Allam: "Il calcio è diventato un'attività finanziaria speculativa globalizzata"
A cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
Questo il commento di Magdi Cristiano Allam circa l'eliminazione della nazionale italiana dal mondiale in Brasile:

[Vedi anche: Incredibile discorso di Magdi Allam: "In Italia la mafia è lo stato!"]
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Come darti torto, Magdi?
Anch'io ho smesso di seguire il calcio per gli stessi motivi. Uno sport che da ragazzino ho praticato per anni, e che comunque mi piace tutt'oggi, ma non riesco più a fare il tifo per una squadra (salvo la nazionale, quando gioca ai mondiali) in quanto ormai tutto ruota intorno al denaro:
I giocatori sono pronti a cambiare casacca, e magari a trasferirsi in una società considerata "storica rivale", per un pugno di euro in più: come se guadagnare 2,3,4,5 milioni di euro non gli bastassero... schifoso a dire poco lo scandalo delle partite truccate, con vari calciatori che vendevano le partite o pilotavano i risultati per scommetterci sopra qualche migliaio di euro: cifre risibili rispetto ai cospicui ingaggi... alla faccia dei tifosi che pagano fior di quattrini per vedere le partite e magari per seguire la squadra in trasferta...
Le società sono aziende private, che ambiscono solo a realizzare profitti; le grandi squadre hanno degli introiti di svariate decine di milioni di euro per i diritti TV, sponsor, merchandising, ma investono sempre meno, specie nel settore giovanile. Ultimamente le società hanno iniziato a speculare anche nei club minori all'estero, ultima frontiera del business calcistico. Non paghi di aver rovinato il calcio italiano, vogliono lucrare e rovinarlo anche all'estero.
La federazione ha agevolato e favorito il business, a danno del gioco - che ormai 'gioco' non è - eliminando tutti i vincoli di nazionalità. Quando le società potevano tesserare o schierare in campo un massimo di 3 calciatori stranieri, le società curavano molto di più la "primavera", investivano sui giovani, come continuano a fare le società spagnole, Real Madrid e Barcellona in primis, che infatti hanno sfornato e continuano a formare numerosi campioni.
Io credo che il calcio dovrebbe tornare indietro; il numero dei calciatori stranieri dovrebbe essere frenato, costringendo le società ad investire nei giovani, nel territorio. In passato, come ha evidenziato Magdi Cristiano, le squadre rappresentavano le comunità. I giocatori delle varie squadre erano una "rappresentativa" del territorio, e anche tifare aveva sicuramente un senso, che oggi non ha più.
In Spagna le società di calcio sono concepite in modo diverso; almeno in teoria, non sono società a scopo di lucro, ed i Presidenti vengono eletti a suffragio universale:
Sulla scheda Wikipedia dedicata al Futbol club Barcelona, leggiamo:
Dal 1978 il presidente è eletto per suffragio universale. Le elezioni si svolgono ogni quattro anni e vi possono votare ed essere votati tutti i soci e socie del club che hanno compiuto 18 anni, con alle spalle almeno un anno di adesione al club.
Il presidente sceglie i membri della Giunta Direttiva, che sono ratificati da un'assemblea di "soci rappresentanti": 300 soci maggiorenni eletti a sorte e partecipanti, per un biennio, alle assemblee annuali dei soci, con diritto di parola e di voto, in rappresentanza di tutti i soci del club. Secondo la legislazione sportiva spagnola tutti i direttivi devono presentare avalli economici pari al 15% del bilancio annuale del club. Questa norma, stabilita allo scopo di garantire la prosperità economica al club contro un'eventuale cattiva gestione direttiva, è criticata da una parte dei soci, che vedono un ostacolo economico al principio basilare della società, secondo cui qualunque socio ha diritto a candidarsi alla presidenza.
Anche se c'è chi sostiene che anche in Spagna, al di la delle apparenze, chi dirige le squadre riesca a lucrare; suscitano forti dubbi certe maxi operazioni d'acquisto, in particolare le operazioni di acquisto di alcuni calciatori famosi a prezzi esorbitanti: c'è chi sostiene che quando una società spagnola elargisce, per esempio, 100 milioni di euro per un calciatore, con una transazione di acquisto chiara e limpida, una parte di questi soldi ritornino nelle tasche - o meglio, in qualche conto svizzero - dei presidenti... ma fino ad oggi non esono emersi scandali, ed in ogni caso sicuramente le cose vanno meglio che in Italia... (anche se a giudicare dall'attuale campionato del Mondo, non si direbbe... visto che la Spagna, campione in carica, è stata eliminata...)
Tutto ruota intorno al denaro: anche il calcio dilettantesco. Le società giovanili dovrebbero essere luoghi di aggregazione e di socialità, specie nelle categorie dei bambini, i cosiddetti "pulcini", gli "esordienti"... ma anche tali categorie sono piegate sempre più al lucro. Già in tenera età l'agonismo è elevatissimo, il calcio ha perduto ogni funzione socio-ricretiva, lo "stare in gruppo", il "gioco di squadra".
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Gabriele Chiurli |
"Siccome ho un nipotino che giocava nelle giovanili di una squadra di serie A ed era uno dei migliori, una promessa a detta di tutti, ci saremmo aspettati che il ragazzo avrebbe avuto un futuro nel calcio. I genitori si sono sacrificati per mandarlo agli allenamenti, lui si è sacrificato a studiare in treno o in autostrada o comunque negli spostamenti. Non andava a giocare con gli amici, non andava a ballare perché "il ragazzo cresce bene." Poi è cresciuto e, magia, per giocare in prima squadra ci vuole i soldi. Chiaramente mio cognato, semplice e onesto operaio metalmeccanico non poteva permettersi questo, già era dura portarlo agli allenamenti. Morale della favola: il ragazzo fuori rosa per lasciare il posto a chi se lo può permettere finanziariamente. Quindi va avanti chi ha i soldi. E questo nel settore lo sanno tutti. Poi mi sento dire "che peccato l' Italia è eliminata, e l'arbitro e l'orario di gioco e l'allenatore e l'umidità le cavallette il terremoto ecc.
Probabilmente mio nipote non era all'altezza ma di storie come la sua ne ho sentite a due mani, quindi se la nostra nazionale fa le figure del cavolo il motivo è uno solo: gioca chi ha i soldi o sponsor e non chi è più bravo.
Non investiamo più nei vivai perché costano, è molto più comodo prendere i soldi dai genitori per far giocare i figli. Praticamente mettiamo il posto all'asta.
Quindi.....bene, andiamo a casa e non mi scocciate.
Il male voluto non è mai troppo."
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Certamente in questo paese, specie in questo momento, ci sono altre priorità: ma non sarebbe bene riformare anche il gioco del calcio? Reintrodurre limitazioni al tesseramento di stranieri, e incentivare chi investe sui giovani italiani? Noi crediamo di si...
Alessandro Raffa per nocensura.com
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