcio di rigore"


Il Movimento No Tav ha organizzato una manifestazione per Domenica 23 Ottobre: il loro obiettivo dichiarato è quello di tagliare le reti del "cantiere" (tra virgolette, visto che di fatto non è partito alcun lavoro e le forze dell'ordine presidiano il nulla...)

Ad appena 8 giorni dal caos e la devastazione romana, è una buona idea organizzare una manifestazione ad elevato "rischio scontri" ? E' una scelta strategicamente azzeccata per il movimento che vuole fermare il treno ad alta velocità (e gli interessi miliardari che si porta dietro) ??? 


"Tagliare le reti è un gesto violento" sostengono le persone che vogliono "fermare i No Tav". "Tagliare le reti è un gesto di legittimo dissenso, espressione di resistenza e disobbedienza civile" replicano dal movimento.

I riflettori della macchina mediatica nazionale sono "puntati" sugli scontri, e a pochi giorni dalla devastazione romana, i No Tav organizzando questa manifestazione si assumono un bel po' di rischi, che prima di tutto, probabilmente vanno contro anche ai loro obiettivi: fare i "duri e puri" è la giusta strategia? Le autorità hanno dichiarato fermamente che interverranno per fermare chiunque proverà a tagliare le reti.

Come andrà a finire secondo noi? Appena i No Tav si avvicineranno alle reti, inizieranno a volare candelotti lacrimogeni: probabilmente, ad altezza d'uomo, come abbiamo già visto in numerose occasioni. Qualcuno, a quel punto, potrebbe sentirsi autorizzato a lanciare i sassi, immagini che probabilmente faranno il giro d'Italia tramite i mass media che certo non sostengono la "causa No Tav"... i valsusini in questo modo, SERVIRANNO SU UN PIATTO D'ARGENTO allo stato la possibilità di reprimere duramente, forti del consenso popolare.

Tempo fa avevamo lanciato ai No Tav un appello: "lasciate soli i militari presenti al cantiere, lasciateli presidiare il nulla e uscite dai boschi della Val Susa per informare i cittadini che non capiscono le ragioni per dire NO AL TAV; che nonostante la crisi nera, viene ancora oggi passato come una "grande opera importante e fondamentale" (fondamentale per chi?)

Di seguito, riportiamo un articolo pubblicato sul blog di Simone Perotti, che condividiamo pienamente.



Perché non andrò alla manifestazione No Tav. 


Ne ho parlato a lungo con uno dei membri del comitato, un caro amico. Ci siamo confrontati. Poi anche io ho deciso: non andrò alla manifestazione No Tav. E mi dispiace molto…


Il punto è che tagliare le reti ora, pur con un intento solo dimostrativo e non violento, è un errore. In questo momento c’è voglia di reazione, e bisogna evitare di prestare il proprio fianco. Quelle migliaia di poliziotti in assetto di guerra non vanno provocati, non vanno messi in difficoltà consentendo ai loro capi di dare ordini violenti. Il Prefetto ha detto che le regole d’ingaggio cambieranno, già da domenica. Questo la dice lunga sugli obiettivi che hanno…


Mi chiedo cosa impedisca un metodo di lotta antico e assai più efficace: quello di andare su a mille per volta, con turni di 24 ore, e sedersi per terra bloccando la strada permanentemente. Non fa ancora troppo freddo, si può fare. Mille alla volta, seduti per terra, significa chilometri di strada bloccata. Oppure andare su ognuno con una pianta di ciclamino in mano e fronteggiare la polizia bloccando tutto. Una ragazza con in mano un ciclamino davanti a un poliziotto in assetto di guerra sarebbe un’ottima copertina di Newsweek.


Non vado perché non c’è lucidità nell’azione, e c’è troppa ambiguità. Tutte cose che comprendo, sia chiaro. Se qualcuno venisse a casa mia col camion e iniziasse a traslocare la mia roba altrove, sarei inc… nero, gli intimerei di fermarsi, poi, se non avessi risultati, prenderei una spranga di ferro pieno e gli fracasserei le mani. Io, che sono del tutto non violento, credo sinceramente che lo farei. Dunque capisco benissimo la voglia, il bisogno, drammatico e legittimo, che gli abitanti della Val di Susa hanno di “fare qualcosa di più” del semplice lamentarsi e manifestare. Quell’opera è inutile, costa 20 miliardi che dovremmo mettere in ben altre emergenze, i comuni non sono stati consultati e sono in totale disaccordo, l’opera è vecchia, non ce n’è bisogno. Sono stati prodotti chili e chili di studi in merito, basta andarseli a vedere.


C’è bisogno del consenso del Paese sulla battaglia No Tav. Si gioca su questo una sfida ben maggiore, quella culturale sull’idea del nostro sviluppo. In Italia tutti dovrebbero appoggiare il movimento No Tav, perché è uno scontro di civiltà, di cittadini che dicono no a un progetto costoso, insensato, che impatta su un ambiente meraviglioso. E questo potrebbe capitare, come è già accaduto, anche a casa loro, in Campania, in Veneto, in Sicilia.


Ma per avere il consenso, per vincere le battaglie più dure, occorre lucidità e equilibrio, astuzia e manipolazione dei giusti strumenti mediatici. Cosa che, lo capisco, qualcuno in Val di Susa non ha. Capisco bene, ma non condivido. - dal blog di Simone Perotti


Nei prossimi giorni, saranno i fatti a dirci chi aveva ragione...


staff nocensura.com



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